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Quando lo spazio di una pagina è la parola

evakent
[L’ILLETTERATA]

 

evakentIl Futurismo è stato soprattutto un movimento artistico italiano del XX secolo, sebbene nello stesso periodo simili movimenti artistici si svilupparono in altre nazioni europee.
La nascita ufficiale del termine “futurismo” fu opera del poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti che ne codificò la filosofia artistica pubblicando il Manifesto del futurismo (1909), rilasciato inizialmente a Milano e successivamente sul quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio.

In poche parole, il Futurismo si colloca sull’onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e decretando violentemente la fine delle vecchie ideologie. Per esempio, Marinetti esalta la velocità, l’industria, tutto ciò che in perenne movimento, perfino la guerra intesa come “igiene del mondo”.
I futuristi esplorarono ogni forma artistica, con l’intento di rappresentare il “movimento” nel suo svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale, lasciando sempre prevalere l’elemento dinamico, anche nella letteratura dove ogni parola assumeva una connotazione anche in riferimento alla spazio occupato nella pagina.
Sebbene profondamente influenzato dalle altre avanguardie storiche del periodo, quali soprattutto cubismo/astrattismo e movimento metafisico, il Futurismo assunse in Italia una connotazione totalmente indipendente, tanto da guadagnarsi una forse ingiusta connotazione di movimento di estrema destra, anche in virtù del fatto che osannava la guerra promossa dal Fascismo.
Lasciando da parte il movimento storico per il quale, per saperne di più, si consiglia la lettura del Manifesto (reperibile in biblioteca), era mia intenzione parlare, in questa sede di un libro di poesie davvero interessante, che, in qualche modo, mi ha richiamato alla mente alcune particolarità tipiche del movimento futurista.
L’autore è Raffaello Pallone, giovane scrittore emergente, alla ricerca di un linguaggio sempre nuovo ed attuale. Il libro si chiama Legata alle mie ali, edito da Il Filo. In questa raccolta di poesie è evidente una costante ricerca della parola e dei suoi mille significati nascosti (un po’ seguendo la cultura ermetica), ma anche la collocazione spazio- temporale delle parole che diventano regine assolute dell’evoluzione psicologica e intima della pagina (seguendo a tratti un tipo di poetica futurista, ma anche simbolista direi).
L’autore occupa tutto lo spazio a disposizione mettendo da parte le consuetudini correnti riguardo l’utilizzo dello spazio e sposa l’immediatezza, la forza e gli accostamenti o metafore anche bizzarre e insolite, tutto con l’intento di far arrivare subito il messaggio al lettore. Credo che il Pallone si insinui con forza espressiva e capacità nell’atto di leggere del lettore, con l’intenzione di scalzare le sue abitudini e di aprirlo a mille suggestioni “in un rimbalzo di richiami, di sensazioni e di figurazioni emotive.
Forse non propriamente futurista nel messaggio simbolico e/o filosofico, ma sicuramente intento in un tipo di espressività innovativa nella forma, nel movimento, nel contagio evidente con ogni tipo di arte ed espressività artistica. Pallone ci lascia intravedere un lavoro con uno sviluppo attivo su diversi livelli della coscienza personale, perché veramente il modo di esprimersi non è legato solo alle parole, anche se queste svolgono sempre e comunque un ruolo di primo piano.

Eva Kent, Legata alle mie ali, letteratura, Marinetti, martelive, martemagazine, Quando lo spazio di una pagina è la parola Futurismo, Raffaello Pallone, Rubriche

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