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Esistenzialismo moderno

evakent
[L’ILLETTERATA]

evakentK. M. O’Donnel è lo pseudonimo con cui il poliedrico scrittore Barry Malzberg (New York 1939) si è affacciato alla fantascienza. La sua produzione in questo ambito è caratterizzata da una forte carica lirica e visionaria che lo discosta un po’ dai classici della fantascienza e che lo avvicina, in qualche modo, al filone esistenzialista dell’inizio del ‘900.

Adamo ed Eva dell’Inferno (Arcana Edizioni), già edito in Italia nel 1974 col titolo Il grande incubo, è un romanzo sofisticato, decisamente molto letterario, che lascia spazio ad una sconvolgente riflessione sulla condizione umana in un tempo in cui il cosiddetto progresso rischia di privarci della nostra umanità e l’ansia produttiva generata dalla civiltà contemporanea ci allontana sempre di più dai bisogni più veri e profondi e, probabilmente, dalla possibilità stessa della felicità. 

Il racconto inizia con una invasione aliena che ha ridotto New York a città fantasma. Unici sopravvissuti Della e Il Poeta, entrambi tenuti in vita per uno scopo ben preciso che si delineerà solo nelle ultime pagine del romanzo. Mentre su un sole alieno il Figlio di Dio sta morendo e la sua agonia è fatta oggetto di viaggi turistici organizzati, in una New York spettrale, dove non vi sono più esseri umani ma soltanto manichini viventi messi lì come decorazione verosimile e grottesca, si rivelerà il compito di Della e del Poeta, veri e propri “Adamo ed Eva dell’Inferno”, e la storia di ogni personaggio, e forse dell’umanità intera, troverà la sua conclusione. 

Al di là della story del racconto, a tratti talmente visionaria da condurre il lettore in un arcana_-_adamo_ed_eva__ambientazione onirica senza capo né coda, quel che colpisce di più è la caratterizzazione psicologica dei personaggi: il loro vissuto e le decisioni che hanno cambiato la loro vita, il loro percorso interiore, i sensi di colpa e l’indomabile sensazione di non aver condotto un’esistenza davvero piena di vita.
A cavallo tra La nausea di Sartre e Lo straniero di Camus, questo romanzo si colloca nel cuore del pensiero esistenzialista per cui la fondamentale libertà di realizzarsi di ogni uomo come uomo-dio diventa l’ineludibilità di rimanere sempre un dio-fallito. Ciò che evidenzia il fallimento è l’angoscia che attanaglia l’uomo nel vivere il suo esistere come una libertà fasulla, basata sul nulla, e in cui prevale l’elemento dell’individualità, della solitudine (ma anche dell’unicità e dell’infinità interiore) dell’io di fronte al mondo, all’inutilità, alla precarietà, alla finitudine, al fallimento, all’assurdo dell’esistere.

La profondità di questo romanzo ci abbandona in un universo estatico negativo, la cui finitezza ci prende allo stomaco e si contrappone alla grandiosità dell’invasione aliena, contraltare della piccolezza umana, che in questo romanzo assume però una connotazione davvero particolare: le riflessioni dei personaggi si concentrano sulla grandezza e sulla profondità dei loro pensieri. Le loro domande: “che cos’è l’essere?” e “che cosa vuol dire esistere?”, non trovano una vera risposta e una sorta di pessimismo cosmico (e Leopardi in questo senso è maestro e precursore) che investe i rapporti tra uomo e donna, tra individuo ed individuo e tra esseri umani e natura, sembra contagiare ogni cosa.

Adamo ed Eva dell’Inferno, capolavoro dimenticato (così come il suo autore) della science fiction americana, lugubre gotico romanzo di fantasia noir, gode di un linguaggio semplice, secco, che è però sensuale, a tratti quasi erotico e, per certi versi, anche eroico, anche se, dopotutto, non si può proprio sopravvivere alla morte dell’anima.

evakent74@gmail.com

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