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Sette Anime per Gabriele Muccino

[CINEMA]

L’8 gennaio 2009 all’Auditorium Conciliazione, a vedere la prima nazionale di Sette Anime, l’ultimo film con la regia di Gabriele Muccino, c’eravamo anche noi del MArteMagazine. Il tappeto rosso ci emozionava, forse anche più dell’attesa per la seconda produzione statunitense del regista romano. Sul palcoscenico dell’Auditorium, Gabriele Muccino era visibilmente emozionato e Will Smith ha voluto ben sottolineare il motivo del tremore della sua voce. Rosario Dawson, la protagonista femminile, bellissima nel suo vestito semplicemente nero, dice che sapeva che questo film l’avrebbe resa un’attrice migliore.

Film difficile da interpretare“, ci spiega Will Smith, “ma io ho la mia arma segreta: Gabriele Muccino. Lui riesce a vedermi dentro. Noi siamo complementari, lui non usa le parole quando dirige, ma più i gesti” e dà qui il via ad un’esilarante serie di smorfie.
Molti degli attori che lavorano con Gabriele Muccino dichiarano che è capace come pochi di riuscire a fare uscire il meglio da chi sta davanti alla cinepresa. In sala, ospiti della serata c’erano, infatti, altri attori che hanno lavorato con Muccino e che dichiarano entusiasmo sul suo modo di spronare: Sabrina Impacciatore. Giorgio Pasotti, insieme in questo periodo in TV con il film Due Mamme di Troppo, e Pierfrancesco Favino, tutti e tre protagonisti del prossimo film italiano di Muccino, il sequel di Ultimo Bacio.

Il film è stato inoltre presentato anche nella zona del Pigneto di Roma, dove quando si è sparsa la voce che al Nuovo Cinema Aquila, sarebbe giunto l’acclamato attore Hollywoodiano Will Smith, nessuno voleva crederci.
Una zona non prettamente sfarzosa non poteva ospitare uno degli attori più gettonati del cinema odierno, eppure noi eravamo lì ad osservarlo con i nostri stessi occhi.
C’era una folla ben raccolta nel piccolo spiazzo che precedeva l’entrata nel Cinema Aquila: tutti attaccati alle fredde transenne, tra poster regalati del film in mano e macchinette fotografiche già in posizione.
Perfino i proprietari di un’edicola oltre il marciapiede e la gente in attesa alla fermata dell’autobus scrutavano, forse ignari, la scena che si presentava davanti ai loro occhi, con la speranza di poter rubare qualche immagine di sfuggita.
Un ammasso di fedeli fan che si tenevano stretti l’uno all’altro, pronti a scatenarsi per l’evento della serata.
Dopo una lunga attesa ed un lungo ritardo, tra falsi allarmi e corpi stretti come scatolette di tonno, ecco che arrivano i nostri acclamati divi: la prima che scende è la raggiante Rosario Dawson munita di un sorriso sfavillante, seguita dal sempre timido Muccino che, tra risate e piccoli cenni della mano, sembrava essere precipitato giù dalle nuvole, come un divo ormai che continua a non sentirsi tale.
L’aria era elettrica, come raramente accade e tra fan scalpitanti ci si sentiva quasi trasportati verso l’alto, in un’emozione che ti portava in maniera imbarazzante ad urlare all’unisono “Will!”, non appena il bel divo tutto imbellettato è uscito dall’ultima macchina nera.
Sbucato fuori come un eroe di altri tempi, Smith sfugge con nochalance dai giornalisti, facendosi un infinito giro per le transenne che occupano metà strada del Pigneto.
E’ inutile cercare di rapirlo per una dichiarazione: Will è tutto per i suoi fan, per dare baci, stringere le mani e firmare pezzetti di carta volante.
E mentre un gruppo affiatato grida affettuosamente, in coro, “Willy”, ci rendiamo conto che quello che si scatena è la vera magia del cinema, che viene fuori dallo schermo per mescolarsi con noi comuni mortali e lì, mandandoci totalmente in Tilt ci porta via dalla cupa realtà di tutto i giorni.
I tre divi, dopo qualche smorfietta e il solito momento dei Flash a go go, si avviano all’interno del Nuovo Cinema Aquila, pronti a presentare la loro ultima chicca.

Lasciamo Auditorium e Nuovo Cinema Aquila e torniamo al film.
Il titolo in inglese, Seven Pounds, è azzeccatissimo per la storia. Il riferimento è alto, ne Il mercante di Venezia, di shakespeariana memoria, Shylock chiedeva ad Antonio, per saldare il suo debito, una libra esatta di carne. Il film è tutto qui: la restituzione del debito di vita del protagonista Ben Thomas.
Fingendosi un esattore del fisco, Ben (Will Smith) sceglie sette persone più meritevoli di lui di vivere e darà il suo cuore, non solo metaforicamente, ad Emily Posa (Rosario Dawson). Facile toccare i sentimenti del pubblico con una trama del genere e per facilitare la cosa il titolo è stato tradotto con un languido Sette anime. Ma oltre all’interpretazione buona dei protagonisti c’è poco che ci convince. La sceneggiatura si deve complicare di flashback perché, in fondo, la trama è fin troppo semplicistica. Di questa “chicca” molti hanno avuto da ridire, formando una vera e propria divisione, tra chi afferma di trovare la pellicola un disastro e altri, invece, che ne fanno un gioiello unico pieno di emozioni. Di fondo è una corsa verso un destino già scelto e senza alternativa, ma nella fuga non ci sono approfondimenti se non sul personaggio centrale.
Nonostante questo c’è da dire che Muccino si è avvalso di un cast modesto ma strepitoso, che colpisce, toccando i tasti giusti del cuore e probabilmente smuovendo quella freddezza, quel cinismo che ci tiene incastrati in quest’epoca.
Seppur Will Smith, oltre la sua ampia versatilità e le sue doti innate da attore, sia riuscito a convincerci, c’è da dire che si è spinto in un ruolo fin troppo cupo a differenza del suo reale spirito gioioso, eppure sfidiamo chiunque a dire che, a fine pellicola, nessuno si sia commosso almeno un po’ per questo racconto devastante.
Aspettiamo il prossimo film del regista che “vo’ fa’ l’americano” in un lavoro, magari, più introspettivo e corposo…

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