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Bottega 10 A, l’indirizzo della terapia dell’arte

shiba
shiba[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

In via del Fiume 10 A, una traversa di via di Ripetta in Roma, vicino all’accademia delle Belle Arti c’è un piccolo spazio legato ancora al modo antico di fare arte.
Barbara Medori ci ha invitati a conoscere la sua bottega d’arte, e ci accoglie assieme a Maria Grazia Moretti che condivide con lei lo spazio artistico e la sua passione, ma soprattutto la verve positiva verso il futuro.


La Bottega 10 A è “solo” quaranta metri di arte antica e moderna. E’ “solo” uno spazio in cui ci si può fermare per fare arte conoscendo le tecniche nuove e stigmatizzando quelle antiche.
“Noi portiamo avanti un discorso artistico con i denti” dice Barbara Medori, illustratrice e DSC_2399pittrice con un aspetto colorato come i suoi quadri e un sorriso tenace.
“La società ti chiede talmente tante cose che poi si è sfiniti. Poi, per i giovani è ancora peggio, vediamo tanti talenti che vivono in situazioni difficili.”

In realtà non si capisce precisamente l’età di Barbara, ma credo che questo dipenda dalla sua commistione con personaggi favolistici che riportano immediatamente il pensiero ai quadri di Magritte. Nei  suoi quadri i volti senza alcun elemento sono immobili per dare espressione all’immaginazione. Ma la favola qui è l’elemento fondamentale. La favola e il sogno. La favola, come il sogno, ci riportano entrambi a ricordi ancestrali, la prima nell’ambito sociale, il secondo in quello intimo e personale. Nei quadri di Barbara questo è un pensiero altalenante tra il personale e il collettivo. Barbara è la donna dei colori, ma esprime nelle parole una forza che spesso le donne dimenticano di avere. Forse  è proprio l’arte che le dà questa determinazione. “Il lavoro di un artista è di ricerca e di tecnica e c’è poi quel plus valore che va riconosciuto. Questo spazio è importante perché spiega il processo creativo. Noi abbiamo voluto difendere l’arte perché è una sorpresa”.

DSC_2384Barbara parla sempre al plurale perché questo spazio è stato scovato da due persone che, quasi per caso si sono trovate e quasi per caso hanno realizzato assieme il sogno della loro vita. Qualcuno direbbe che il caso non esiste, ma se esiste ha lavorato bene, almeno in questo caso.
Il noi è anche Maria Grazia Moretti, anche lei con una doppia formazione: quella di pittrice  e quella di costumista. Maria è passata dal teatro impegnato alle importanti produzioni come Notre Dame de Paris e La Tosca, dove i costumi erano di Armani, e lei gestiva la responsabilità dell’adattamento scenico. Il suo rapporto con la teatralità è palese nella realizzazione delle sue lampade che paiono essere parte della scenografia del castello che accoglieva le parole di Sheherazade. Guglie d’argento su un materiale semitrasparente che fa passare la luce tra un ciondolo. La sua esperienza nelle produzioni internazionali non può che suscitare la curiosità da fan e non posso esimermi dal chiederle: quale artista sul palcoscenico le ha creato più problemi? Maria Grazia è molto diplomatica nel dire: “Più sono grandi e più sono semplici”.

Quello che ho notato in questo spazio è proprio la semplicità con cui queste due artiste vogliono presentare l’arte e presentarsi all’arte. Barbara e Maria Grazia sono due entusiaste quando mi spiegano come si raggiunge la pace riproducendo una copia dell’antico e come si impara a conoscere se stessi dopo due ore di ritocchi per aspirare alla perfezione quattrocentesca. Una copia per imparare l’animo contemporaneo e moderno.
La Bottega 10 A è “solo” una vecchia bottega dove si impara fisicamente a fare l’arte.

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