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Lo specchio racconta più della realtà

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[ARTI VISIVE]

speculazioni1ROMA- Prima di lasciarsi affascinare dallo splendido tramonto estivo che si posa sulle colonne settecentesche di Villa Borghese, c’è tempo abbastanza per la mostra presso il Museo Carlo Bilotti, ovvero l’antica Aranciera, che in questa rovente estate ospita una collettiva di artisti italiani e stranieri il cui tema è lo specchio.


Speculazioni d’artista è il titolo della mostra, che sarà fruibile fino al 4 ottobre ed ha come scopo la rappresentazione delle diverse interpretazioni artistiche degli specchi, attraverso forme e illusioni ottiche e l’effetto che queste generano sullo spettatore.
Quando l’immagine umana riflette sulla superficie liscia di uno specchio si innesca un meccanismo che inneggia alla piena consapevolezza della propria forma, lasciando trasparire anche un certo grado di complicità con ciò che lo specchio nasconde tra le sue parti e ciò che si vorrebbe vedere sulla stessa superficie, che in realtà gioca con la nostra percezione del reale.
Così gli artisti che espongono le proprie creazioni in questa sede tentano di celebrare il connubio tra l’arte e la realtà, attraverso la realizzazione di apparenti semplici specchi che in realtà nascondono immagini virtuali, che si muovono a seconda della posizione dello spettatore, oppure specchi ampiamente decorati che tendono a moltiplicare l’effetto dell’immagine sulla loro superficie levigata.
Nel gioco tra luce e riflessi, la scomposizione dell’immagine rende l’intera collettiva come un infinito labirinto di mosaici, che intrappola lo sguardo dello spettatore che non può sfuggire alla propria immagine.
Tra  la varie realizzazioni esposte spicca senza ombra di dubbio Aerei di Fabio Viale in cui unospeculazioni2 specchio posto ad angolo è stato riempito di finte ali di aerei che, riflettendo sulle superfici, formano anche le restanti metà delle ali. Non è solo un effetto ottico piacevole, ma anche un modo per rappresentare la fantasia leggiadra che si sprigiona da un tale movimento illusorio.
Vale la pena di citare anche Luca Patella il quale pone una scritta all’interno di uno specchio a dorso, MUT/TUM, che viene divisa in due sezioni che fanno riflettere la stessa parola. Una sorta di opera alla Duchamp con annesso gioco linguistico.

L’intera collezione presentata è una grande raccolta di opere speculari, come il titolo della mostra, la quale si presenta come un insieme di ambiguità ed illusione, caratteristiche tipiche del nostro tempo anche se, l’elaborazione degli specchi in campo artistico risale in realtà agli anni Sessanta, quando gli artisti iniziarono a sperimentare le tecniche che ancora oggi sono in uso.

Eva Di Tullio

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