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Adèle e l’enigma del Faraone, regia di L. Besson

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locandina-adele-e-l-enigma-del-faraoneCINEMA- Adèle Blanc-Sec (Louise Bourgoin) é una scrittrice di romanzi fantascientifici alla quale vengono commissionati, dalla propria casa editrice, preannunciati best-seller internazionali. In realtà ciò che fa Adèle é spendere il budget stanziato dalla suddetta casa editrice al fine di esplorare e depredare i luoghi che più le aggradano: tombe millenarie ed antichi mausolei mai profanati.

Tuttavia, dietro alla sua venale curiosità e spavalderia, sembra celarsi molto di più. La missione che, inconsciamente (e con una venatura a dir poco grottesca), la giovane ed intrepida esploratrice si é presa la briga di portare a termine consiste nel resuscitare un celebre medico egizio capace – a parer suo – di rimediare alla catatonia della povera sorella di Adèle, del quale status vivendi ella é stata inavvertitamente artefice.
Trasposizione di una graphic-novel del ’76 (esisteva il culto delle graphic-novel negli anni ‘70?), il personaggio di Adèle – molto poco dissimile da una Lara Croft in gonnella – viene adattato su grande schermo dall’esperienza visionaria di uno dei più prolifici ed affermati cineasti europei: Luc Besson.
Adèle e l’enigma del Faraone sembra aver avuto, nel regista, una gestazione assai ponderata –Miss-Adele-e pare il tomo gli sia stato regalato dal padre in età adolescenziale – e che solo recentemente abbia trovato terreno fertile per una cessione dei diritti in seguito ad un agognato assenso da parte del fumettista francese Jacques Tardi.

Che dire? E’ incredibile vedere quanto Luc Besson abbia reso giustizia alla saga di Indiana Jones più degli stessi creatori originari (Spielberg e Lucas). Adèle e l’enigma del Faraone possiede tutte quelle caratteristiche dei primi capitoli dell’oramai defunto personaggio di Indy. Scene rocambolesche che donano vita ad edulcorati ibridi frutto di coesione tra storia e fantasia; battute essenziali e dirette; personaggi a tratti cartooneschi e con quella prominente componente stereotipica che dona un vago retrogusto alla film d’animazione di Don Bluth (Eddy e la banda del sole luminoso, Charlie: anche i cani vanno in paradiso). C’é chi ha rimproverato al cineasta Besson una resa ultima fin troppo blockbusteriana atta ad arruffianarsi il consenso del mercato internazionale. A me, personalmente, non sembra che questo genere di pellicole abbia mai cercato di ambire al cinema d’essai; anche perché, altrimenti, Antonioni o Bertolucci avrebbero preceduto di gran carriera Besson nella realizzazione di questa bizzarra trasposizione.
Se avete voglia di divertirvi e di passare una serata spensierata e senza pretese, all’insegna dell’avventura, Adèle e l’enigma del Faraone é un prodotto più che adatto allo scopo, il prodotto che fa per voi.

Luca Vecchi

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