La solita Orchestra?
Che dire sull’ondata che ci ha travolto in settimana? Il concerto dei Gogol Bordello? Anche! Ma il maggior bordello eccolo qua: le nostre care elezioni. Ogni anno ci tocca!
Sondaggi, exit poll e poi risultati e numeri, numeri, numeri… Quest’anno almeno subito si è capito il risultato elettorale e la nottata vissuta sull’onda dell’indecisione è stata piuttosto breve. C’è di nuovo lui, (il Gran Maestro) a settantantrè anni suonati a dirigere l’Orchestra.
Un’Orchestra fatta da musicisti per lo più già ascoltati varie volte. Un’Orchestra che dovrà affrontare molti problemi come ricorda il suo Gran Maestro.
Un’Orchestra che avrà dalla sua la possibilità di far sentire la sua musica per ben cinque anni, senza troppi disturbi e problemi dalla sala vicina, dove ormai sono rimasti in pochi a suonare un’altra musica.
L’Orchestra vincitrice è effettivamente un po’ retrò, in doppiopetto, con pezzi della tradizione francese dell’altro secolo. Poco spazio a ritmi nuovi e pochi spazi creativi, se non fosse che il Gran Maestro il jazz ce l’ha nel sangue e qualche assolo e improvvisazione la farà, anche a costo di rubare lo strumento a qualche collega. In prima fila li, sempre i soliti, li sempre sul piano di destra il non più giovane pianista che ad un accenno di note sembra borbottare “verrà il mio tempo aspettate che verrà… ora sto qui in questo scranno, ma il podio del Gran Maestro è il Mio posto”, e la prima tromba, dura e pura come un tempo, anche se un po’ sfiatata, pronto a dare l’assolo al Va pensiero e al Va…, ma questa è un’altra storia. E poi il violinista pizzicato esperto in Economia che già dalla scorsa volta ha offerto un contributo centrale alla sinfonia creativa, peccato per i debiti (di riconoscenza?) che ha lasciato all’Orchestra. Gli altri suonatori, comprimari, disposti a suonare le note scritte sullo spartito, anche se palesemente sbagliate, anche se sempre le stesse, senza il pensiero delle stonature che arriveranno. D’altronde, la musica non si mangia, e il dogma dell’orchestra è chiaro: “Ca nisciun è fess…”
Ma noi saremo pronti ancora una volta a pagare il biglietto per vedere questo spettacolo?