FotoGrafia Festival: il Circuito (III parte)
[ARTI VISIVE]
Al Circuito di FotoGrafia Festival i percorsi possono anche essere lievi e semplici. Il proseguimento del cammino, tra gli scatti legati alla quotidianità, questa volta ha avuto modo di far allentare la tensioni dalla continua corsa della quotidianità.
Annebbiamo i nostri sensi tra gli odori forti e deliziosi della Fabbrica del Cioccolato sulla via Tiburtina. Le molteplici immagini sulle pareti, oltre cento, sono confusamente dedicate alla vita.
La location è veramente indicata per accogliere le foto appese senza alcun supporto in modo poliedrico e senza appigli stabili, perché sono solo ricordi che vivono dolcemente nel pensiero femminile di Claudia Ferri. Impalpabile è il suo progetto, perché afferrare i momenti di spicco della giornata è un’impresa della memoria che prosegue grazie ad un sito che la stessa fotografa cura (www.impalpablephotos.com), in cui raccoglie scatti immediati grazie a quello che è solo un cellulare fornito di fotocamera. Incredibile che una fotografa professionista abbandoni il suo strumento, no? Ma l’immediatezza è il fondamento di questa ricerca che ha un senso di utilità anche grazie ad un tipo di spiegazione veloce.
Altro sguardo femminile per raccontare della “strada” colorandola di un azzurro intenso. La strada è necessaria per un passaggio, ma queste foto non indicano un viaggio ma un tratto di percorso che si accende della presenza di un colore vivo e si sottolinea grazie ad esso. Dal non luogo al luogo, della francese Marie Sjoberg, è l’osservazione di chi percorre un cammino e non mette in primo piano il viandante, rendendo il viaggio intenso anche per le sfumature che si sottolineano e si demarcano. La Galleria ICIPICI in via Giulia che ospita queste “sole strade” diventa per il visitatore un luogo dove non si visita la fotografia ma la si produce, per questo è forse il punto in cui il senso del Circuito può avere maggior credito del reale.
Quando si attraversa un momento o un luogo, ci si trova innanzi a delle congiunture che sono la burla dei nostri occhi e che la nostra attenzione ha modo di cogliere grazie allo strumento “macchina fotografica”. Questa è l’indicazione di Claudio Spoletini presso la Città dell’Altra Economia, Campo Boario. Che ci faccio qui?, domanda retorica, perché la risposta appare ovvia visto che il fotografo presente coglie ogni suo istante per consegnarlo agli altri. La luce è forte protagonista di queste foto e gioca con gli stessi attori mentre crea nuove identità. In questa successione di scatti si presenta l’ironia del fotografo romano che riesce a farci sorridere della nostra inconsapevolezza di essere attori della nostra vita.
Con la fotografia ogni volta di più diventiamo consapevoli che il tempo ci sta rubando l’anima, ma che il fotografo la riesce a recuperare sempre con opportuno dileggio.
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