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India: miti e leggende in scena

Quando si parla di India di solito si pensa subito alla sua economia emergente e in costante crescita dagli anni ’90 ad oggi o a Bollywood, l’Hollywood in salsa indiana sede della più prolifica industria cinematografica del pianeta.
Ma lo spettacolo messo in scena al Teatro Leonardo di Milano e nato dall’incontro di due Teatri Stabili, quello di Genova e quello di Milano, è un racconto focalizzato su quanto di più suggestivo possa avere un popolo ossia i suoi miti e le sue leggende.


E di miti e leggende l’India non è avara: basti pensare che è stato calcolato che in questo Paese vengono venerati, accuditi e pregati 3.300.000 Dei, ognuno dei quali, è naturale pensare, avrà come minimo una storia o un racconto legato al suo nome.
Come spiega l’autrice stessa dello spettacolo Mara Baronti «India non racconta dei grandi successi nell’informatica, dei contadini e delle multinazionali, delle dighe, della dote e delle vedove, ma spero, del perché tutto questo può accadere. È un racconto di miti e di dei che ci serve a entrare nella filosofia degli indiani e, attenzione, qui la filosofia non è una materia scolastica, ma vita, ricerca giorno dopo giorno della conoscenza, non del mondo ma di sé».

La narrazione viene portata in scena dalla stessa Baronti, attrice e autrice dello spettacolo: è lei che racconta, spiega e commenta i miti più suggestivi della tradizione religiosa indiana. India parte dall’età dell’oro, tempo mitico di prosperità ed abbondanza, per passare alla nascita della divinità femminile e di Ganesh, il dio bambino con la testa di elefante, considerato anche il Signore del buon auspicio nonchè il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività o evento importante.
Ma la narrazione è ben lungi dal terminare: si passa infatti alle gesta di Shiva, asceta ed eccezionale amante, alle origini di Kama, l’Eros indiano, dio del piacere sessuale e del desiderio, capace con le sue frecce di risvegliare il desiderio in chiunque, umano o divino che fosse. Non a caso a lui è attribuita la paternità dell’amore tra Shiva e Satì, figlia di Daksha, signore dell’arte rituale e custode dell’ortodossia religiosa.
Man mano che la narrazione prosegue si ha come l’impressione di perder qualche passaggio, tanti sono i nomi menzionati e gli aneddoti narrati; nonostante ciò resta sempre vivo nello spettatore lo stupore di fondo nei confronti di una cultura e di una tradizione così lontana da quella occidentale, ma anche così affascinante e per certi aspetti affine. In chiusura Mara Baronti sceglie di cambiare registro: in piedi, al limitare della scena, davanti al pubblico, propone tre “finali alternativi” che non è il caso di svelare per non rovinare la sorpresa dello spettatore di turno.

La scena però non è calcata solo dalla Baronti: infatti lo spettacolo più che un monologo è un racconto a più voci e a più livelli, in cui la narrazione è portata avanti in egual misura tanto dalla recitazione, quanto dal canto, dalla musica e dalla danza curata dalle eclettiche Cristina Alioto e Patrizia Belardi, quanto dalla videoarte realizzata da Beatrice Meoni, che attinge anche dalla prolifica produzione bollywodiana.
La voce della Baronti fa quindi da collante tra i diversi livelli di questo racconto, alternandosi a momenti puramente musical-danzati o a momenti squisitamente visivi.
Una citazione merita infine l’originale scenografia realizzata dalla stessa Meoni e fatta di pannelli rotanti, schermi, inferriate, veli e finestre: proprio grazie al continuo movimento di questi elementi e al gioco di luci va in scena uno spettacolo suggestivo, capace anche di raccontare la nascita del cosmo semplicemente avvalendosi di un telo bianco che ondeggia davanti alla narratrice.
Indubbio il risultato finale nell’animo dello spettatore ossia una gran voglia di approfondire la conoscenza di una tradizione plurimillenaria come quella indiana e destinata probabilmente a tornare in auge nei prossimi anni anche per motivi puramente economici.

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