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L’arte erotica e’ piu’ difficile da realizzare o da spiegare?

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE] 

shibaVenerdi’ scorso, 19 settembre 2008, la Galleria Vista ha inaugurato una mostra con un titolo che suscitava la mia curiosita’ e di certo anche la vostra: Ars Erotika. Personale di Giovanni Bonpadre, artista alla sua prima esposizione monografica nonostante la sua non piu’ tenera eta’.
Mi rendo conto che discutere di erotismo in un periodo storico sfacciato come il nostro sia difficile, non si sa se ci si deve aspettare una nuova provocazione e forse ci basterebbe un po’ di normalita’, se e’ mai esistita.
Dunque, suppongo che Bonpadre si sia sforzato in ogni modo per proporre il tema dell’eros con nuovi accenti. E non è mia intenzione soffermarmi piu’ di tanto sui suoi lavori. Strano trattandosi di una rubrica d’arte visuale? Ho trovato, pero’, molto interessante le parole del critico d’arte che ha “spiegato” i lavori di Bonpadre e ne ha curato il catalogo, Giancarlo Bonomo. L’intellettuale ha presentato con accuratezza anche verbale le opere polimateriche di Bonpadre con una presentazione con grandi riferimenti e molte citazioni, sulle quali vorrei porre la giusta attenzione, considerati i nomi tirati in ballo per spiegare i lavori raccolti per questa mostra.

Il primo nome che ha colpito la mia attenzione è stato quello di Platone, Bonomo intravede una ricerca dell’idea nelle opere di Bonpadre, quasi un’avvicinarsi grazie a queste al Demiurgo. La mia memoria filosofica mi riporta alle parole di Socrate ne il Fedro. Platone in quest’opera gioca continuamente con il lettore e consegna la sua idea alle parole di Socrate che a sua volta dichiara di riportare le parole del poeta Stesicoro. Per Platone il bello e’ legato all’armonia e l’arte, che per il nostro non era altro che un’imitazione della natura. Gli artisti non aiutano il Demiurgo, usano la natura per spiegarla e non possono che dire del bello e non essere di per sè bello, per questo gli artisti non sono per Platone, ahinoi!, molto utili nella societa’. Sempre che io abbia ben compreso La Repubblica, pero’ quanto meno l’ho letta! Platone non intravede nel’arte una utilita’ e in questo non e’ vicina di certo al mio pensiero e spero anche al vostro, pero’ affascina la sua idea di un culto per la bellezza come concetto armonico legato alla proporzione. Ci chiediamo percio’ come le opere di Bonpadre si possano avvicinare all’idea del filosofo: per Platone l’arte non può spiegare l’idea e le opere artistiche non dicono la natura perche’ non possono che imitarla e per questo distorcerla. Se si vuole considerare la bellezza nel pensiero di Platone questi di certo non ci vedrebbe armonia nelle materie che si confondono come le forme costrutto base delle opere di Bonpadre.

Un altro citato da Bonomo e’ Kandivsij. Se Bonpadre, come lo stesso Bonomo ci dice, fa dell’arte un atto liberatorio senza un vera costruzione è da supporre che l’avvocato del colore e della linea, il padre dell’astrattismo, avrebbe da ridire su quella che lui definiva senza celato disprezzo “art pur l’art”. Ma il nostro critico non contento di accostamenti quanto meno azzardati vuole stupire il suo ascoltatore e paragona l’erotismo dell’arte in Bonpadre alla delicata e lungimirante Colazione sull’erba, di Manet. La provocazione per Manet è dichiarata e palese anche per questo scomoda nel momento storico in cui si esprime, mentre trovare un esplicito formale nelle opere di Bonpadre è quanto meno complicato.

La domanda è: ma il signor Bonomo ha presente le opere e l’artista di cui parla ?
Date uno sguardo alla mostra che è ospitata nella Galleria Vista in via Ostilia, 41 fino al 2 ottobre e direte voi stessi…

di Shiba

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