Sulle tracce di De Chirico
[ARTI VISIVE]
Forte della sua bellezza eterna e del bel tempo che finalmente ha iniziato a scaldare i weekend, Roma apre il suo scrigno fatato per proporre, soprattutto a chi ha già visto tutte le mostre e le iniziative sui cento anni del Futurismo, quasi timidamente, un omaggio al grande esponente della pittura metafisica ovvero Giorgio De Chirico dal titolo La magia della linea. 110 disegni di de Chirico dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
L’Aranciera di Villa Borghese, un tempo Casino dei Giuochi d’Acqua nel ‘700 e poi trasformata in luogo per la conserva degli agrumi durante l’inverno, ospita il Museo Carlo Bilotti che fa da cornice alla splendida collezione di alcune opere d’arte di Giorgio De Chirico, ovvero 110 disegni provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La mostra, che rientra nella rassegna Immortale, serie di aventi intesa a celebrare dal 2008 al 2010 i trenta anni della morte dell’artista, conferisce risalto alla tecnica espressiva e comunicativa di un grande artista definito come “il metafisico” attraverso l’esposizione permanente di alcuni dei suoi dipinti più famosi come Mistero e malinconia di una strada nonché una serie di creazioni inedite che va dalle incisioni ai costumi per la rappresentazione di Pulcinella del 1931 e Protée del 1938.
Al centro delle sue rappresentazioni vi sono luoghi destinati a ombre e orme che spuntano da angoli invisibili e architetture classiche, che riflettono una propensione verso quella geometria che si crea nei nostri spazi mentali e a cui diamo un senso. Dei veri e propri punti di fuga che rendono il senso della metafisica, ovvero un guardare oltre quelle forme che trasmettono, soprattutto quelle statue e quei personaggi senza volto che vengono collocati all’interno dei suoi dipinti. Non un ritorno all’arte classica, ma una ricerca di qualcosa che dia continuità al tempo, quello scorrere del tempo che va oltre le ombre su cui si ferma il nostro sguardo, mentre un senso di mistero e forse di allucinazione pervade lo sfondo su cui si muovono i vari personaggi.
Personaggi senza volto ma che alludono ad un’azione come i ballerini o gli archeologi che animano le sue creazioni. Ma anche personaggi e azioni concluse o mai iniziate, come quelle scene in cui teste o busti di statue classiche compaiono in primo piano mentre dietro cala la notte o forse la solitudine.
Ma l’arte di De Chirico esposta nel Museo Bilotti è soprattutto quella che pervade i disegni e le incisioni realizzati tra gli anni ‘40 e ’60 in cui compaiono soggetti e scene dell’Apocalisse, da cui prendono nome i disegni, con mostri a più teste, animali che sputano fuoco purificatore, Dio che scende sulla Terra a riprendersi tutto ciò che ha creato e di cui abbiamo usufruito, colori forti e tinte che sembrano affiancare De Chirico ai fumettisti moderni, visi scampati ad un imminente pericolo di morte, tracce di quella metafisica su cui si stagna il pensiero di un guardare oltre l’imminente significato dei soggetti e della materia, che si muove nell’iconografia contingente.
La scelta dei disegni rappresenta di sicuro un insolito biglietto da visita dell’artista, ma è forse più una porta che conduce lentamente alla conoscenza di un mondo precursore fatto di visioni e malinconici corpi, che mettono in rilievo il peso e le ombre di un progresso scientifico e culturale che si proiettano sull’umanità.
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