Caravaggio e Francis Bacon: quando il colore prende forma
[ARTI VISIVE]
ROMA- L’incantevole scenario di Galleria Borghese ospita fino al 24 Gennaio 2010 una mostra dedicata a Caravaggio e Francis Bacon, due maestri della pittura i quali hanno dato un significativo contributo al mondo dell’arte sebbene in periodi completamente differenti.
La mostra è un’occasione per celebrare sia il IV centenario dalla morte del genio della pittura maledetta del Seicento italiano e il centenario dalla nascita del pittore inglese il quale ha saputo esprimere con il gesto e i colori la tormentosa esistenza dell’uomo del Ventesimo secolo.
Roma diventa il luogo di incontro tra i due, i quali vengono rappresentati da alcuni dei loro capolavori, che tendono a mettere in mostra l’intensità del colore e l’inquietudine dei volti dei personaggi di Caravaggio, contrapposti alla simultaneità e suntuosità dei corpi trasformati dal dinamismo di Francis Bacon.
Entrambi sembrano essere incoraggiati da un’esistenza travagliata che si traduce in inventiva e creatività artistica, ampiamente confermata dalle opere che si incontrano lungo il percorso espositivo.
Per ciò che concerne le opere di Caravaggio, la Galleria Borghese intende sottolineare il rapporto tra l’artista lombardo e il cardinale Scipione Borghese a cui erano destinati due dipinti che, secondo alcune fonti dell’epoca, egli aveva con sè al momento della morte, tra cui il dipinto San Giovanni Battista che è possibile ammirare nella sezione della mostra permanente dedicata allo stesso artista.
Compaiono tra gli altri il Martirio di Sant’Orsola, l’ultima opera dell’artista, in cui il rosso degli abiti dei protagonisti fa da contrapposizione ai tipici colori ombrosi dei visi posti in secondo piano, il cui intento è quello di far risaltare il martirio e dunque la passione della donna.
C’è spazio anche per Giuditta e Oloferne che, oltre a sottolineare la sensazionalità dell’evento biblico, appare nella sua totale crudeltà femminile e bellezza fisica.
E poi ancora la Conversione di San Paolo, la Resurrezione di Lazzaro, David con la testa di Golia, opere che non cercano parole di conferma della loro bellezza ma che si presentano allo spettatore come tanti pezzi di un mosaico che messi insieme formano quell’universo di personaggi che prendono forme e sembianze umane, al di là delle pagine dalla Bibbia e dal mondo classico a cui sono normalmente relegate.
Caravaggio incontra la dinamicità di Francis Bacon nei suoi trittici e nei vari studi su Van Gogh o su Lucien Freud, le varie figure contorte su cui si posa l’attenzione dello spettatore per ricavarne la spigolosità e la sofferenza dell’uomo moderno, incastrato in schemi e strutture che lo pongono in netto contrasto con il resto dell’universo circostante.
L’inquietudine di Bacon trapela non solo dalla deformità dei visi e dei corpi dei suoi soggetti, ma anche dall’accostamento di colori fortemente contrastanti, i quali sottolineano l’intento espressionista di denunciare il rifiuto degli schemi razionali imposti dalla modernità.
E’ il tentativo di dare forma al colore che unisce Francis Bacon a Caravaggio e che fa dello spettatore il personaggio centrale della mostra; tuttavia, lo sguardo tende talvolta a sfuggire dai capolavori dei due artisti per soffermarsi sui padroni di casa della Galleria Borghese ovvero le figure di Bernini, nonchè la seducente Paolina Borghese di Canova, che per l’occasione accompagnano simbolicamente l’ospite quasi disorientato di fronte a tante bellezze immortali.
Eva Di Tullio
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