Carmen Consoli: le due facce della medaglia
[MUSICA]
ROMA- Lunedì 1 febbraio al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica abbiamo assistito all’ennesima trasformazione di Carmen Consoli, la “cantantessa” catanese. Casacca grigia, leggings aderenti, decoltè nero e capelli arruffati che le coprono il viso e nascondono la tensione per la data numero zero del suo nuovo tour.
Tra il pubblico solo gli iscritti al fan club e un’orda di giornalisti e fotografi pronti a cogliere ogni sfumatura del live.
La prima sorpresa è nello strumento tra le mani di Carmen Consoli che per l’occasione decide di abbandonare la sua storica Fender Stratocaster rosa confetto per proporsi nell’insolita veste di bassista.
In una recente intervista al quotidiano “La Repubblica” Carmen afferma di volersi allontanare dalle etichette che la stampa le ha affibbiato e di sentirsi un’artista in piena evoluzione. E l’ultimo album della cantautrice conferma tale asserzione. Elettra, infatti, è un racconto fatto di drammi personali, come nel brano “Mandaci una cartolina” dedicato al padre recentemente scomparso, e di questioni sociali in cui l’Italia di oggi è descritta come un luogo popolato da prostitute e cafoni, ma anche colmo di folklore e passioni.
Quello che ci ha proposto la cantautrice è il lato più sperimentale di una tournèe a due facce. Il primo volto è quello dell’ Elettra Tour, più acustico e intimista in cui la figura femminile è l’aspetto predominante. Delle riflessioni suggestive accompagnate da un’orchestra e da fantasiose melodie.
Il secondo invece è il VentunoDieciDuemilaTrenta Tour un live set minimal rock: chitarra, batteria, basso e tastiera. Quattordici brani carichi di aggressività compositiva e interpretativa e alcune rivisitazioni di pezzi storici come “Bambina Impertinente”, il brano di apertura, in cui i suoni elettronici si plasmano armoniosamente con il testo audace, il tutto in un’ora e mezza di sensuale espressività che lascia sbalorditi.
La scaletta è un percorso sfaccettato fatto di vecchi ricordi e nuove impressioni. I racconti si intrecciano, si rafforzano, si addolciscono e si lasciano trascinare dall’atmosfera.
Tra i vecchi brani riproposti figurano: una versione ancora più acida di “Matilde odiava i gatti”, la rancorosa “Lingua a sonagli”, “Venere” e “Fiori d’arancio” in cui Carmen Consoli si lascia andare in uno sfogo carico di rabbia.
Ai nuovi brani dedica solo due piccole parentesi: la prima è “Mio Zio” una delle tante storie di violenza domestica in cui la famiglia della bimba che subisce abusi decide di non denunciare l’accaduto per poter così preservare la propria rispettabilità: “madre non piangere. Ingoia e dimentica le sue mani ingorde tra le mie gambe. […] E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso. Ho svelato l’ignobile incesto e non mi hanno creduto”. Mentre la seconda è il brano che dà il titolo al tour “VentunoDieciDuemilaTrenta”.
Carmen Consoli non si stanca mai di sorprendere il suo pubblico e decide di inserire in scaletta il brano “Devil’s roof”, una cover delle Throwing Muses. Una canzone che, come lei stessa afferma, le ricorda la sua adolescenza e le serate nelle discoteche catanesi.
Durante il “dovuto” bis, accompagnata al pianoforte dal suo inseparabile produttore Andrea Pesce, ci fa ascoltare una dolcissima versione di “Blunotte” in cui riusciamo a vedere la parte più intima e tenera di Carmen. Ma lei è anche una donna tenace e dall’anima rock e quindi non poteva che congedarsi con l’esplosiva “Stato di Necessità”.
La sua nuova veste le calza a pennello e noi non possiamo che attendere con ansia le nuove mutazioni della madrina del rock targato Italia. Le ultime voci di corridoio sostengono che stia prendendo in seria considerazione la possibilità di iniziare un nuovo capitolo della sua carriera affrontando la sfida più dura: quella con il jazz. Staremo a vedere.
Scaletta
1. Bambina Impertinente
2. Matilde odiava i gatti
3. Mio Zio
4. Un sorso in più
5. Lingua a sonagli
6. Komm Wieder
7. Venere
8. Vorrei dire
9. Fino all’ultimo
10. Devil’s roof
11. Fiori d’arancio
12. Ventunodieciduemilatrenta
Encore
14. Blunotte
15. Stato di Necessità
Paola D’Angelo
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