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Turi Sottile: un gioco di segni e parole

T._Sottile
[ARTI VISIVE]

T._SottileROMA- Tre protagoniste: pittura, scrittura, musica. Un palco: le tele di Turi Sottile. Uno scenario: la galleria d’arte “Galleria Michelangelo” che ospita la mostra Aforismi. Le presentazioni sono state fatte! In esposizione più di quindici opere, che l’artista, ha prodotto tra il 2007 e il 2009.  Le tele, anche trasparenti e acetate, sono realizzate con acrilici e la maggior parte presentano frasi tratte dal libro dello stesso artista Libretto del risparmio.

Due i fattori che hanno portato l’artista siciliano, attivo ormai dal ’58, ad unire figura e linguaggio: il primo di carattere personale, riguarda la sua ecletticità culturale, che l’ha portato ad apprezzare e esercitare la pittura, come la letteratura e la musica, nell’esperienza di una ricerca non solo intellettuale ma anche necessaria. “L’arte mi serve per attivare la mia follia” è infatti ciò che dice Turi Sottile, testimoniando la valenza catartica del gesto artistico. Il secondo, invece, è un fattore strettamente legato alla comunicazione: l’aforisma risalta sul segno, ma l’artista sfrutta la nostra abitudine alla parola, più fruibile concettualmente, per costringerci di fronte alla tela e spingerci alla ricerca di un nesso tra la definitezza della frase e l’astrattezza del segno. Il visitatore “forse non lo troverà (il nesso), ma non è importante, importanti invece sono le emozioni che essi suscitano“, questo è ciò che è scritto nel testo di chiusura del catalogo. Infatti, è proprio alla libertà interpretativa dell’osservatore che si vuole lasciar spazio, quindi laddove il senso dell’aforisma è univoco, le linee che lo accompagnano probabilmente sono legate ad esso dalla casualità, ma l’essere umano, che per necessità rifiuta l’assenza di senso, inevitabilmente sarà spinto alla ricerca di un collegamento, e sottrarrà quelle parole dal nulla su cui poggiavano, per farle giacere su significati da lui creati. “Usare tutti i sensi in tutti i sensi“, “L’esattezza è nemica della fantasia“, “Lasciando aperta la porta dell’intelletto tutto può succedere“, sono alcuni degli aforismi che lasciano intendere il lavoro che si richiede di fare all’osservatore davanti al quadro e all’esistenza in generale, arrivando a trasformare l’azione intelligente e sensibile in valore necessario.

Ma esiste anche un aspetto pragmatico: alcune tele sono trasparenti e questo perché “l’artista per essere tale deve lasciare l’impronta del periodo in cui vive“. Non solo concettualmente, ma anche attraverso l’uso dei materiali che utilizza, chi fa arte deve essere uomo del suo tempo. Ma quelle tele, oltre ad essere testimonianza storica permettono anche giochi di luce, arrivando a riprodurre sulla parete su cui sono affisse altri segni con le ombre proiettate, una sorta di opere parallele: “Eccola! Una pittura dipinta completamente sul trasparente come fosse nel vuoto, nell’aria che gioca con ciò che le sta dietro e le cui ombre interagiscono con essa creando un’altra immagine virtuale“.

L’astrattismo di Turi Sottile dimostra la sua lunga attività e la sua consapevolezza artistica e culturale: l’apparente caso a cui sembra esser lasciato l’acrilico nel segnare le tele, svanisce se queste vengono osservate con attenzione. Agli occhi dell’osservatore si rivela, infatti, un’armonia, anche sul piano coloristico, che lascia intendere come dietro quei segni esista una precisione determinata dalla scelta di abbandonare la figura, la quale però è stata profondamente sperimentata. I segni sono pieni e la mano, presente,non accidentale lascia intendere come siano il prodotto non di una mancanza ma di un superamento, rendendo omaggio alla peculiarità dell’attività artistica di Sottile, ovvero la ricerca. Nello stesso modo gli aforismi, “Tutte le battute per le quali i miei amici mi hanno detto: questa te la potevi risparmiare!“, riescono nell’obiettivo di condensare principi morali fondati principalmente su bellezza,immaginazione e musica, ma applicabili per la vita. Una cosa, però, può lasciare dubbiosi: l’osservatore si lascerà davvero  interrogare dall’opera? Cercherà il famoso nesso? O abituato ad una comunicazione veloce e superficiale, si fermerà davanti all’aforisma, trovando appagamento nel trovare un significato già definito in se stesso che gli evita lo sforzo di comprensione a cui ormai, anche esageratamente, ci sottopone l’arte contemporanea? Questo è un rischio, anche perché sottrarrebbe l’opera da una completezza che invece vorrebbe come presupposto. Ma si potrebbe comunque dire “E vabbè! Peggio per lui!“.

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