Villa Ada capitolo primo
Giovanni Lindo Ferretti “Reduce”
Una serata fredda e umida a Villa Ada, il laghetto emana fumi nebbiosi e il cielo è intriso di nuvole grigie. Il concerto in programma l’1 luglio è Reduce di Giovanni Lindo Ferretti, il timore è di ritrovarsi di fronte a un uomo in piena crisi mistica che propone un concerto-sermone in cui lui è il reverendo indiscusso.
Invece, con enorme sorpresa, ai nostri occhi si presenta una figura inizialmente timida e impacciata, ma successivamente, quando supera la tensione dovuta all’allontanamento dai live per cause di forza maggiore, tenace e grintosa, sorridente e impaziente di urlare le proprie passioni ritrovate.
Certo, del punk rock dei CCCP Fedeli alla Linea è rimasto ben poco se non le parole dei tempi in cui Ferretti era più vitale e proiettato verso l’anarchismo comunista e la lotta di classe, eppure la scaletta svela un attaccamento del cantautore al suo passato e all’epoca in cui al racconto estremo si accostava una carica di note essenziali e abilmente composte.
Apre Lorenzo Esposito Fornasari con un toccante tributo all’interprete siciliana Rosa Balistreri eseguendo con voce sopraffina “Mi votu e mi rivotu“. Un modulatore di voci che nel corso di tutta la durata del concerto accompagna il paroliere Emiliano con suoni emanati dalle sue studiate corde vocali e, registrandole in loop, le accavalla fino a comporre melodie di una pienezza sconvolgente.
Con loro sul palco il violino di Ezio Bonicelli, inarrestabile e in continua sperimentazione di improvvisazioni cariche di emozioni e di impeto musicale, e l’organetto di Raffaele Pinelli, silenzioso, diligente e di grande mestiere. Il quartetto ci propone un excursus nei meandri della poesia composta e scomposta del presente e del passato di Ferretti. Brani tratti da quello che, a mio avviso, è uno dei più bei dischi mai scritti: Linea Gotica, secondo album in studio del Consorzio Suonatori Indipendenti.
La prima canzone estrapolata è “Cupe Vampe” dedicata all’incendio della biblioteca di Sarajevo e all’assedio della città jugoslava durante la guerra civile: “cupe vampe livide stanze, occhio cecchino etnico assassino, alto il sole: sete e sudore piena la luna: nessuna fortuna. Ci fotte la guerra che armi non ha, ci fotte la pace che ammazza qua e là, ci fottono i preti i pope i mullah ‘ONU, la NATO, la civiltà. Bella la vita dentro un catino bersaglio mobile d’ogni cecchino. Bella la vita a Sarajevo città questa è la favola della viltà”
Si prosegue con “Sogni e Sintomi”, “Esco” e “Irata” il cui testo contiene dei riferimenti al regista bolognese Pier Paolo Pasolini: “..ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario mi trovo imbarazzato sorpreso ferito per una irata sensazione di peggioramento di cui non so parlare né so fare domande… “.
Sempre dalla discografia dei CSI la band ci fa ascoltare “Accade” da Tabula Rasa Elettrificata album nato dopo il secondo viaggio di Giovanni Lindo Ferretti, in compagnia di Massimo Zamponi, in Mongolia. Viaggio che ha anche ispirato un bellissimo romanzo scritto a quattro mani (Ferretti – Zamponi) In Mongolia in retromarcia.
Verso la fine del live le teste che fino a quel momento erano rimaste immobili iniziano a ondeggiare e i corpi ad alzarsi, tutta Villa Ada raggiunge i piedi del palco per cantare “Amami” insieme al quartetto che, inizialmente, è calmo e accovacciato su delle sedie poste in fila e successivamente in piedi con il pubblico.
Un concerto a tratti di difficile attenzione e coinvolgimento, ma colmo di contenuti e di vertiginose scorribande armoniche e poetiche.
Al termine si tira un sospiro di sollievo per aver potuto assistere a uno spettacolo toccante, in cui la voce raccolta di Giovanni Lindo Ferretti riesce a colpire al cuore e a lasciarti senza fiato.
Paola D’Angelo
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