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Vad Vuc_ La parata dei secondi

The-Vad-Vuc-La-parata-dei-secondi

The-Vad-Vuc-La-parata-dei-secondiCD MUSICA- Dalla poesia agli omaggi a grandi della musica italiana fino ad arrivare all’esplorazione di teorie di fisica, il tutto passando per il dialetto ticinese e le sperimentazioni musicali. Questo ed altro è racchiuso ne La parata dei secondi, il nuovo cd dei Vad Vuc, che si rinnovano e innovano il genere “skauntry irish folk”, dei quali sono loro stessi gli artefici e rappresentanti.

Sì, perchè in questo progetto sono condensati talmente tanti elementi, da far perdere di vista il punto di partenza, ma non in senso negativo, anzi i gruppi più significativi sono proprio quelli capaci di un’evoluzione, anche se questa può portarli a sconfinare in altri genere senza restare necessariamente legati a quello di partenza.
Per carità questo è ancora un cd in pieno stile Vad Vuc, lo testimoniano i fiati, gli archi, le fisarmoniche, i cori, ma è anche qualcosa in più, qualcosa di più abbondante e sostanzioso difficile da racchiudere in qualche riga giacché spiegarlo a parole è riduttivo.
Il genere, va detto, può piacere o non piacere, ma a questi musicisti va riconosciuta la rara qualità di riuscire a creare una miscellanea di significati, di sottotesti e di immagini mentali, musicali, visuali.
Ad esempio la grafica prende le mosse da figure tipiche delle fiabe di Andersen, esseri mitologici e simbologie che rafforzano l’atmosfera di riflessione e condensazione di echi del passato ispirata dai brani, che a loro volta si rifanno a poesie che vanno da Yeats a Rodari oppure a satire sottilissime per non dimenticare un risvolto socialmente presente e concreto che ci riporta con i piedi per terra senza offuscare l’ambiente favolistico.
Ecco, sospeso tra favole, realtà molto profonde, mondi surreali, ma realistici al tempo stesso, La parata dei secondi, scandisce un modo di fare musica che si estende all’ Arte per l’Arte e alla possibilità di uno scambio tra le Muse osato da pochi, attualmente. Le radici non si dimenticano comunque, le atmosfere irlandesi e balcaniche ritornano con decisione e la presenza incisiva del pianoforte fa da fil rouge alle 14 ( e dico ben 14!) tracce dell’album.

TRACKLIST:
1. E sparissan par sempru feat. Gnu Quartet
2. Scordata fra le righe
3. Il muro
4. Caro dottore
5. La costellazione di Boote
6. Matto feat. Steve Wickham (The Waterboys)
7. 8 secondi feat. Matteo Carassini (Trenincorsa)
8. Tyndall Effect
9. Petali e foglie
10. Finisterre
11. La grazia in un fiore feat. Marino Severini (The Gang)
12. Bellis Perennis
13. Un aviatore irlandese prevede la sua morte
14. Quasi vell da barch feat. Yo Yo Mundi

Mikaela Dema

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