41° Parallelo: da Zagarolo a…
[IL 7 SU…]
Invece di approfittare del sabato per recarsi in qualche concessionaria a provare l’ultimo modello di automobile scaccia-traffico, il sottoscritto è uscito dal Raccordo per proiettarsi armi e bagagli a Zagarolo, e non per trovare parcheggio o per fare l’Easy Driver come in una puntata dell’omonima trasmissione, ma per assistere all’apertura di 41° parallelo, una “due giorni” di manifestazioni culturali ideata, gestita e promossa dai Tetes de Bois, il famoso gruppo folk rock.
Questa “condivisione di saperi”, questo “segno democratico” – come recita il ben curato flyer dell’iniziativa – iniziava la mattina dell’11 con una serie di interventi nel tessuto urbano della cittadina laziale, a base di letture poetiche di fiabe e racconti provenienti da altri luoghi del globo, accomunati a Zagarolo per il trovarsi sullo stesso parallelo, il 41°, appunto. La manifestazione, infatti, già alla seconda edizione, punta a intessere relazioni internazionali globalizzanti, in senso buono, con altre culture ben vive all’interno di quella fascia geografica, permettendo un confronto che in futuro diventerà sempre più stretto, con inviti ad artisti stranieri, ed il coinvolgimento delle giovani generazioni attraverso diversi istituti di formazione. In prospettiva ci si può aspettare che Zagarolo divenga la città più gemellata d’Italia, se si pensa che l’Officina Culturale che è dietro a questo progetto provvederà a collegare, sul filo del 41° parallelo, realtà diverse come Tirana, Skopije, Istambul, i deserti della Cina, il Giappone, gli States e Oporto e Barcellona, per poi tornare in Italia passando per l’Asinara fino a ricongiungersi con l’area romana. Un progetto tanto ambizioso quanto necessario, che non può che far bene anche alla promozione dei vini e della porchetta locali, che forse finalmente cominceranno ad essere degustati anche sulla Grande Muraglia.
Ma torniamo al reading itinerante con cui ha avuto inizio l’edizione di quest’anno. La prima tappa è stata piazza Marconi, su cui si affacciano anche gli uffici comunali. Proprio accanto al bar Fabrizio Parenti ha letto, da “Donne, cacciatori e perfidi imbroglioni – personaggi della saggezza popolare albanese” di Sakol Jakova, una fiaba albanese su un mercante che ha tentato senza successo di imbrogliare un astuto venditore d’olio, e poi un racconto di un’albanese a Roma che riferisce di come due suoi connazionali rimasti inorriditi dinanzi al traffico metropolitano al punto di leggere ovunque segnali di morte, decidono invece di non tornare più in Albania dopo aver visto una famiglia che consuma tanta carne da offrirla in pasto anche al cane! (di Ornela Vorpsi, da: “La mano che non mordi”). La lettura, teatralizzata a dovere da Fabrizio Parenti, era accompagnata con discrezione e sensibilità dal basso e dalla tromba dei Tetes de Bois, rispettivamente Carlo Amato e Luca DeCarlo, che improvvisavano spunti sonori d’atmosfera mentre avventori del bar e passanti si lasciavano stuzzicare dall’insolito intrattenimento.
Mi sono premurato di ascoltare, in proposito, l’impressione di un terzetto di anziani seduti su una panchina lì vicino, ma mi è stato chiesto con diffidenza se era una iniziativa dei democratici. “Penso di sì. Chi avrebbe preferito, signora?”, ho rilanciato io. La portavoce del gruppetto ha risposto che loro stanno “in un cantuccio, ormai”. E, nonostante li abbia visti lì al loro posto sin dall’inizio, li ho sentiti dire: “Di questa cosa che avete fatto non sappiamo niente, siamo usciti adesso di casa…” “Non me la raccontate giusta, voi; chissà con la vostra Memoria quanto avete da insegnare ai popoli del 41° parallelo…”.
Seconda tappa a Piazza Indipendenza, davanti al Café Alternativ. Lì il racconto sugli albanesi a Roma è stato sostituito dal cantastorie Parenti con un racconto dai toni favolistici del giapponese Murakami Haruki, da “Tutti i figli di Dio danzano”, che narra di una coppia che in un bosco, anche mentre fa l’amore, riesce a tenere lontani gli orsi suonando a turno un campanellino. Lì ho chiesto a qualcuno ad un tavolino del bar se l’operazione di portare spigolature di cultura fuori dai “recinti” ufficiali è un azzardo indisponente o un’opera meritoria, e per fortuna mi è stato risposto che è sicuramente positivo il tentativo di aprire una certa mentalità ristretta ad esperienze culturali che siano diverse da quelle dello sport o della fruizione televisiva dei reality. L’intervistato mi ha confidato che la lettura ha avuto per lui un ruolo insostituibile nel soddisfare il desiderio di conoscenza e permettergli di evolversi.
Successivamente la piccola carovana si è spostata al Salone delle Bandiere, a Palazzo Rospigliosi, dove stava avendo luogo, di fronte ad una platea di ragazzi del liceo scientifico della città, la presentazione ufficiale dello stesso progetto; dopo che il Sindaco stesso ha parlato di una Zagarolo capofila di una manifestazione complessa dal carattere multiculturale, e del valore del sapere, inalienabile patrimonio degli individui anche nel momento in cui i patrimoni finanziari dimostrano la loro volatilità, la performance letterario-sonora si è inserita con l’effetto di sorpresa, quasi a dimostrare, con la sua apparente estemporaneità, la vitalità dell’approccio degli organizzatori, tra cui Andrea Satta, principale referente di 41° parallelo nonché cantante dei Tetes de Bois, che ha poi proseguito a presentare il valore formativo dell’iniziativa mentre il gruppetto dei post-situazionisti si allontanava diretto alla quarta tappa della loro “escursione”.
Al mercato di Zagarolo la performance non è riuscita a turbare più di tanto i traffici mercantili spiccioli con la storia del venditore d’olio che non si fece ingannare, se non qualche massaia che, pur con i sacchetti pieni, ha avuto la forza di voltarsi a guardare gli artisti, ringraziandoli poi mentalmente di averle ricordato di comprare l’extra vergine d’oliva. Il fruttivendolo invece, sempre riferendosi al racconto albanese, sogghignava tra i banchi di arance con l’aria di chi è sicuro che “pure a me, e quando mi freghi!” Un collaboratore del 41° parallelo che si prestava a fare da uomo sandwich tra due manifesti dell’Associazione, mi manifestò il timore che la gente del mercato, per picchiarlo in quanto “portabandiera” dell’iniziativa, lo mettesse ancora più “in mezzo” di quanto già non si trovasse tra quei due rettangoli di cartone, e così, ci siamo tutti spostati più su, lungo la strada, fino alla quinta ed ultima tappa: un supermercato della Coop, in cui le parti si sono ribaltate.
I guastatori hanno compiuto un vero e proprio blitz, perché le cassiere non erano state avvisate dal direttore ed inizialmente avevano reagito malino all’invasione. Quando poi il loro capo ha rinnovato la disponibilità, il mini-reading si è svolto all’insegna di una tolleranza stiracchiata che avrebbe fatto sorridere un rumeno. La voce di Parenti a tratti suonava imperiosa accanto ad un registratore di cassa, accanto a cui s’era andato ad incastrare, mentre i due brillanti musicisti cercavano di non ostruire l’ingresso con le note, oltre che con la loro presenza scenica. Alla fine, le cassiere hanno fatto buon viso a cattivo gioco, dichiarando che non c’è stato tutto questo disturbo, che anzi era stato tutto sommato piacevole. Forse perché avevo appena promesso loro che per tutto un anno l’Arte non sarebbe più tornata lì a sabotare la lettura dei codici a barre, che in effetti sono fatti apposta per classificarci soprattutto come consumatori di dolcetti alle mandorle. Ad ogni modo, se il buongiorno si vede da questa mattina dell’11 ottobre, il 41° parallelo è destinato ad instaurarsi con la giusta decisione nei mercati culturali di una striscia (di mondo) un po’ più significativa di quella su un maglione di Benetton. Infatti in questo caso non ci si fermerà al segno simbolico nell’universo delle merci, ma si procederà a scambi fattivi tra artisti e popoli in carne ed ossa.
Per tutti i programmi presenti e futuri dell’associazione, www.myspace.com/ tetesdebois.
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