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Il_7 sulle Uova

[IL_7 SU…]

Esistono gli articoli a tema e le uova a tema, cioè pitturate e così consacrate non a un santo del calendario ma ad una squadra di calcio, ad un cartone animato o un film. Ma siamo noi che ci stiamo facendo “un film” di tutta questa faccenda. Basti pensare a ciò che è contenuto, come gadget, e non solo a Pasqua, nelle confezioni della più rinomata marca di fiocchi di cereali: una sorta di puntaspilli di stoffa imbottito di perline di plastica trasparenti che sembrano appunto uova di lumaca della famiglia Lymnaeidae, insolito caso di uova presenti all’interno della sorpresa, anziché il contrario.

Questi sacchettini para-scrotali, secondo i perversi tecnici del marketing, andrebbero lanciati a mano da ragazzini preferibilmente pestiferi con una violenza commisurata al dispendio calorico richiesto per smaltire le calorie dei fiocchi di cereali; le regole del gioco sarebbero quelle di una variante della pallamano non ancora omologata da alcuna Federazione, tranne quella Fede-razione Unita dei Pianeti che governa l’universo di Star Trek.

Se pure è probabile che questo malloppetto ripieno non venga acciuffato facilmente se scagliato a volo radente dall’avversario verso una “porta” rimediata, è possibile che anche la potenza di altri dispositivi sfugga di mano: le uova di gallina che avrebbero dovuto essere investite dal raggio rosso di Vladimir Persikov in “Le uova fatali” di Bulgakov, vengono scambiate, per un errore burocratico, con quelle di serpenti e struzzi: ne nasce una formidabile quanto orrenda genìa di super rettili feroci ed un testo che costituisce un atto d’accusa in chiave grottesca contro le classi dirigenti e l’uso dei mezzi di comunicazione nel contesto delle contraddizioni e dell’arretratezza della realtà storica sovietica degli anni ’20.

Ma come stare senza polli, sterminati da una misteriosa epidemia, e senza uova? Bisognerebbe accettare di essere tutti un po’ polli, di fronte a certe cose, e non si dovrebbero superare i limiti, inseguire la chimera OGM di pulcini potenziati, invece vengono irradiate le uova sbagliate e ci scappa una sorpresa ben diversa dalla rigenerazione pasquale. Eppure l’orafo Fabergé nel 1883 aveva già dato prova di come, su commissione di uno zar, si può cesellare in onore della zarina uova concentriche usando platino, smalto, oro e riempiendole poi con una corona mignon ed un pulcino aureo senza il minimo timore di dare “uno schiaffo alla miseria”.
Ai giorni nostri invece un quoziente di sorpresa viene quasi preteso (sarà per il diffuso narcisismo?). In “Metamorfosi di Narciso”, un noto di-pinto di Dalì, il personaggio mitologico in un paesaggio roccioso ed ari-do appare con un duplice sembiante: come corpo evanescente accucciato al bordo d’una pozza oleosa, con la testa poggiata sul ginocchio; ed accanto, con le stesse forme e nella stessa posizione, è trasfigurato in una mano di pietra, tre dita della quale reggono quella che era la sua testa, fattasi uovo schiuso da cui spunta il fiore Narciso, una sublimazione. L’uovo cosmico, in effetti, risolve nella sua unità il duali-smo con la gallina, non senza ferite narcisistiche ai danni di quest’ ultima. Se poi Narciso ci si fissa, è un peccato; in secondo piano nel quadro, una conventicola di nudisti neo-manieristi discutono forse proprio di questo e della loro approssimazione poco lontano da una statua, forse di Narciso stesso, in posa ridicola sopra un piedistallo, mentre uno sciacallo è intento a sbranarsi la carogna di qualche mostriciattolo.
Dopo aver reso visita a Dalì nel suo studio ed aver ascoltato la spiegazione del contenuto del quadro, Freud commentò: “Non ho mai conosciuto un esemplare più perfetto di spagnolo. Che fanatico!” Evidentemente due narcisismi (di altrettante venerabili teste d’uovo) non fanno un gemellaggio.
D’altronde, due gonadi non fanno un apparato riproduttivo neanche a Pasqua, ma di certo non è neanche il caso di romperle nel paniere!

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