Quando il design si colora di verde
[ARTI VISIVE]
“Lapel chair” è una sedia che si ispira alle tecniche di piegatura Origami, nata dalle bizzarre intuizioni e di un famoso designer australiano, Stuart Mcfarlane. Fin qui tutto normale, la creatività non ha confini, lo sappiamo benissimo. Il punto è che questo oggetto d’arredamento è stato realizzato piegando, proprio come avviene nell’arte millenaria degli Origami, un candido materiale plastico, solido e resistente, riciclato e riciclabile al 100%.
Stiamo parlando, in poche parole, di eco-design, tecnica di progettazione “pulita” che proclama, senza mezzi termini, la minimizzazione dell’impatto ambientale nello sviluppo e nella produzione di oggetti d’arredamento. Da qualche tempo a questa parte infatti la creatività dei designer si riflette su prodotti rispettosi della natura, pensati tenendo conto del consumo energetico e del ciclo di vita dei materiali, volti a trasformare semplici beni estetici in oggetti simbolici promotori di una nuova sostenibilità. L’idea alla base di questa nuova e affascinante tendenza è quella di “chiusura dei cicli dei prodotti”, ovvero il recupero dei materiali alla fine della loro vita in modo da rendere circolare il processo di utilizzo, limitando così il problema degli sprechi e della sovrapproduzione di rifiuti, che ogni giorno di più rendono apocalittico il quadro futuro del globo terrestre.
Nell’eco-design l’oggetto viene considerato come un sistema complesso e funzionale, pertanto nella fase progettuale si tengono in considerazione tutti quegli elementi che nel design tradizionale passano in secondo piano come gli imballaggi, i consumi e le reti energetiche. Il ciclo di vita inoltre è inteso nella sua totalità, dato che, come sappiamo, l’impatto ambientale di un prodotto non si presenta solo durante la fase di produzione, di uso o di smaltimento, ma include anche il trasporto delle risorse, i processi di lavorazione, la distribuzione, l’uso e il riuso.
L’espressione più in voga diventa quindi green design, un design verde e pulito che recupera i materiali di scarto trasformandoli in risorse riadattabili, lontano anni luce dai dettami del lusso sfrenato e dall’insostenibilità del consumismo, volto al risparmio energetico e alla responsabilizzazione del consumatore.
E allora ci troviamo di fronte ad oggetti come la poltrona “Wabi Sabi” di PIE Studio, un blocco interamente realizzato con semi, fogliame, trucioli di legno e detriti raccolti dopo il passaggio del devastante Uragano Katrina, gli sgabelli “Spiral Stool”, progettati dai designer di Viable London e realizzati con un mix di feltro recuperato e sughero, o come il porta cd realizzato da Fethi Atakol, ricavato da una vecchia teglia da cucina in alluminio.
Da citare obbligatoriamente l’iniziativa Remade in Italy, un progetto nazionale volto a sensibilizzare produttori e consumatori all’uso di oggetti creati con materiali di riciclo e a promuovere il più possibile progetti di design eco-orientato, sostenibile ed ecologico.
Questi i principali siti di riferimento:
www.remadeinitaly.it
www.viablelondon.com
www.fethiatakol.com
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