Roberto Taito tra Realtà e Illusione
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Quante volte avete visto un quadro e vi è sembrato che l’immagine uscisse dalla tela, che la mano che porgeva il fiore, che carezzava l’ermellino, o che si sfiorava i fianchi morbidi, dopo quella carezza avrebbe toccato voi che gli stavate di fronte? Se vi è successo, ritroverete quella sensazione con le “illusioni” di Roberto Taito.
La Galleria Spazio Officina 468, di Roma, fino al 22 settembre 2009, ha ospitato la prima mostra di un artista che non si può inquadrare in un’unica disciplina, forse perché l’arte, come la vita, è fatta da commistioni di cose. Roberto Taito è lo scenografo che nel 2003 ha reso magico il Planetario a Roma, suoi i pianeti e le stelle. Scenografo e insegnante della materia, inizia il suo percorso come fumettista, e nella sua prima mostra porta tutto il suo mondo.
Corpi nudi con linee perfette che fuoriescono dal quadro per essere toccati e nessun volto, il solo corpo. L’immagine è staccata dalla parete e conferisce un’ulteriore fluttuazione di queste parti, rendendo il quadro tangibile come una scultura. Particolari fisici che si accompagnano ad oggetti, palloni, corde, mutandine, calze. E una prerogativa costante: la sensualità! “Mi scocciava vestirle” dice delle sue donne, che sono descritte mentre sono intente a levarsi gli ultimi indumenti.
Ma il gioco di questo artista, che è abituato a creare la realtà sul palcoscenico, a rendere vero un mondo che è finzione, è sottile. Taito è pura manualità e ricerca. “Vedi, la superficie piatta riflette la luce in un modo , quella curva in un altro, lo stesso colore ha una resa diversa ed io lo devo prevedere”, così mi spiega mentre sfiora delicatamente un braccio maschile con i tendini tesi nel lanciare un sasso. Quel braccio diventerà morbido nell’abbraccio del corpo femminile; “questa mostra potrebbe intitolarsi maschile e femminile” ci spiega, sottolineando l’ennesimo contrasto.
Quei corpi tagliati ballano, giocano e si scoprono, come in un gioco, così Roberto Taito esprime la sua arte. Se l’arte è espressione della realtà e negazione della stessa, diventa il vero gioco, la pantomima della vita. L’arte vede meglio la vita, perché la dissacra, rendendola un effetto ottico con un artifizio, la ricrea, ingannando gli occhi e la nostra percezione. Quello che sanno gli artisti è che la realtà può essere “buggerata”…
www.taitorberto.com
www.spazioofficina.com
Rossana Calbi
arti visive, martelive, martemagazine, Roberto Taito, rubrica Graffi(a)ti ad arte, Shiba, Spazio Officina 468