Valentina Lupi Live
[MUSICA]
Il set, tanto per iniziare, non è dei soliti.
Nella fredda serata di fine gennaio sul palco del Circolo Degli Artisti, m’è capitato davvero rare volte di non intravedere un amplificatore per chitarra: forse qualche concerto di musica elettronica, forse qualche piano-solo che non c’è mai stato. La band di questa sera, non ne fa uso.
Una bellissima batteria color perla, suonata dall’ottimo Cesare (già batterista di Poppy’s Portrait e Bud Spencer Blues Explosion); un basso con relativo ampli; tastiera Nord immancabile per ogni tastierista e violinista con violino non elettrico annesso. Stop.
Valentina Lupi calca la scena con sicurezza rabbiosa, è raggiante e il suo sorriso illumina la sala davvero stracolma. Fan arrivati da chissà dove per cantare le sue canzoni, tanti si lasciano andare a danze scatenate con le mani per aria, tanti urlano e accompagnano il cantato.
Non voglio Restare Cappuccetto Rosso, primo ed unico album, finora, dell’artista Romana echeggia nella sala principale del Circolo: è rock, un rock melodico di ottima fattura con un cantato piacevole all’inverosimile. Gli arrangiamenti per il violino di Vanessa Cremaschi completi e mai banali, le tastiere suonate dalla Lupi che sensibilmente plasmano l’atmosfera, il basso di Fabio Fraschini che la fa da padrone e dirige il tutto, la batteria che accompagna dolce ed esplode al punto giusto; l’alchimia c’è e si sente, è palpabile, il concerto risulta piacevolissimo anche per chi non conosce affatto la Lupi.
Anche la scaletta risulta davvero ben congeniata e non fa altro che avvicinare ancora più persone rimaste timidamente in fondo alla sala o fuori a fumare qualche sigaretta, soprattutto brani di ottimo impatto per il pubblico, coinvolto fino alla punta delle scarpe nell’incitare i quattro sul palco.
C’è anche tempo, nella lunga performance, per altri due artisti amici di Valentina: una canzone con una cara amica, di cui, ammetto, dimentico di annotare il nome e due pezzi per il più famoso Diego Mancino, vera guest della serata, anche in cartellone.
E spendo due parole per quest’artista di Milano, davvero poco esaltato dalla critica, ma che merita la giusta attenzione. Suona una personalissima versione solo piano e violino di “Milano è Impossibile”, piccolo capolavoro di cantautorato snobbato dall’intera, rumorosa sala. Poi è sempre sul palco per un pezzo a due con Valentina: le voci si fondono, l’atmosfera è davvero giusta e il pezzo diventa magicamente sconvolgente, la sala si zittisce di colpo ed è davvero un bel momento.
C’è poi tempo per qualche altro pezzo e un bis, la sala è nel pugno di Valentina e viene scossa, così come lei scuote le mani. Una performance senza macchia, un concerto da consigliare davvero per un ora e mezza di musica piacevole, easy sì, ma davvero piacevole.
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