Il corpo e la ferita
[TEATRO]
ROMA- Nel Festival Vulnerabile, dal 17 al 24 ottobre scorsi presso il Lanificio 159, via di Pietralata 159, si mette in gioco l’essere umano nella sua vulnerabilità. Così diventa teatro della prova, della sperimentazione in cui l’attore si prepara a fare il salto nella scena della vita.
Secondo Sant’Agostino: ”la mancanza di necessità che questo nostro essere sia vulnerato non lo rende invulnerabile”. Quindi per vulnerabilità umana si intende la connessione intima con la dipendenza dagli altri, la dimensione relazionale dell’essere umano. Teatro vulnerabile come vulnerabile è l’essere umano (corpo) aperto all’incontro (ferita).
A questo scopo gli spettacoli provengono da luoghi del disagio (carcere, centri di igiene mentale e una compagnia multietnica con rifugiati politici e immigrati) o da esperienze laboratoriali ed è previsto un numero contenuto di spettatori-partecipanti.
Nell’ambito del festival la Compagnia multietnica Canepezzato ha proposto Femmina F con testi e regia di Riccardo V. Della Pietra. Nuova versione laboratoriale appositamente realizzata dello spettacolo.
Il progetto attraverso le parole di poetesse e filosofe intende richiamare l’attenzione, sul fatto che da troppo tempo la società occidentale, lineare, meccanicistica e patriarcale, nel gioco dell’ equilibrio tra YIN e YANG, tra femminile e maschile, si è sbilanciata da una sola parte con gravi conseguenze culturali che ci hanno condotto ad un punto di crisi irreversibile.
Lo spettacolo vuole allora, con un gesto poetico, ripresentare al cittadino i caratteri femminili dello YIN opposti allo YANG maschile: il conservativo rispetto al dissipativo, il responsivo, rispetto all’aggressivo, l’intuitivo rispetto al razionale. In scena: Alba Bartoli, Camilla Dell’Agnola, Tiziana Tiberio, Maria Sandrelli, Artiom Popescu, Lars Röhm e Riccardo Della Pietra.
Alle performance del Festival Vulnerabile ancora in forma aperta si sono affiancati stage, mostre, video, incontri in una prassi dove le cose, le persone conosciute muovono e modificano il soggetto, lo fanno re-agire; e in questo modo la conoscenza è un atto creativo e non solo mimetico, un conoscere senza conoscente per essere nel mondo delle cose. La rassegna vuole essere sfondo un luogo dove conoscente e conosciuto entrano in relazione.
Gabriella Radano
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