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Speed Racer, regia Andy e Larry Wachowski

CINEMA- Quando ci si ritrova a parlare dei mirabolanti Fratelli Wachowski, l’unica definizione che può venire in mente è “innovazione”. Dai tempi di quel lontano Matrix del ’99, i due registi hanno deliziato gli occhi di noi spettatori con immagini uniche,trasportandoci in dimensioni decisamente oniriche.
Con la loro ultima pellicola intitolata “Speed Racer”, i due vogliono rendere omaggio a quello che fu l’Anime giapponese più famoso degli anni ’80: “Match Go Go Go”.
Speed Racer (Emile Hirsch) possiede, fin da bambino, una sfrenata passione per le gare automobilistiche.
Dopo la tragica perdita del fratello Rex, Speed inizierà a mettere anima e corpo in quella che diverrà la sua carriera sportiva da pilota.

Con la sua Match 5 tenterà di raggiungere i più alti traguardi mai sognati tra sfide, inganni, il misterioso X Racer (un quasi sempre mascherato Matthew Fox) e un ideale da salvare.
L’obiettivo finale sarà costituito dal Gran Premio del “World Racing League” e, Speed stesso, potrà vantare il sostegno dell’intera famiglia Racer (Mamma Sarandon e Papà Goodman) e della sua ragazza, Trixie (Christina Ricci).
La pellicola, seppur diretta ad un vasto pubblico non fatto di soli adulti, non ha avuto un riscontro positivo ed è stato considerato un vero flop, tanto negli incassi americani quanto in quelli italiani.
Tuttavia, tralasciando questi deludenti riscontri, a noi sembra che non sia stato dato il giusto valore all’opera dei Wachowski.
Perché non appena scorrono i minuti, si inizia a comprendere che ciò che si ha davanti è un piccolo gioiello a sè stante, pieno di pregi e difetti.

I colori sono talmente accesi e festosi da risultare ipnotici, in uno sfondo computerizzato che dona effetti speciali da urlo.
Le corse automobilistiche, sfrenate e a tratti confusionarie, finiscono con l’intrigare mano a mano che si scava a fondo nella vicenda, togliendo letteralmente il fiato in un finale a dir poco adrenalinico.
Giusto in queste corse le vere protagoniste sono le automobili, che presentano un interessante design, ricalcato sulla rara Antas V8, di produzione italiana della “Faralli & Mazzanti”.

Ma se da un lato il Film è una vera e propria tavolozza piena di colori, dall’altro ricade ben presto in una sceneggiatura scarsamente curata, con alcune falle noiose, come per esempio il tema moralista della famiglia e le gag azzardate del fratellino minore di Speed e del suo scimpanzè.
C’è anche da dire che il gioco narrativo, nei tanti flashback tra passato e presente, risulta gradevole e diretto, come un grande ed unico collage visivo.
L’opera, da considerarsi un vero e proprio cartone animato, supera le intime aspettative e dona più di un brivido, rompendo quei convenzionali schemi che i Wachowski pare odino tanto.

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