Skip to main content

Nobraino: dal Contestaccio al Palladium e ritorno

nobraino2Arrivo a Testaccio tardi lo scorso sabato 31 gennaio. L’appuntamento con Lorenzo Ciavatta in arte “Kruger”, front man degli eclettici Nobraino era fissato per le 23, prima del concerto che avrebbe sfondano -metaforicamente- il ConteStaccio (via di Monte Testaccio 65/b).
Arrivare tardi ha significato gestire l’intervista con un personaggio come lui in macchina, nello spostamento per il sopralluogo al Palladium (piazza Bartolomeo Romano 8), prossima destinazione dei Nobraino il 12 febbraio, in occasione della serata conclusiva del Teatro Tour MArteLive 2009.


In un’improbabile corsa verso il futuro con il suo manager, l’autista che ci ha fatto fare il tragitto Contestaccio- Palladium e ritorno ed il mio registratore, questo è quello che è venuto fuori chiacchierando amabilmente del passato, del presente e del futuro di una delle band indie più interessanti, innovative, ironiche e dissacranti del panorama musicale italiano…

Un gruppo nato dalle ceneri di due diverse formazioni con stile e genere opposti: qual è stato il collante che ha dato vita ai Nobraino? Come vi siete incontrati?
Ci siamo incontrati perché andavamo tutti quanti dietro alla stessa donna, lei non è venuta all’appuntamento e ci siamo trovati. Nooooo, in realtà siamo una squadra di basket, ma non andava tanto bene, manca il PlayMaker…

Una curiosità sul nome della formazione. Sul vostro sito web (www.nobraino.com) al fianco della biografia c’è una specie di dizionario etimologico (io ci aggiungerei anche “no brain: -dall’inglese-senza cervello”n.d.r.): è vero, inventato di sana pianta o è solo esplicativo del vostro spiccato senso dell’autoironia e del vostro eclettismo?
No, è un neologismo italiano ed è indicativo della stupidità che ci contraddistingue (lo dice serissimo n.d.r.).

TheBest of Nobraino, il vostro primo lavoro che raccoglieva i brani migliori delle vecchie formazioni riarrangiati ha vinto il Premio IMAIE 2006 come Miglior Album d’Esordio. Qual è stata la carta vincente che vi ha proiettati sulla scena Indie italiana?
Penso sia stata una fortunata raccomandazione del Divino…

Un nuovo progetto in uscita Nobraino Live al Vidia Club: un live coraggioso con pezzi tutti nuovi e due cover davvero interessanti, una come Ghost Track (“Ma che freddo fa” di Nada, “Morna” di Vinicio Capossela). Da dove è nata questa idea e perché?
Essenzialmente questa idea è nata perché non avevamo produzioni in quel momento, però avevamo del materiale già pronto e già registrato. Non potevamo fare altre scelte o avere una produzione diversa, o addirittura pensare ad un’autoproduzione. Il disco precedente aveva avuto una registrazione in studio più che buona, quindi noi non ce la sentivamo di “andare all’indietro” come qualità, per cui l’unico modo per far uscire quei pezzi era quello di fare un Live, perché in quel tipo di registrazione bene o male è tutto permesso. Insomma è stato un ragionamento stranamente razionale, e tra l’altro il Live Vidia Club ci ha sponsorizzato il disco, non volendo nessun tipo di pagamento se non un ritorno di visibilità, quindi questo progetto è diventato un affare per tutti.

Del vostro disco hanno detto che “ha un sound scarno in cui i pezzi sono ridotti quasi alla struttura e piuttosto eterogenei tra loro”: che cosa ne pensi?
L’ho scritto io, perché nessuno (intendo i giornalisti) si era interessato al disco, quindi qualcuno doveva pur scrivere qualcosa, no???

C’è una canzone dell’ultimo disco a cui sei particolarmente affezionato (la mia è “Le tre sorelle” n.d.r.)?
A parte le canzoni più ovvie (“Le tre sorelle”, “Bifolco”), la canzone alla quale sono più affezionato è “Ballerina straordinaria”, perché…gli voglio bene (ride n.d.r.)!

Canzone italiana d’autore mescolata sapientemente a suoni “sporcati”, impuri, ricchi di contaminazioni. Dovendo classificare la vostra musica, come la definiresti?
Non penso di poter rispondere a questa domanda. In questo momento mi viene in mente che spesso noi scappiamo dal modello di riferimento, per cui partiamo da una cosa che suona in un dato modo e siccome poi suona troppo così, allora iniziamo a scappare fino ad arrivare a qualcosa di totalmente diverso. Insomma un Rock Away From Here Baby…questo forse, almeno commercialmente, non è un pregio, però come scelta è sicuramente coraggiosa e poi così abbiamo ancora tanti generi diversi da affrontare.

I vostri concerti sono provocanti, autoironici, dissacranti, ma comunque estremamente seducenti e partecipati dal pubblico. Perché, secondo te?
Bè credo che sia una mia deformazione psicologica…io sono cresciuto a pane e Bono Vox, soprattutto nella sua parte più rockstar: per me il Front Man di un gruppo deve essere come lui. Però mi hanno segnato molto anche personaggi come Freddy Mercury: la figura del cantante che vuole attirare gli occhi su di sé. Io sono cresciuto così, vedendo certi personaggi, ammirandoli anche, quindi ho iniziato a fare musica con un genere che non c’entrava niente e pian piano ho cominciato ad infilarci questi elementi, anche un po’ a forza, creando così il mio personaggio.

In poco più di due anni avete portato a casa un bel po’ di Premi (Premio IMAIE 2006, Trofeo Miti della Musica, Premio Sele d’Oro 2008) e partecipazioni ad eventi importanti: dove stanno andando i Nobraino, ora? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Mmhhh, questa è una domanda che dovresti fare al mio manager (ride n.d.r.)! Dunque, il progetto che abbiamo deciso di portare avanti iniziando a lavorare anche con MArteLabel, è quello di tenere sempre forte la tensione verso i concerti, perché la nostra è soprattutto una band live: noi dovremmo essere i nuovi Casadei del nostro tempo, e cioè dovremmo andare in giro a suonare, per feste, concerti, ma suonare e suonare dal vivo.
I supporti digitali esistono per una pura richiesta di mercato, ma non deve essere quella a condizionare il nostro operato, noi vogliamo andare nella direzione dello spettacolo. Vogliamo essere presenti in tutta Italia con la nostra musica: conquistatori dei locali principali di ogni città. Il nostro progetto quindi ha una forma prevalentemente live, ha e deve avere la pretesa di essere Live, il disco deve essere una cosa che si vende alla fine del concerto perché la gente è rimasta così contenta e soddisfatta della musica che se la vuole portare anche a casa.

Lasciaci un saluto per i nostri lettori…
Ciao…

Scendiamo dalla macchina e ci salutiamo. Un’intervista così non mi era mai capitata! Ma Lorenzo è affamato di pubblico a questo punto e noi della musica dei Nobraino. Intorno all’1 di notte inizia il concerto: la sala del Contestaccio era davvero gremita di gente, ci si stava appena, incollati l’uno all’altro ad ascoltare, cantare, muovendo appena qualche passo accennato (di più davvero non si poteva fare!). E scivolando sulle note musicali, il gruppo, composto da Bartok (basso), Vix (batteria), Nestor (chitarra elettrica) e Kruger (voce), non delude le nostre aspettative e ci lancia in un mondo magneticamente swing, eccezionalmente rock, e decisamente d’autore con l’aggiunta dei fiati davvero fantastici del Duca d’Abruzzo.
Non si possono davvero ignorare questi Nobraino dallo spettacolo “agitato”: sono eclettici, coraggiosi, autoironici e soprattutto sono bravi, davvero bravi. I loro Live sono spettacoli sempre diversi, guidati dalla forte personalità di Kruger, dalla sua innegabile capacità teatrale, dalla magica costruzione del contest con luci e ombre e dall’utilizzo degli oggetti più disparati. Non mi rimane che consigliarvi di andarli al vedere il 12 al Palladium di Roma: sono sicura che non ve ne pentirete affatto…

martelive, martemagazine, musica, Nobraino: dal Contestaccio al Palladium e ritornoNObraino, Select Category, Select Section

Lascia un commento