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Jacinto Canek_ Banditi

CD MUSICA- Affascinata da questo strano nome, violento ed evocativo, ho svolto una piccola ricerca per capire a cosa si ispira. Jacinto Uc de los Santos era un indio nato nella penisola dello Yucatan, in Messico. Educato in un convento a Merida, non riuscì mai a dimenticare le proprie origini maya nè ad ignorare la sofferenza del proprio popolo schiavizzato dai conquistadores. Si convinse che la ribellione fosse l’unico modo per porre fine alle ingiustizie perpetrate dagli spagnoli e il 20 novembre del 1761 incitò gli indios alla ribellione generale.

Ben presto prese il nome di Canék (“serpente nero”) e venne acclamato come ultimo re dei Maya prima dell’arrivo dei conquistadores. Il 14 dicembre Jacinto Canék venne catturato dall’esercito spagnolo e giustiziato pubblicamente.
Forte legame alle origini e spinta verso l’azione prepotente e la ribellione: questa la chiave di lettura primaria che ci permette di individuare l’anima pulsante dell’album d’esordio della band veronese, chiamata appunto Jacinto Canek.
“Banditi”, pubblicato con la CinicoDisincanto, è legato alle più remote tradizioni europee e mediterranee, con tutta la sua vivacissima gamma di suggestioni balcaniche e di ibridazioni folk, ma contemporaneamente si apre alle influenze di culture “altre” e lontane (si avverte la presenza delle scale orientali, delle percussioni africane, dei fraseggi reggae e dei suoni del Didjeridoo).
In un impeto rivoluzionario e proiettato verso il futuro, i brani si contorcono poi su forti arrangiamenti sintetici con ritmiche urlanti e destabilizzanti: i brani esplodono uno dopo l’altro con l’ausilio di potenti echi power metal, tutti creati appositamente per far perdere il senso del tempo e della ragione allo stesso tempo.
La terra sotto i piedi trema e i banditi urlano scagliando contro l’ascoltatore la furia e la rabbia di un intero popolo sottomesso: impetuosi e incontrollabili i violini di Antonio Lallai si uniscono alle linee vocali e alle chitarre distorte (vedi “Giochi di ombre”), mentre in “Fuoco e cenere” si può assaporare la suggestiva voce di Bachir Charaf, cantante berbero dei Tantratribe. Muovendosi dalle più remote e disagiate periferie il disco affronta le tematiche più varie, dal degrado all’amore, dalla politica alla droga, lasciandosi supportare da uno stile improntato sulla migliore tradizione hard rock e metal/hardcore, senza dimenticare la lunga scia dell’elettronica. Tra i maggiori ispiratori troviamo senza dubbio System Of a Down, Nine Inch Nails e Rage Against The Machine.
Potente e geniale nella struttura ma anche a livello puramente estetico: il booklet, ideato dal disegnatore Marco Cantamessa, si basa su ambientazioni noir e situazioni paradossali, ma a ben guardare incorpora una certa dose ironia che solamente i più arguti e informati sapranno captare.
Irriverente nella forma e nella sostanza.

TRACKLIST
1. Volemo Tetoja
2. Banditi
3. Tre
4. Mio nonno
5. Divise
6. I ragazzi della via Glu Glu
7. Fuoco e cenere
8. Sabbie Mobili
9. Galleggio Leggero
10. Giochi di ombre
11. Cosa succede? Non si capisce!
12. Serpente Nero
13. Buonanotte ai suonatori

JACINTO CANEK sono:
Mirko Fischietti: voce e percussioni
Francesca Longhin: voce e percussioni
Fabio Dalla Bernardina: Didjeridoo
Damiano Martignano: basso e cori
Gabriele Consolini: batteria
Alessandro Cuscov: tastiere
Andrea Pontara: chitarra

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