Sesso? Grazie, tanto per gradire
[TEATRO]
Tratto da Lo Zen e l’arte di scopare di Jacopo Fo, Sesso? Grazie, tanto per gradire è uno spettacolo che deve la sua nascita alla famiglia Fo al gran completo. Portato sul palcoscenico da Franca Rame fin dal 1995, quando venne registrato per la Festa della Donna al Teatro Smeraldo di Milano, ad oggi può vantare più di 3000 repliche in tutto il mondo.
E’ la stessa Rame in alcune interviste a raccontare la genesi dell’opera e la sua messa in scena: «Jacopo nel libro ha parlato dei suoi problemi personali con il sesso. Dario (il premio Nobel Fo ndr) all’ inizio era contrario. ».
Mi diceva che ero una mamma e una nonna. Non potevo andare in scena e parlare di eiaculazione precoce. Ora dubito io stessa che sia un uomo, tanto ha capito la femminilità di questo testo
Ed è proprio questo il testo con cui Alessandra Faiella ha deciso di cimentarsi al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 22 febbraio.
Nel presentare lo spettacolo è lei stessa a spiegare i motivi di tale scelta: «Ricordo di avere visto Franca recitare questo testo al Teatro di Porta Romana circa una decina di anni fa: fu una folgorazione. Come era possibile, mi chiedevo, parlare di orgasmo, verginità, impotenza, frigidità senza mai una volta cadere nella volgarità e cosa ancora più difficile, senza mai divenire banali? E naturalmente facendoci rotolare per terra dalle risate. Rileggendo a distanza di anni questo testo, mi sorprendo ancora per la sua forza comunicativa e per l’attualità dei suoi temi: ovunque gli esseri umani continuano ad infliggersi guerre e violenze di ogni genere; al progresso tecnologico e scientifico non si è accompagnato un altrettanto profondo rinnovamento etico e spirituale e l’amore non riesce ancora a fare da antidoto alla violenza. Parlare di sesso, dice Franca Rame, è parlare d’amore, perché fare bene all’amore migliora la comunicazione e l’armonia tra le persone».
Venendo allo spettacolo andato in scena, il sipario si apre su un tavolo pieno di verdure che la Faiella è intenta a tagliare. Battuta dopo battuta si inizia a parlare di Adamo ed Eva e delle difficoltà da loro incontrate all’alba dei tempi per riuscire ad avere un rapporto sessuale, ignari com’erano delle funzioni svolte da alcuni organi. Il focus poi si sposta sulle raccomandazioni della mamma alla propria figlioletta a non fidarsi degli uomini dato che «quelli vogliono solo quella cosa lì», lasciando la bambina perplessa sulla reale natura di «quella cosa lì». Il monologo entra poi (molto lentamente) nel vivo, intervallato dal programma radiofonico Sesso? Grazie, tanto per gradire, in cui la voce di Dario Fo dà lezioni su come trovare alcuni “punti fondamentali” per la sessualità di una donna. Si giunge così al clou dello spettacolo ossia quando la Faiella, in piedi su un tavolo, spiega alle donne in sala cosa fare e cosa dire quando si è a letto con un uomo: dal fragore delle risate femminili e dai loro applausi direi che le cose dette hanno colto nel segno, mettendo in evidenza una delle tipiche ossessioni maschili, quella di non essere all’altezza della situazione.
Nonostante però gli innegabili momenti comici, frutto anche della bravura e della mimica di Alessandra Faiella, lo spettacolo andato in scena non mi ha convinto molto: troppi i momenti in cui il ritmo è calato, considerata anche la durata dello spettacolo (un’oretta circa). A questo è da aggiungere che rispetto allo spettacolo portato in scena da Franca Rame, che comprendeva anche una chiacchierata autobiografica che ripercorreva sia i momenti lieti che dolorosi nella vita di una donna, la trasposizione, affidata alla regia di Milvia Marigliano, predilige gli aspetti comici a quelli riflessivi. Inoltre la scelta di riproporre come finale La favola dei tre desideri piuttosto che il più impegnativo Lo stupro ha portato a tralasciare una tematica di stretta attualità. Risultato finale? Uno spettacolo che, a sipario calato, si ha come l’impressione non abbia espresso tutto il suo reale potenziale.
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