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C’era una volta il blu

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[ARTI VISIVE]

yves_klein_blueLUGANO- “C’era una vota un flautista che un giorno si mise a suonare una nota unica, continua e ininterrotta. Dopo aver fatto così per vent’anni, sua moglie gli fece notare che gli altri flautisti producevano un’ampia gamma di suoni armoniosi e persino intere melodie, creando una certa varietà. Ma il flautista monotono replicò che non era colpa sua se egli aveva già trovato la nota che tutti gli altri stavano cercando“.

Il  racconto di origine persiana narrato da Yves Klein, alias Yves le Monochrome, per spiegare il proprio lavoro è forse, in effetti, il modo migliore per definire l’opera e al medesimo tempo la vita dell’artista stesso.
Una vita breve (Klein muore  nel 1962, a soli 34 anni), ma particolarmente intensa., interamente volta alla ricerca dell’essenza, della spiritualità, dell’espressione di una sensibilità estrema ed energica. Una vita che trova la sua identità e la realizzazione più compiuta nell’opera capitale dall’artista, l’invenzione del colore perfetto, l’international klein blue (IKB). La coincidenza dei tre elementi – vita di Klein, opera di Klein e blu Klein – emerge lampante nella retrospettiva a lui dedicata al Museo d’Arte di Lugano a partire dal 16 maggio, curata da Bruno Corà e Daniel Moquay. Prima antologica su Yves Klein organizzata in Ticino, il percorso espositivo si rivela esauriente, ampio, efficace, riuscendo a riproporre la carriera di Yves le Monochrome per tappe artistiche e biografiche ben definite. Innanzi tutto le sperimentazioni artistiche degli anni giovanili, accanto agli amici Armand Fernandez (il futuro Arman) e Claude Pascal, anni caratterizzati dai viaggi e dalla pratica del judo; a seguire poi con l’esordio dei quadri monocromi, non compresi dalla critica fino all’intervento di Pierre Restany, il critico che lo coinvolge nel gruppo del Nouveau Realisme, poi il sodalizio artistico e il matrimonio con Rotraut Uecker. Nel 1956, finalmente, la sintesi del colore perfetto, a lungo cercato: un blu oltremare intenso, luminoso, vibrante, che da questo momento accompagna tutta l’opera di Klein, in tutte le sue declinazioni: dai primi quadri monocromi, torna nelle Anthropometries (performance realizzate da modelle nude e cosparse di colore che si strisciano sulla tela), nelle spugne imbevute di colore, nei ritratti, nelle riproposizioni di famose statue classiche, nelle tavole di sperimentazione dell’effetto di agenti atmosferici e fuoco sulle superfici pittoriche.

Nelle sale bianche dell’ordinato museo svizzero il blu Klein dilaga, si espande, è materia pura, YvesKlein-BlueVenusenergia concentrata. Tutti gli oggetti presenti, tutte le realizzazioni che esulino dall’ IKB sembrano un di più, elementi superflui, divagazioni che si scostano da un centro: il colore, essenza emozionale e concettuale dalla portata immensa, universale, avvolgente. In effetti, Yves Klein è il blu Klein. La sua vita irrequieta e densa è il blu Klein. La ricerca incessante si placa nel blu Klein.

Con questo non si vuole minimizzare l’importanza delle altre opere dell’artista francese: egli è un rivoluzionario, un innovatore, anticipa molti dei contenuti dell’arte successiva. Ma tutte le sue trovate, i suoi colpi di genio, sembrano impallidire dinnanzi alla potenza del colore da lui brevettato. Perfino il suo matrimonio pare secondario rispetto al pigmento: l’esposizione di Lugano infatti, vuole proporre un parallelo con l’attività di Rotraut, moglie dell’artista e artista essa stessa, che ne condivide le sperimentazioni pittoriche sin dai primi anni. Interessanti i documenti, le interviste, le foto che riguardano la coppia. Degne di nota anche le creazioni della Uecker, realizzate in seguito alla scomparsa prematura del marito, che fanno bella mostra di sé nel lungolago attorno al museo: sculture leggere, metalliche, colorate, guarda caso monocrome.  Eppure, anche in questo caso, la sensazione è quella che ogni cosa, dalle esperienze artistiche agli eventi personali, ogni pensiero, ogni fatto, siano già racchiusi nel blu Klein, siano già presenti lì, in quel colore che è sintesi perfetta di un’intera vita.

arti visive, Marta Teruzzi, Marte Magazine, martelive, News, Yves Klein

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