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Class Design a cocuzza

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Commento # 10 di: crocchett – pubblicato il 07 Novembre 2007, 16:13 –
Design questo? Scusate ma e’ ridicolo… Quelli della Giggi Bill hanno design, questo e’ una tamarrata per ragazzini… Non confondiamo le cose, su!

Non ne discuto la dotazione hardware, e ok “de gustibus” ma non esageriamo, eh?
Recensione: Gkrull XF-gn Tratatra!830: potenza e design.


“La gamma XF-gn è per Gkrull una linea di prodotti esclusivi perché nessuno certo se la copia, e in cui il dettaglio pseudo-estetico e la scelte dei componenti hardware jeeg-robotici sono stati molto curati per non farli assomigliare ai loro progettisti, che sono dannatamente malati. Il piccolo Tratatra! 830 con un display a coriandolo rettale da 13,3 pollici si dimostra leggero ma ricurvo, imbarazzante nel trasporto alla luce del sole e impone particolari compromessi di natura sessuale in merito all’usabilità. La colorazione fango opaco è un ulteriore segno distintivo”.
Nell’assemblare il notebook ribaltabile a sonagli modulari la Gkrull è riuscita a integrare effi-cacemente esigenze create a bella posta: le soluzioni hardware scelte, tra cui i cassetti incastrati nel paraurti a pendolo e il tettuccio firewire a vongola offrono prestazioni elevate per l’olfatto, mentre alcuni accorgimenti costruttivi hanno permesso di contenere il peso (anche spirituale) ma non il disgusto per i profilati in molibdeno e le carrucole a preservativo mobile; inoltre la diagonale dell’ovoide da 13,3 pollici a concavità controllata permette di utilizzare il portatile anche per lunghi massaggi del coccige con lettura di impronte digitali. Il prezzo è adeguato ad un prodotto top per la sua gamma che risolve i problemi con la stessa meccanicità con cui li crea”.

A me quelli del supermarket volevano appiopparmi a forza, come premio della raccolta a punti, un tostapane levigatissimo, stondato e celestiale che sembrava da aviatore, ma aveva pinze e pulsantoni in plastica argentata che ballonzolavano nei loro rispettivi alloggiamenti senza la scusa della multifunzionalità. Quando, provandolo a casa, vidi uscir fuori di lì una molla randagia, e mi accorsi che la levetta principale non si bloccava in posizione, pensai a riportarlo alla base missilistica dicendo: “Houston, abbiamo un problema con il design”.
Donald Norman, autore del saggio: Il design del futuro, sconsiglierebbe l’acquisto di questi “attrezzi”, come quello di qualunque oggetto accattivante, ma dalle funzionalità tanto avanzate in teoria, quanto indefinite e inceppate nella pratica. Un malinteso orgoglio delle tradizioni del genio italico secondo l’autore pare che spinga i designers del bel paese ad insistere sulle carinerìe estetiche dimenticando la funzionalità funzionanti, i materiali ed i costi compatibili con un mercato composto di persone che non hanno l’anello al naso, ma i piercing. Il mondo oggi ha deciso di definirsi in termini industriali, non artigiani; l’economia non passa attraverso la cultura artistica del riciclo, ma piuttosto attraverso la produzione seriale di oggetti futuribili che ci permettono con le loro mediazioni di interagire con la realtà. Il design moderno è una scienza con un’estetica, all’interno di un’industria; ne consegue, per par condicio, che anche ingegneri e tecnici non sono autorizzati a trascurare il formale a danno del dato quantitativo e degli spigoli vivi.

Cogliamo quindi l’occasione per segnalare un HardBox, quello dell’azienda coreana Sarotech, che somiglia in maniera quasi perversa ad un libro rilegato con copertina brossurata. Due luci discrete indicano lo status sul fronte, e dietro c’è un drive SATA da 3 pollici collegabile al computer con un USB. Questo design “reazionario” potrà confondere al punto di far credere che avete letto un massiccio sexythriller intitolato Hardbox e che non vi interessa conservare alcunché in un hard disk esterno? Ed il tavolinetto “Delicious”, realizzato in zucchero stabilizzato (!) tra le creazioni della Coro Gallery, azienda specializzata in complementi d’arredo, può essere considerato tanto essenziale nelle sue linee, quanto essenziale come presenza nel nostro spazio privato? A me personalmente sembra più irresistibile “Flo”, il gemello di “Flaubert”, (entrambi sempre della Coro Gallery) un tavolo di legno ricamato che sembra la versione anni 2000 delle “buone cose di pessimo gusto” di gozzaniana memoria. Eppure non passerà molto tempo ed “Arsenico” sarà un motorino con annesso bocchettone per lo spurgo di pozzi artesiani, e “Vecchi merletti” verrà chiamata una bistecchiera a pattini che, mentre cuoce la carne, la bucherella ai margini con una serie di piccoli trapani ergonomici!

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