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Mogwai: un’esplosione di suoni e colori

Mogwai2
[MUSICA]

Mogwai2ROMA- 18 Luglio 2009: la cavea dell’Auditorium Parco della Musica inizia a riempirsi e io non ho ancora i biglietti quando per pura fortuna la ragazza alla biglietteria mi dice che si sono liberati due posti davanti e al centro. Magnifico. Non potevo aspettarmi di meglio.


Entro insieme a loro, prendo posto, non voglio farmi scappare i primi applausi e le prime parole di questi cinque musicisti ribelli venuti dalla Scozia, ovvero i Mogwai che dal 1995 ci regalano pezzi formidabili come quelli del penultimo album, Mr Beast del 2006 o dell’ultimo, The Hawk Is Hawling del 2008, tanto per citare gli ultimi.
Le luci si accendono e parte il primo pezzo. Un’esplosione di suoni e colori, quelli che si agitano dentro i loro strumenti da cui escono i pezzi.
Gli spettatori sembrano godere delle emozioni che la loro musica riesce a suscitare, uno sfavillante mix di note strumentali suonate con passione, che mandano gli spalti in visibilio.
Applausi a catena e chitarre che cambiano ad ogni nuovo pezzo e nel frattempo io faccio scivolare il mio pensiero sul foglio bianco per parlarvi ora delle mie stupende sensazioni del momento.
Non riesco a tenere la penna ferma sul foglio per più di dieci secondi, perché il crescendo sonoro mi rapisce dalla realtà e mi lascio trasportare dall’intensità della loro musica.
Devo essere sincera, non li conoscevo molto prima del concerto, ma ora li seguirei dovunque. I critici ne parlano come una formazione post-rock, ma al di là delle catalogazioni potrei semplicemente definirli superbi nel loro modo di fare musica. Musica strumentale, come direbbero gli esperti.

I brani eseguiti sono noti al pubblico che, all’inizio di ogni pezzo, si eleva virtualmente dalle Mogwai1postazioni, come per andare incontro alle emozioni che ne derivano.
“Take me somewhere nice” è uno dei titoli suonati per l’evento e dopo ogni esecuzione non posso lasciarmi scappare i visi del pubblico che, desideroso di musica, si lascia scuotere dalle vibrazioni del gruppo. Uno spettacolo davvero entusiasmante con una platea che accondiscende ad ogni suono che rimbalza dai loro strumenti, coadiuvati da basi e synth, che hanno reso indimenticabile al performance romana.
Quando il concerto si appresta alla fine non si può evitare il richiamo al bis, e come da copione la band regala altre due stupende esecuzioni al pubblico non ancora sazio di musica.
Le luci si spengono e i Mogwai abbandonano il palco, ma io come molti rimango ad assaporare fino all’ultimo, il momento in cui la loro immagine scivola via per lasciare spazio agli strumenti lasciati sul palco.

Entusiasmo e approvazione sento echeggiare intorno a me e mi accorgo per l’ultima volta, forse, che non potevo assolutamente perdermi nei sabati roventi dell’estate romana con qualcosa di diverso da quello che mi ha rapito stasera.
Finalmente mi alzo anch’io e torno alla normalità. Purtroppo.

Eva Di Tullio

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