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Matite rosa

diegociorra
[STREAP-TEASE:FUMETTI MESSI A NUDO]

diegociorraDa un paio di settimane è possibile seguire in edicola, allegata ad un settimanale, una nuova collana di prestigiosi volumi dedicati ai grandi maestri del fumetto. Spaziando da Magnus a Crepax, da Moebius a Tezuka, l’opera sembra davvero offrire ciò che promette, grandi capolavori della letteratura disegnata firmati da altrettanti maestri di quest’arte. Maestri uomini, appunto.

Con il pennello, cioè. E le donne? Neanche una tra le 20 uscite finora pianificate, quasi che i curatori dell’iniziativa temessero, inserendo un’ esponente del gentil sesso, di impelagarsi nell’annosa questione linguistica che coinvolge politically correctness e differenze di gender. Ce li possiamo figurare, seduti intorno al tavolo, ad arrovellarsi sul titolo della collana: “i maestri e le maestre del fumetto”? No, troppo lungo; “le maestranze del fumetto”? Neutro, ma ambiguo. Basta! Si usi il maschile e si finga che non ci siano autrici femminili meritevoli dell’invito.
Sarà che siamo reduci dalle premiazioni sanremesi, da quelle degli Oscar, e che da poco è trascorso l’8 Marzo, ma ci è venuta voglia di dare ad Eva quel che è di Eva. Sissignori, stavolta ci pensiamo noi ad attribuire i nostri personali riconoscimenti alle Signore della matita…

Iniziamo splendidamente celebrando l’artista italiana più meritevole, e ci raggiunge sul palco la prima valletta, la Sheraz-de di Sergio Toppi. Immaginate la sua sinuosa figura avvolta in veli impalpabili, mille come i racconti con cui notte dopo notte incatenava al suo letto il re. Troppo bella per essere vera, come un’oasi in un miraggio, non può che premiare due donne altrettanto affascinanti e spregiudicate: Angela e Luciana Giussani. Cresciute nella Milano bene, mostrarono presto un’indole anticonformista ed un’emancipazione rispetto alle proprie coetanee che le portò a scontrarsi con la ristagnante morale dell’epoca, addirittura in tribunale. La loro colpa era quella di aver dato vita ad un controverso antieroe, ladro ed assassino all’occorrenza, che istigava le pulsioni più violente dell’animo umano: 47 anni dopo, con oltre 700 avventure alle spalle, Diabolik è qui a certificare piuttosto il loro grande merito, quello di aver osato un fumetto che condensasse senza filtri etici i fermenti sociali che agitavano l’opinione pubblica del paese. Visto che tutto nasce da lì, è d’uopo ricordare che anche il Re del Terrore ha goduto di una longeva operazione-allegati da edicola, ma questo premio è tutto per le sue due eccezionali madri, che seppero rivoluzionare l’editoria a fumetti nei contenuti e nella forma, con l’idea dell’albo pocket!

Non stupitevi se adesso appare sul palco per la seconda premiazione un’impacciata studentessa vestita alla marinaretta. Sailor Moon ha saputo vincere le sue battaglie non tanto con il potere dello scettro lunare, quanto con le lentiggini e la timidezza tipiche di ogni teenager innamorata. A colpi di cuore, amore ed amicizia ha conquistato tanti lettori quanto Dragonball e dietro quegli occhioni sgranati si nasconde un’oliata macchina da merchandising che fa impallidire persino i Pokemon. Tocca a lei scandire il nome della migliore artista orientale e con la sua vocina squittante rivelare l’identità della vincitrice, Rumiko Takahashi! E’ minuta e i suoi occhi a mandorla sembrano ancora più piccoli dietro gli enormi occhiali che porta, ma il suo valore è immenso e il titolo di “Regina dei manga” con cui è famosa in patria non è esagerato. Rumiko è l’autrice di Maison hikkoku, di Lamù, di Ranma ½ e oggi di Inuyasha e con il suo lavoro ha elevato il ruolo del mangaka ad un livello superiore. Tralasciando il fatto che nessuno abbia venduto quanto lei -è una delle donne più ricche del Giappone- il segreto del successo dei suoi manga è l’universalità delle storie: vi sfido a trovare altri fumetti che siano così profondamente legati allo spirito nipponico, ai suoi miti, alle sue ipocondrie, addirittura alla sua gastronomia, e contemporaneamente tanto vitali ed esuberanti da essere immediatamente fruibili a qualsiasi latitudine del globo. La vis narrativa che prorompe vulcanica dalle sue storie, attraverso gallerie di personaggi surreali e situazioni fuori dagli schemi, abbatte ogni barriera culturale, impresa ancor più difficile per le opere comiche, che necessitano di un background solido per aver effetto. Parliamo di una donna che è riuscita ad intrigarci con le follie di un’aliena con i cornetti e il bikini tigrato, di una donna che ha realizzato il primo fumetto con protagonista a tutti gli effetti un transgender. Signore e signori, merita davvero un applauso.

Procedendo di gran lena convochiamo la terza valletta, Wonder Woman, che per l’occasione si presenta in uno speciale bustino da sera, senza però rinunciare al lazo dorato. La mora amazzone se ne intende di forti personalità e non poteva che esser lei ad insignire la migliore artista femminile del comicdom americano, Ann Nocenti. Forse è un nome poco noto tra i lettori, ma la Nocenti è stata negli anni ’80 un’autrice di spicco nel panorama mainstream USA, con uno stile che inizialmente sconcertò e divise i fans, salvo poi essere rivalutata nel lungo periodo. Ann era l’editor delle serie di punta della Marvel quando le venne affidato l’improbo compito di sostituire Frank Miller ai testi di Daredevil. Miller aveva appena concluso il suo lungo cammino sulla testata con un capolavoro, Rinascita, che era il suo testamento ma anche una delle storie definitive dell’eroe cieco. La maggior parte dei suoi colleghi maschili avrebbe fallito nell’impresa, cadendo nell’errore di imitare le atmosfere milleriane o abbandonarle completamente, ma la Nocenti con risolutezza scelse la via della continuità.
Devil era diventato un fumetto hardboiled, crudo e spietato, ambientato nei sobborghi di Hell’s Kitchen e sviluppato quasi in chiave cinematografica. Anche il Devil della Nocenti si muoveva negli stessi vicoli sordidi e violenti, ma la prospettiva era spostata, o meglio ravvicinata. Dopo poche storie era evidente che Ann voleva andare più a fondo, entrare nelle finestre che davano su quei vicoli, osservare le vite degli abitanti del quartiere. Devil è il vigilante notturno che lotta contro bande e criminalità organizzata, ma i nemici sono anche il degrado, la povertà, la droga, l’ingiustizia sociale che anneriscono i muri della città e lo spirito dei newyorkesi. Le vignette mutano in un megafono che urla attraverso i disegni la rabbia per una condizione negativa che nessun superpotere potrà capovolgere, il fumetto diventa denuncia, i temi sono l’emarginazione sociale e la violenza sulle donne. La Nocenti fu accusata di scrivere testi viziati da un’ottica troppo femminista, in cui addirittura l’eroe diventava uno specchio dell’egoismo maschile, eppure il suo lungo ciclo sulla serie toccò momenti elevatissimi di liricità, bilanciate con trame realistiche e una vena pessimistica sulla condizione umana, che la pone di diritto al fianco del celebre predecessore.
Il tempo è tiranno, ci stanno sfumando e abbiamo giusto il tempo per citare velocemente quelle che avrebbero meritato, ma per quest’anno non ce l’hanno fatta, come: Vanna Vinci, Lina Buffolente, Silvia Ziche. E per ringraziare il meraviglioso pubblico che ci ha seguito con affetto. Buona festa della donna!

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