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Roberto Campagna: la morbidezza del legno

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaIn un sabato d’autunno mi sono avventurata su una strada impervia per arrivare a Carpineto Romano, paese carico di storia e di caldarroste. Dopo aver percorso una strada tortuosa, con lo stomaco ancora sottosopra per le curve a gomito, il profumo scoppiettante delle caldarroste ha invaso le mie narici, quasi dimentico che la meta finale è puramente artistica. Mi riprendo e cerco il punto più alto del paese.
La personale di Roberto Campagna è incastonata in una sala del Palazzo Aldobrandini indicato anche come Reggia dei Volsci. Si tratta della storia dell’artista che torna al suo paese d’origine e nel voltarsi al passato trova la spinta a ripartire. Una ritorsione su se stesso per raggiungere un nuovo slancio.


Trilogia “dall’arcaico al concettuale”
è il titolo della mostra che sarà ospitata fino al 6 gennaio 2009 nell’antico palazzo Aldobrandini, nominato Museo Territoriale.

In un autunno di intensa umidità ho trovato in questo borgo che ha visto nascere papa Leone XIII, un legno ammorbidito dalla sapienza di Campagna. L’artista ha trovato nell’arte antica del legno intagliato una ricerca artistica di tradizionale fattura. Il senso di questa mostra esprime, in più tasselli, il legame tra Campagna e Carpineto Romano. Paese di montagna dal freddo intenso in cui si sviluppa come un’esigenza necessaria trascorrere le ore di fronte al camino a scalfire il legno, materiale vivo da sottrarre al fuoco. Arte antica dunque e tradizionale in cui Roberto Campagna scopre nuove identità e riscopre simboli della nostra religiosità. Campagna dunque decide di usare il gesto antico e di affrontare nuove argomentazioni o riaffrontare tematiche quasi abbandonate dal dire artistico. L’arte sacra per Campagna non si sofferma alla devozione, fa ricerca anche in questo ambito. Dal sentimento popolare l’autore ha ripreso immagini consuete e familiari come l’Angelo, nel cui viso morbido racchiude il concetto di vicinanza al divino.
Il putto è solo volto e ali. Il corpo del bimbo, che è tale perché privo di sessualità terrena, non ha bisogno di corporeità, la tenerezza infantile è un chiaro richiamo all’iconografia rinascimentale.

Campagna si dimostra molto attento ai punti di riferimento della sua storia artistica. A Carpineto Romano si è ritrovata la pala San Francesco in meditazione, di Michelangelo Merisi, adesso conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. Il San Francesco cupo e riflessivo è il margine su cui si affaccia il nostro scultore che realizza nel 2000 il Saio di San Francesco, una copia della veste del Santo di Assisi. La scultura è riempita dalla corposità del legno di abete e sembra planare sul sentimento di carità francescano. Campagna ha la prerogativa della semplicità, anche nei suoi studi su Caravaggio, dimostra la sua reverenza all’artista della luce aggiungendo il turchese come una patina, non trasformandolo ma leggendolo in modo diverso. Un cromatismo per rendere lievi opere dai risvolti complicati come ne il Riposo durante la fuga in Egitto con una rilettura ammirata e reverenziale.
Un viaggio tortuoso quello per Carpineto Romano e la sua rocca ma dalle piacevoli soddisfazioni artistiche, direi…

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