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Volgarità intransigente

[IL_7 SU…]

 

I had a nightmare. E ve lo racconto, come se fosse plausibile.
Un intero settore della scena politica italiana, che ha voluto definirsi demagogico ma liberticida, controriformista ma patito degli gnocchi, aveva stabilito che, anche se con tutta probabilità non sarebbe mai entrato nella maggioranza non tanto per i risultati ma per puro snobismo, non avrebbe considerato la questione contro- bollata, archiviata e sepolta fino all’ultimo, ed avrebbe pertanto cercato comunque di legittimare questa tornata elettorale con un trucchetto astuto che avrebbe messo tutti al riparo dalle accuse di anticostituzionalità e perdita del senso dello Stato.

Si trattava, in sintesi, della seguente manovra:
1) consultare in gran segreto le agenzie di sondaggi in genere fedeli ai Cavalieri e far da esse identificare tutti gli indecisi pronti a tutto pur di evitare l’arrembaggio al Parlamento dei politici più scalmanati.
2) ristampare le schede elettorali facendo in esse comparire, in una selva di tondini, riccioli e crocette con punteggi predeterminati, i simboli di compagini governative chiassose e avanguardiste, attualmente escluse dall’agone politico perché troppo “avanti” e contrapposte alle forze politiche attuali che viceversa sono oltremodo distratte dall’economia traviata dei risparmiatori fuorilegge.
3) costringere i suddetti indecisi a votare preventivamente, in una duplice tornata elettorale clandestina, prima su schede normali e scorrette e poi su quelle riviste e corrette, in un’ottica opportunistica sostenuta da una retorica da basso impero.
4) valutare il mood degli italiani da un confronto tra le preferenze espresse in queste due consultazioni e gli atteggiamenti socio-politici dei Cesaroni nei confronti di Briatore.
Per favorire la comprensione delle schede nulle, le liste ed i simboli erano stati disposti in diagonale e realizzati in forma tridimensionale, come pulsanti che, schiacciati, facevano scattare jingle sonori significativi, come una pernacchia o un muggito.
Orbene, i risultati nel sogno sono stati sorprendenti: anche se la maggior parte di questi elettori aveva riempito un apposito spazio previsto sulle schede con una varietà di condizioni a cui sot-tomettere i rappresentanti politici scelti, è risultato che gli italiani, in presenza di schede opportu-namente pretrattate, preferiscono orientarsi a favore di coalizioni dalla forte identità quali: Accoz-zaglia Trasformista e Illegalità Sbandierata, entrambi intorno al 20%, mentre al 18% trovavamo Volgarità Intransigente, e all’8% Avanti Incertezza ed i Pensionati Totemici. Il magna- magna teneva duro, e con il movimento l’Italia degli Intingoli si attestava al 7%. Molte schede erano state tuttavia spiegazzate in malo modo da quelli di La casa dell’Insofferenza, 6%, che intendevano cancellare dalle liste il simbolo, per loro odioso, di Alternativa Improponibile, al 4% ma data in crescita in virtù di inciuci basati su diagrammi grafici tra l’arte informale ed il fantascientifico. Gli italiani all’estero si sono espressi invece a favore di Malcostume Italiano, un partito ispirato a va-lori molto radicati nei tamarri, anche in Egitto. I restanti voti sparsi sono andati a liste anomale come Scherzi da Prete e Movimento Subdolo delle Sorpresine.
Questi risultati avrebbero dovuto essere presentati a chi si fosse per primo professato in genere “padrone del vapore”, in modo che potesse giudicare autocraticamente quali tipi di schede gli convenisse utilizzare per le consultazioni ufficiali al fine di trasformarle in un suo gioco privato, ma purtroppo l’intervento di una censura satirica estremista- radical- chic ha bloccato le operazioni sequestrando anche i bollini blu ed i punti del supermercato sventolati da un plotone di casalinghe disperate che attraversavano in corteo il centro di una Roma canaglia che non aspettava altro per proclamare uno sciopero generale degli statistici.
Un sosia di D’Alema peraltro ha commentato: “La Comunità europea così com’è ormai si può fare, non tutto questo casini, cioè, scusate, volevo dire…”
“Non è divertente!”, ha protestato un imitatore di Casini.
Si era discusso anche circa la possibilità di autorizzare i videomakers, a loro modo anch’essi degli “scrutatori”, a portare le telecamere in cabina elettorale, non però per favorire il voto di scambio, dato che i posti fissi sono finiti, ma piuttosto per documentare con le immagini l’ansia di chi ha deciso all’ultimo istante a quale tipo di voto di protesta dare luogo. Ciò avrebbe significato tuttavia dare vita, in ogni seggio, ad un reality show “istituzionale” in cui gli elettori nominati ed esclusi venissero eliminati a suon di schioppettate dai Buffalo Bill del Nord-Est (del Wyoming?), armati però solo di bustine di carta da gonfiare col loro fiato sprecato e far esplodere con una manata come se fosse il boom della cultura. Per una decisione in tal senso bisognava aspettare che gli astensionisti moderati facessero sapere se il loro è un non- voto cosiddetto “di apparte-nenza”, cioè se si sentono ideologicamente legati a questa identità di irresoluti e votano simboli inesistenti a prescindere. Il loro pudore gli ha impedito di confermare questa supposizione, altri-menti ci saremmo trovati dinanzi ad un colosso partitico tanto impalpabile nei contorni quanto cruciale per gli equilibri di un paese un po’ picchiato in testa.
Le fasce giovanili, che nel mio incubo più che indecise erano incerte di un avvenire poco “mitico”, intendevano forse dimostrare che la stabilità del precariato determinava in loro l’affiorare speculativo di una massa eterogenea di insulti, che solo in minima parte si traducono in graffiti sulle schede e voti disgiunti tra cuore e cervello, ma che soprattutto sfociano in blog irriverenti (più significativi degli exit poll) che chiedono per tutti i diciassettenni un materassino ad acqua in Parlamento, se non proprio una poltrona, e senza scorta se non quella di sacchetti di patatine Cipster.
D’altronde, valori malati ed ideali traditi dovevano restare al primo posto, i programmi venivano dopo, nel senso che si fanno per la serata e, per i più fortunati, per la notte; a meno che non si tratti della paventata “notte della Repubblica”. A questo proposito l’elettorato femminile ha fatto sapere che il loro, al solito, era un voto d’opinione (libera e bella), e non d’appartenenza (io sono mia). Ma il figlio di Berlusconi a molte faceva gola. Scherzavano? Le superdonne candidate premier no.

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