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Dalla parte di Marcel

eva
[FOTOGRAFIA]

evaROMA- Marcel Proust si racconta in una camera oscura. Dieci fotografie dedicate allo scrittore francese più tradotto e diffuso al mondo. Dieci scatti che raccolgono i luoghi ma soprattutto il modo “fotografico” in cui Marcel dava significato a ciò che vedeva e sentiva: «L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso» diceva.

E così l’obiettivo non fa altro che ricomporre l’io frammentario dell’autore attraverso l’unione di percezioni sovrapposte; proprio la fotografia, arte svelatrice per eccellenza, riesce a far emergere le relazioni tra le cose aldilà dell’intenzione. Fotografo, macchina e soggetto diventano un unico strumento narrativo.
Dalla parte di Marcel, mostra fotografia realizzata da Eva Tomei a cura di Franco Speroni (fino al 1 luglio alla Galleria Hybrida Contemporanea), mette in luce, anzi in foto, l’esperienza e le sensazioni vissute da Proust nella sua vita e nei suoi scritti (Dalla parte di Marcel è anche un libro edito da Postcart con l’introduzione di Paolo di Paolo).
Al centro di tutto la sua opera principale, Alla ricerca del tempo perduto. Nel primo volume dell’opera, Dalla parte di Swann, il tempo perduto viene ritrovato attraverso la scoperta della contemporaneità continua che rompe con il concetto di sviluppo cronologico; nell’ultimo volume, Il tempo ritrovato, Proust scopre questa sovrapposizione temporale: camminando a Parigi inciampa in una lastra del pavimento e questo episodio lo riporta nel passato quando, a Venezia, stava visitando la basilica di San Marco dal pavimento sconnesso.

Eva Tomei riesce a tradurre con il suo obiettivo queste sensazioni trasformandole in percezioni visive. Nelle sue foto si ritrova una suggestiva doppia esposizione che racchiude un volto specchiato in una vetrina o un monumento offuscato dal flusso di folla, e uno scatto rallentato come equivalente dell’anacronismo, per provare a fermare i dettagli spesso celati, svelando l’interazione tra le cose oltre la percezione ad occhio nudo.
La fotografia funge quindi da ipertesto andando oltre il presente e la distinzione tra passato e futuro, tutto alla ricerca della relazione. «Nel saldare insieme linguaggio fotografico, viaggio per luoghi proustiani e spirito della metropoli, Eva rende un omaggio più ampio che non riguarda solamente Marcel ma la fotografia stessa, la sua origine metropolitana, il suo essere dispositivo del flusso, arte senza soggetto e meccanismo associativo» commenta Franco Speroni.
L’interno di un caffè, il riflesso di una vetrina, una spiaggia deserta, il volto annebbiato di una bambina, le luci della notte a fare da palcoscenico: Dalla parte di Marcel è più di un omaggio sentimentale al passato, è un percorso nella sua memoria, un viaggio in bianco e nero che ha il sapore di madeleinettes.

Teresa Gentile

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