Skip to main content

Tra FX e archetipi classici

diegociorra
[STREAP- TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]

diegociorraMercoledì 1 ottobre, presso la fumetteria Forbidden Planet a Roma, si è svolta la presentazione del libro Cinema e fumetti- guida ai film tratti dai cartoon, con la partecipazione dell’autore Mauro Antonini.
Mauro, laureato in Scienze Umanistiche presso la Sapienza con una tesi in Filmologia sulle strutture drammaturgiche delle origini dei supereroi al cinema, da più di due anni scrive regolarmente come critico cinematografico sulla rivista Segnocinema; contemporaneamente svolge l’attività di promotore e relatore di numerosi progetti cinema per le scuole medie e superiori, il primo dei quali prendeva in esame la condizione dell’adolescente in Spider-Man 2.

Insomma, un illuminato…
E’ che ho imparato a leggere con i fumetti, o meglio leggo fumetti da prima ancora di imparare a leggere! Crescendo i fumetti e le strip sono divenuti la mia forma di letteratura e d’intrattenimento favorita, adoravo Zio Paperone di Carl Barks, i Peanuts, Calvin & Hobbes. Il mio primo fumetto non umoristico fu un numero di Batman del 1989, lo ricordo bene perché quell’anno uscì al cinema Batman di Tim Burton. Probabilmente ciò strutturò la mia forma mentis secondo cui cinema e fumetti sono praticamente un’unica cosa, un’unica grande fucina d’immaginario. Nell’89 potevo leggere o andare al cinema a vedere Batman, non c’era differenza.
In definitiva, i supereroi e i comics in genere hanno segnato ogni mio importante passo formativo e professionale di cui il libro Cinema e Fumetti (ed. Dino Audino 2008) può essere considerato come la naturale summa evolutiva.

Come è strutturato il tuo lavoro? Hai seguito dei filoni concettuali o hai preso in considerazione i singoli film?
Grazie alle trasposizioni filmiche oggi i personaggi dei comics non sono più un patrimonio dei soli lettori e appassionati ma sono più che mai parte fondamentale dell’immaginario collettivo. D’altra parte, però, la sempre maggior divulgazione ha creato un caos ideologico a livello popolare su “cosa” s’intende per fumetto e su quali personaggi cinematografici siano realmente tratti dai comics, tanto si fa attualmente uso e abuso del termine “fumetto”, del termine “supereroe” ecc. Da qui l’idea di strutturare il libro come una guida che desse al lettore dei punti fermi e precisi. Ho scelto di analizzare in singole schede storico-critiche tutti i film tratti dai fumetti attualmente usciti in Italia, dal periodo del muto fino ai giorni nostri, senza far distinzione tra opere live-action, d’animazione tradizionale o digitale né sulla provenienza nazionale dei singoli film. Il libro, pur catalogando le schede in ordine alfabetico, da la possibilità al fruitore di ricostruire attraverso precisi richiami la storia e l’evoluzione del rapporto tra i due medium, nonché di riconoscere e analizzare i topoi e i temi ricorrenti, tanto per ciò che concerne l’ambito iconografico quanto l’ambito narrativo.
Un vero e proprio vademecum di tutte le opere ispirate ai fumetti, anche se in alcuni casi si è deciso di sovvertire l’ordine alfabetico per inserire alcune pellicole in dei macro-insiemi che diano un’idea storica dell’evoluzione di un singolo personaggio, mettendo in sequenza le varie schede dedicate, ad esempio, ai film di Superman, Batman, Hulk, Spider-Man, Dick Tracy, Charlie Brown, Asterix, Lupin III, I Racconti della Cripta e via dicendo.

E’ un index davvero così completo?
Credo che uno dei punti di forza di Cinema e Fumetti sia proprio il suo “completiamo”. Ho dato largo spazio ai film dedicati ai supereroi visto che sono, per così dire, “il tema del giorno”. Il fatto che i supereroi e le graphic novel americane e inglesi prendano largo spazio del libro non nuoce, comunque, alla grande attenzione rivolta ai film ispirati ai manga come Akira, Metropolis, Ken il Guerriero, o ai fumetti italiani come Diabolik, Tex, Kriminal o ai francesi Asterix, Barbarella ecc..

Parlando di trasposizioni cinematografiche di cartoon, quali pellicole possono essere considerate paradigmatiche del genere e perché?
Nel libro faccio spesso riferimento alle due “grandi ere” del fumetto al cinema. La prima ha il suo esordio nel 1978 con Superman di Richard Donner che sigla la nascita del cinema di supereroi con delle regole strutturali e iconiche ben precise, la seconda era è quella che dà il via all’attuale new wave di comic book movies, ha il suo inizio in X-Men di Bryan Singer. Donner in Superman aveva ben chiaro il suo ruolo “iniziatico” tanto da fregiare la pellicola del tagline “you’ll believe a man can fly” come a sottintendere che la sfida del cinema da lì in poi fosse quella di innalzare la sospensione dell’incredulità dello spettatore portandola al pari di quella del lettore di fumetti. X-Men è stato invece una sorta di starting point cui la Marvel si è servita per integrare i suoi personaggi in maniera massificata sullo schermo. Ma il vero e proprio film-paradigma sui comics Marvel resta a tutt’oggi il primo Spider-Man di Sam Raimi che ha introdotto senza filtri l’immaginario di Stan Lee sul grande schermo. Anche qui il valore “archetipico” è siglato da un fattore extra-testuale, mi riferisco al logo Marvel che precede il film in cui immagini dei comics si sovrappongono tra loro come uno sfogliare delle pagine che, in un intensificarsi di velocità, si trasformano nella pellicola che scorre. Quasi a metaforizzare il passaggio dei comics al cinema come un processo continuativo, naturale e privo di cessioni. Trovo che anche Batman Begins di Christopher Nolan abbia un valore “iniziatico”, presentandosi quale grande “spiegazione mitologica” della figura di Batman, eludendo la struttura che vuole subito nel film l’origine del supereroe e lo scontro con l’arcinemico. Nolan si concentra sulla figura dell’eroe, posticipando lo scontro con l’arcinemesi Joker al capitolo successivo, Il Cavaliere Oscuro.

Hai effettuato anche uno studio sul ruolo che hanno giocato gli effetti speciali dai primi esempi di film fino alle ultime grandi produzioni?
E’ indubbio che uno dei maggiori fattori per far “credere” ai supereroi al cinema fosse di carattere tecnico. Ho prestato grande attenzione sul “come” e sul “perché” l’evoluzione tecnica abbia facilitato la traduzione delle icone cartacee su grande schermo. La progressione tecnologica rende, a mio avviso, sempre più accettabile e credibile al cinema la presenza dei personaggi iper-relisti dei comics, proprio per il carattere “grafico” delle nuove tecnologie informatiche. Uno dei limiti del cinema pre-digitale, qualora doveva riprodurre personaggi e situazioni che finora erano figurate solo sulla carta dei comics, era quello di servirsi di attori “corporei” e di set “materiali” che rendevano tridimensionale la pagina del fumetto, riadattandola a volte con risultati avanguardistici (si pensi allo stesso Superman o al Dick Tracy di Warren Beatty), altre volte enunciando la difficoltà di riprodurre con funzionalità il disegno. Grazie alla computer graphic, invece, ciò che è disegnato su carta viene letteralmente ri-disegnato sullo schermo in modo da strutturare una vicinanza concettuale con il fumetto che riporta, oltretutto, il cinema al suo status originario di puro schermo su cui vengono proiettate immagini. Ciò rende i fumetti al cinema realistici al massimo grado non perché accomunati alle leggi della riproduzione fotografica della realtà dello spettatore bensì alla riproduzione grafica dell’unica realtà per loro possibile, quella del disegno. Si pensi solo a come Robert Rodriguez e Frank Miller riescono, grazie all’uso del croma-key, a riprodurre al cinema gli albi di Sin City come se li stessero letteralmente “ristampando su pellicola”.

Quali sono le conclusioni a cui porta il tuo saggio?
Lascio che sia il lettore a trarne di proprie. La mia speranza è quella che dalle pagine del libro trapeli una ricchezza contenutistica finora inesplorata per quanto riguarda il cinema dei fumetti e che si evinca la complessità delle varie opere e dei testi cui s’ispirano. Se avrò fatto la mia parte nella demolizione del luogo comune che vuole i fumetti e tutto ciò ad essi connesso come esempi di banalità e di pochezza intellettuale mi potrò ritenere soddisfatto.
Anche le major cinematografiche si stanno rendendo conto che il pubblico di lettori di comics è una fetta importante del loro guadagno e che sarebbe anti-commerciale deluderli. Senza contare che, qualora trattate con attenzione, le trame dei fumetti assicurano il successo anche tra i non-lettori, vista l’esposizione di valori sommi, temi universali e figure archetipiche che da sempre i comics presentano.

cinema, martelive, martemagazine, Mauro Antonini, Rubriche, Tra FX e archetipi classiciFumetti

Lascia un commento