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Sanremo: il backstage della Riviera dei Fiori

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[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiOra che i riflettori del Festival della Canzone Italiana si sono spenti, Sanremo ripiomba nel piacevole torpore che avvolge le località di mare durante la bassa stagione. Bisognerà attendere qualche mese prima che la folla torni ad inondare la Città dei Fiori, con buona pace di chi ci abita stabilmente e di chi può godersi il mare anche d’inverno.

C’è un posto, a Sanremo, dove però la luce dei riflettori non arriva mai. È la Pigna, lo storico nucleo della città. Un labirinto di vicoli, caruggi e piazzette che, in verità, vedono poco anche la luce del sole. Gli edifici sono alti e collegati fra loro da archi di sostegno che servono a dare stabilità in caso di eventi sismici.
La Pigna deve il suo nome alla forma che il quartiere ha assunto durante il suo sviluppo: le case sono state costruite secondo uno schema concentrico, ad anelli, che avvolgono la collina. Sorto intorno al Mille, il quartiere è stato oggetto di continue opere di fortificazione, fin tutto il Cinquecento, a difesa dagli attacchi dei pirati barbareschi. Ad oggi, di fatto, le salite, gli angoli bui, l‘odore di umidità sono ancora un baluardo contro le invasioni (decisamente più pacifiche) dei turisti che affollano invece la riviera. In pochi salgono alla Pigna, che trasuda il fascino delle vecchie città liguri. C’è sempre un misto di curiosità e repulsione in chi si aggira per i caruggi.

Si può affrontare la Pigna in due sensi: dal basso verso l’alto, o viceversa. Partendo dalla base, il viaggio assume tratti danteschi: si accede al buio dei primi vicoli in salita da un sistema complesso di porte che serviva a disorientare e disperdere eventuali assalitori. In totale si contano ben undici porte interne lungo le vie principali che si snodano sulla collina. Volendo partire da Piazza dei Martiri Sanremesi, attraversata la Porta di Santo Stefano (datata 1321), si passa attraverso le volte coperte delle Rivolte di San Sebastiano (e i suoi ripidi gradoni!), per arrivare alla Piazza dei Dolori. Qui era infatti la confraternita della Madonna dei Sette Dolori. E fin qui Dante sarebbe stato contento del paragone.
Lungo la strada maestra della Pigna, via Palma, l’atmosfera si fa più “elegante”. Si arriva alla settecentesca chiesa di San Giuseppe e, proseguendo, si trova il ricco palazzo Manara, “la migliore che nel 1538 eravi in Sanremo” scelto per ospitare papa Paolo III che stava andando a Nizza. Poco più in là altro personaggio illustre fu ospite della Pigna: Napoleone Bonaparte che si fermò, appunto, a Palazzo dei Conti Sapia Rossi, in via Montà.
L’ascesa, gradino dopo gradino, porta con sé la luce. Se non si arriva proprio in Paradiso, al termine della scarpinata si approda comunque alla quiete dei Giardini di Regina Elena e, poco più in su, al Santuario della Madonna della Costa. Baluardo per i naviganti, la mole della chiesa è ben visibile dal mare, con i suoi colori pastello e il bel “risseu” (pavimentazione decorativa a ciottoli, tipica ligure) sul piazzale antistante, da cui si domina il porto.

Certo, abituati a sentir parlare di palme e riviera, di vecchi fasti e del luccichio del mondo dello spettacolo, la Pigna passa spesso, immeritatamente, inosservata. Del resto sono sempre in pochi a conoscere i segreti del backstage…

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