Provocazioni artistiche
[ARTI VISIVE]
BARI- Perché un cartello pubblicitario, una scatola di zuppa, una ruota, le bandiere, gli utensili, le mutande, la Coca Cola? Perché il banale esercita un inspiegabile fascino?
Raccolti, prelevati, copiati, citati, alterati o trasformati, comunque sono gli oggetti i veri protagonisti del panorama artistico contemporaneo.
Gli artisti si aprono al mondo delle cose quotidiane, ritrovano il desiderio di confrontarsi senza pregiudizi con la realtà che li circonda. E scoprono la cultura popolare, scoprono il fascino del banale!
Arte che manipola, ritaglia, smonta, capovolge, inclina, sposta, piega, riassembla frammenti di realtà, adottando e trasfigurando soggetti e oggetti comuni. Manifestando un’instancabile tendenza a questionare, sconvolgere, destabilizzare, alterare, travisare l’identità del nostro spazio tempo.
Arte che tratta l’esistente come versatile materia prima. Arte che si appropria di prodotti e funzioni, segni e simboli, ridisegnandoli su misura di personali intuizioni e convenzioni, visioni e valori.
È in questo rinnovato e anticonvenzionale panorama artistico che si colloca la mostra personale di Patrizia Piarulli, a Bari dal 10 Aprile al 27 Giugno, dal titolo Good Night, che inaugura il secondo ciclo di “Art in Progress”, un progetto espositivo aperto alle proposte di giovani artisti d’area appunto barese.
L’esposizione prevede pochi capi di biancheria intima femminile, manipolati, alterati con applicazioni di spilli, stoffe, lustrini e gloss, dai colori sensuali come il rosa, il fucsia, il viola.
Il dato più interessante è la location: un parrucchiere da signora durante gli orari di piena attività.
Non più, dunque, i luoghi tradizionalmente assegnati all’arte, come i musei e le gallerie, bensì i luoghi della quotidianità.
L’oggetto artistico appare decontestualizzato e il fruitore “spiazzato”.
Tuttavia, la logicità dei nuovi rapporti spezza la catena del ricordo e dell’abitudine, e l’oggetto appare come qualcosa di nuovo, di mai visto e di mai vissuto.
Nonostante la mostra della Piarulli sia stata curata dall’illustre professoressa Antonella Marino, promotrice e curatrice dei più importanti eventi artistici baresi, e nonostante l’idea di partenza fosse creativa, lo sviluppo risulta alquanto deludente, esiguo, avaro, quasi brutto.
Ma, come spesso scrive riguardo al brutto il critico Maria Claudia Rampiconi: “desensibilizzati dinnanzi a un Bello inflazionato, annoiati da una Perfezione che in ultima analisi non sembra appartenere al mondo naturale, i fruitori dei testi inventivi vengono stimolati dalla combinazione di una bellezza meno perfetta e scontata e da un brutto che, sdrammatizzato e rivalutato per la sua energia estetica, riesce a coinvolgere e divertire chi lo guarda inizialmente perplesso“.
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