Piccola dérive sperimentale
[ARTI VISIVE]
ROMA- Come un gioco di costruzioni, che componi e ricomponi, nasce questa esperienza fatta di analisi, prospettive, di sguardi rivolti alla metropoli. E strizzandole l’occhio con un obiettivo la si ammira diversamente, con una nuova consapevolezza inconsapevole, incosciente, cercando in lei, la metropoli, ciò che generalmente sfugge all’osservazione diretta se non costretta.
Ed è così che all’interno del Festival Europeo Temps d’Images, RomaEuropa Festival 2009 ha presentato tre cantieri, “messe in opera” di nuove compagnie emergenti che hanno esposto i loro progetti artistici, ospitati quest’anno al Circolo degli Artisti.
Il 25 ottobre è stata la volta delle Piccola dérive sperimentale: un progetto che nasce in accordo con la tesi di Guy Debord che vuole trasmettere l’idea di un nuovo rapporto del quotidiano con lo spazio urbano in cui viviamo. Debord vorrebbe che questo fosse spontaneo, prescindendo dai percorsi obbligati in cui necessariamente ci imbattiamo. L’intento è riappropriarsi dell’esperienza individuale rivendicando il concetto di “libera sperimentazione” cercando di superare l’immagine tradizionale dell’artista, andando appunto alla dèrive.
Anna Franciosi e Donatella Franciosi dopo l’esperimento di Bucarest hanno voluto ripetere a Roma questa esperienza, per esplorare come fosse per la prima volta lo spazio urbano, invitando chiunque a partecipare e coinvolgendo infatti molti osservatori. Unici strumenti di lavoro, fotocamere e camere digitali per immortalare il nuovo spazio, seguendo solo delle piccole indicazioni che permettessero ai partecipanti di non seguire itinerari già esplorati.
Si è partiti da un rendez-vous scelto casualmete sulla cartina geografica e ruotando su se stessi tre volte, avrebbe preso il via l’escursione meropolitana, seguendo indicazioni casuali che avrebbero dato origine a un percorso casuale.
Ed è così che ad ogni pit-stop previsto casualmente si sarebbero adoperati i propri ‘martello e scalpello’ mettendo a fuoco quel preciso istante e quella prospettiva urbana in 6 direzioni precise (alto, basso, destra, sinistra, avanti, dietro).
E questo è stato il lavoro creativo esposto al Circolo degli Artisti che ha mescolato questo insieme di punti di vista, unite a performance teatrali con sottotitoli di accompagnamento.
Un progetto molto interessante e creativamente arguto che persegue in modo affascinante l’intento di Debord. Anche se l’accompagnamento teatrale non è stato chiaro e ha reso poco l’idea di ciò che voleva comunicare, nel complesso è stato piacevole rivivere la Capitale in modo nuovo.
Maria Logroio
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