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LETTERATURA V_ Capitolo 25, paragrafo 3

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letteratura1Tra le sale dell’Alpheus è proseguita anche questo martedì la battaglia elegante del contest letterario, raccogliendo tra le poltrone bianche della Sala E chi sceglie la riservatezza intensa e violenta della scrittura  per trovare una propria via espressiva e di ricerca.

I componimenti di Gianni Galadini, letti con accompagnamento di chitarra e jambé, sono fulminei istanti di frenetica lucidità, frammenti estratti a fatica da anime in fuga e in cerca di eterna leggerezza. Attimi in cui – pur volendo essere sempre altrove – riesci ad essere insieme dentro e fuori la situazione che stai vivendo, lì dove un minimo gesto risoluto potrebbe cambiare il corso delle cose. Una poesia che si avvicina ad una prosa colloquiale, mantenendo però il carattere ellittico del procedere in versi e ricongiungendosi così con quella eterna lotta tra le parole e le azioni, tra il pensiero che – ce ne si accorge sempre amaramente – giunge solo dopo che il fatto è compiuto, e il gesto stesso di vivere.

Marla MacMaude ha fatto irruzione nella serata senza alcuna presentazione di sorta, affidando alletteratura2 suo Rain. Come quando fuori il compito di tratteggiarne l’interiorità.
Vestita d’un abito bianco a metà tra la vestaglia e il più candido e semplice tra gli abiti nuziali, e inframezzando la lettura con Dead Horse, malinconica ballata di Robin Holcomb, Marla – così come il suo racconto – ha portato in dono ai presenti un atteggiamento gentile di pudore quieto e disarmato, coltivato nell’accettazione dell’assenza di un perché quale principio regolativo del tutto. Il suo testo è parso un appassionato e scorato atto d’amore (perduto?), un guardarsi indietro rincorrendo quel passato che non può tornare, nostalgico rivisitar una lontana età dell’oro fatta di un’intimità e una condivisione che il presente ha provveduto a far smarrire. Con davanti agli occhi sempre quel miraggio inafferrabile che è la felicità, protagonista ingannevole, effimera eppure persistente dei nostri desideri (mancati).

E infine Marco Settembre, frequentatore assiduo del MArteLiveMagazine sotto altre vesti, in questa occasione  investito del ruolo de Il_7 all’interno del suo Progetto No, diario a-cronologico scritto con lo stile del blogger dal 2003 ad oggi, baciato nell’occasione da un imprevisto quanto tempestivo black out di sala (proprio al momento in cui s’accennava di spionaggio) e capace durante la performance di esilaranti trasformazioni nella modulazione vocale.
Ornato di insolite lenti luminose, un dispositivo ottico con il quale scorgere anche nell’oscurità “quel che resta dell’umanità e della società”, il suo reading ha presentato le avventure tragicomiche di un universo parallelo, una versione romana del prossimo mondo a s-venire, tra Orwell e Douglas Adams, tra figure d’incerta origine e ancor meno certa deontologia. Fantascienza apocalittica in chiave sarcastica, parodia divertita d’un genere e insieme critica sociale beffardamente agita per vie traverse, attraverso una sovversione del linguaggio “tecnico”, con inserzioni di elementi estranei, scombinamenti sintattici, dotte arguzie e capitomboli nelle turbe intestinali, senza fronzoli cerimoniali, propagando attraverso un atteggiamento dada l’entropia del senso, per dirla con le parole del 7, il Progetto No è uno sproloquio solo falsamente sconnesso, il ritratto letterario degli abitanti d’un pianeta che ci assomiglia, quello fatto di misere e solitarie “monadi del cinismo godereccio”.

Salvatore Insana

25 maggio, Gianni Galadini, Il_7, letteratura, Marla MacMaude, martelive 2010, martemagazine, Salvatore Insana

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