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Autore: Redazione

Apre il MACRO Asilo

press MACRO - via nizza

Ha riaperto il 30 settembre con una festa aperta a tutti il nuovo progetto del Macro Asilo, che ospiterà in via Nizza per 15 mesi, fino al 31 dicembre 2019 artisti e curatori, emergenti e affertamati che operano nell’ambito dell’arte contemporanea soprattutto italiana. Il nuovo dispositivo,ideato da Giorgio de Finis, trasformerà l’intero museo in un vero e proprio organismo vivente, “ospitale” e relazionale, che inviterà all’incontro e alla collaborazione persone, saperi e discipline in una logica di costante apertura e partecipazione della città e del pubblico.
 
L’idea stessa di istituzione museale in questo percorso punta a essere rinnovata con l’intento di tessere una relazione nuova e prolifica tra l’arte e la città. La sperimentazione, in tal senso, riguarda proprio il Museo di arte contemporanea della città e ne indaga la sua funzione civica di istituzione che opera nel tempo presente sulla produzione di sapere, senso e conoscenza, che attraverso l’arte si riesce a mettere a disposizione delle persone. Il Macro Asilo è il primo tassello del Polo del Contemporaneo e del Futuro che si configura come presenza complementare rispetto alle altre istituzioni come MAXXI e Galleria Nazionale, per mettere a disposizione di chi abita in città uno spettro ricco di punti di vista ed esperienze.

È da questa sfida che è partito il lavoro di de Finis, e in quanto struttura di Roma Capitale, ha la responsabilità sulla conservazione e valorizzazione della collezione del Museo nonché del suo Archivio e della Biblioteca.
E per fare ciò, si è partiti da un totale ripensamento degli spazi stessi, e il cui nuovo progetto di allestimento è arrivato dall’architetto Carmelo Baglivo.

Entrando nel Museo il pubblico si troverà di fronte a uno spazio profondamente diverso potendo attraversare in maniera libera e casuale tanti diversi ambienti tematici tra cui il salone dei forum, dove a parete verrà presentata con una grande quadreria una selezione delle opere della Collezione, una sorta di invito “visivo” a collaborare e stare insieme; al centro di questo salone, il “Tavolo dei tavoli” opera abitabile realizzata per l’occasione da Michelangelo Pistoletto.

Tra le nuove stanze anche quella dedicata a Rome (nome plurale di città), la stanza delle parole (dedicata al vocabolario del contemporaneo), quella di letturala stanza dei media e della radio, le stanze-atelier (quattro spazi gemelli progettati per gli artisti che realizzeranno un’opera all’interno del museo). Inoltre tre “ambienti” d’artista, stanze-opera che ospiteranno progetti partecipati, installazioni, performance, aggiungendo, nel corso del tempo, altri 50 ambienti a tema che si sommeranno a quelli già proposti dal museo.

Il Museo sarà aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20 e il sabato fino alle 22. La programmazione non prevederà quindi un tradizionale calendario di mostre, ma un palinsesto quotidiano di eventi, incontri, laboratori, installazioni, performances e più in generale ospiterà ogni altra forma e pratica che gli artisti, lavorando nel Museo, svilupperanno e sapranno quindi proporre ai visitatori.

Ogni giorno saranno previste proiezioni di video d’arte su un maxischermo appositamente allestito; incontri, “autoritratti”, convegni, presentazioni e rassegne nell’auditorium e nella sala cinema. È inoltre previsto un ciclo di lectio magistralis a cadenza settimanale, oltre ad una serie di eventi a carattere spettacolare che si terranno sul palco allestito nel foyer, che ospiterà in particolare il sabato sera, musica, danza e teatro. 

Tra gli artisti presenti in calendario nei primi mesi di attività figurano: Michelangelo Pistoletto, Daniel Buren, Dora Garcia, Krysztof Bednarski, Pietro Gilardi, Alberto Garutti, Marzia Migliora, Liliana Moro, Pablo Echaurren, Gianni Pettena, Melania Mazzucco, Elina Chauvet, Wim Wenders, Alfredo Pirri, Gianni Asdrubali, Giovanni Albanese, Gianfranco Notargiacomo, Ria Lussi, Piero Mottola, Giuseppe Stampone, Fabrizio Crisafulli, il collettivo Stalker.

Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica dalle ore 10 alle 20. Sabato dalle 10 alle 22.
Ingresso libero

BetweenWorlds: parte la 33° edizione di Romaeuropa Festival

press RomaEuropaFest

Si svolge dal 19 Settembre al 25 Novembre la trentatreesima edizione del Romaeuropa Festival. La nuova edizione si apre all’insegna dell’incontro tra due continenti con la prima italiana di Kirina, lo spettacolo firmato dal coreografo burkinabé Serge-Aimé Coulibaly, la cantate maliana, icona della musica mondiale, Rokia Traoré e lo studioso e scrittore Felwine Sarr al Teatro Argentina, e sempre all’Argentina si continua con #minaret fino al 30 settembre.

«Tutto si muove, cambia e si sposta attorno a noi – racconta Omar Rajeh – e possiamo sentire il tumulto creato dai conflitti non solo umani e sociali, ma anche religiosi e politici. Siamo testimoni di un malato plauso dell’estremismo, oscurantismo e fanatismo.

Il coreografo e danzatore libanese Omar Rajeh, fondatore della compagnia Maqamat Dance (Beirut, 2002) con #minaret dà vita a un atto di resistenza contro la demolizione di una delle città più antiche del mondo attraverso una coreografia per droni, danzatori e musicisti  Un incontro tra coreografia, arti visive e musica eseguita dal vivo e ispirata all’eredità sonora di Aleppo. Un’unione in grado di trasportarci nel cuore della città e di farci riflettere sul nostro ruolo e sulla nostra posizione rispetto a questo terribile atto di distruzione [nella foto].

 27 i luoghi del festival che ospiteranno 68 progetti per 168 repliche oltre a mostre, installazioni, convegni e percorsi di formazione; circa 55.000 posti di spettacolo in vendita, 38 prime nazionali e 29 programmi internazionali, 10 coproduzioni, per un’edizione che supera i confini europei aprendosi sempre più al mondo intero e ai nuovi sguardi capaci di raccontarlo e interpretarlo.

Più di 60 le compagnie, di cui 40 per la prima volta al Festival, provenienti da 24 nazionalità differenti, oltre ai vari ensemble, per un totale di 311 artisti coinvolti con i loro suoni, con le loro visioni di mondi utopici e immaginari o con le loro storie reali che fanno i conti con le grandi trasformazioni e con le grandi contraddizioni della contemporaneità.

Il festival prosegue articolato nei tre percorsi STORIEVISIONI eSUONI e nelle sezioni DIGITALIVE a cura di Federica PattiANNI LUCE a cura di Maura TeofiliDANCING DAYS a cura di Francesca ManicaREf KIDS a cura di Stefania Lo Giudice e nelle attività di incontri e workshop di COMMUNITY a cura di Lara MastrantonioMassimo Pasquini e Matteo Antonaci.

Il 25 e 26 settembre il Teatro Argentina ospita il secondo capitolo di OCD Love. Chi ha visto il primo ricorderà quel sensuale amalgama di musica e danza creato da Sharon Eyal, coreografa associata alla Batsheva Dance Company. Con lei, riuniti sotto il nome L-E-V (cuore, in ebraico), Gai Behar animatore della vita notturna di Tel Aviv e il musicista, padre dei techno rave israeliani, Ori Lichtik. Uno spettacolo bellissimo, emozionante, che tocca le corde più profonde e i sentimenti più nascosti.  
Oggi la compagnia torna in scena con Love Chapter II, nuovo exploit sul tema dell’amore articolato come danza potente ed espressiva, capace contemporaneamente di trasmettere un’energia dirompente e di fondere con eleganza musica elettronica, rigore coreografico e venature glamour. Una pièce sul rapporto amoroso che, tra dolcezza e violenza, pulsa come un cuore avvolto di tenebra e frammentato in pezzi d’amore ma ancora in grado di mostrare, durante l’esplosione, tutta la sua luminosità.

Arrivano al Festival con le loro storie dal mondo il libanese Omar Rajeh con la sua compagnia Maqamat, la cinese Wen Hui, lo svizzero Milo Rau, le argentine Lola Arias e Cecilia Bengolea, quest’ultima in coppia con il francese François ChaignaudLa Mama di New York con la compagnia Motus. Al loro fianco altri grandi nomi della creazione internazionale come Peter BrookHofesh ShechterIvo Van HoveMario MartoneMimmo Cuticchio con Virgilio SieniDaria Deflorian e Antonio Tagliarini,Tim Etchells con Ant Hampton (per una collaborazione con Short Theatre) e i coup de coer più recenti del festival come gli israeliani Sharon EyalGaiBehar e la loro L-E-V.

Particolarmente ricco è il cast internazionale degli artisti ospitati all’Auditorium Parco della Musica in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma: la musicista maliana Oumou Sangaré, il duo catalano Agrupación Señor Serrano, la francese di origini vietnamite Caroline Guiela Nguyen, i francesi Tsirihaka Harrivel & Vimala Pons, il direttore tedesco Peter Rundel che dirigerà The Yellow Sharkdi Frank Zappa, i musicisti statunitensi Fay Victor e Marc Ribot con Daniele Del Monaco, Cristina Zavalloni che interpreterà le composizioni originali didieci diversi autori, Office for a Human Theater con Filippo Andreatta, Luigi de Angelis dii Fanny & Alexander con Marco Cavalcoli e, per il Gran Finale che chiuderà il festival, l’artista visivo e compositore giapponese RyojiIkedaFranco D’Andrea Octet, la star del Benin Angélique Kidjo e l’artista britannico Matthew Herbert in una serata che occuperà tutte le sale dell’Auditorium.

Sempre al Parco della Musica, in coproduzione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si svolgerà la prima esecuzione italiana del concerto di John Adams.

Protagonisti al fianco degli interpreti internazionali gli ensemble e le orchestre: Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia,Ensemble Giorgio Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scalai Solisti dell’Ensemble InterContemporain, il Parco della Musica Contemporanea Ensemble,Solisten ensemble Kaleidoskop,Eklekto Ensemble.

Lo splendido salone di Pietro da Cortona di Palazzo Barberini sarà aperto per la performance della compagnia italiana Anagoor che (oltre al suo ultimo spettacolo) presenterà una performance musicale nata in collaborazione con l’Accademia D’Arcadia e in corealizzazione con Barberini Corsini Gallerie Nazionali. 
Negli spazi storici della capitale, anche la compositrice Lucia Ronchetti, per una collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma, in scena nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano.
Il Palazzo Falconieri dell’Accademia d’Ungheria in Roma ospiterà il compositore Dániel Dobri, l’Istituto Svizzero sarà cornice dell’installazione in realtà virtuale di Gilles Jobin, mentre all’Accademia di Francia – Villa Medici si svolgerà la performance del’iraniano Ali Moini.
Spazio alla multimedialità nella Sala Santa Rita con le installazioni site-specific di NONE Collective e Robert Henke, e alla musica contemporanea al MAXXI con il progetto MaxxiMusic che vedrà protagonisti Tempo Reale, Fabrizio Ottaviucci ed Edison Studio.

Per Digitalive, illustrano le possibilità creative delle tecnologie Marco Donnarumma e Margherita PevereQuiet EnsembleKamiliaKardfuse*oltre a dj e compositori emergenti come Caterina BarbieriAndrea Familari con Demetrio CastellucciPolisonum e altri artisti, mentre la collaborazione con Spring Attitude sarà l’occasione per esplorare le nuove tendenze musicali nella serata Digital Attitude.

Sempre il Mattatoio si fa spazio dedicato ai bambini e alle famiglie con la programmazione di REf Kids, vero e proprio festival nel festival con la sua intensa programmazione di spettacoli (tra gli artisti presenti: Clédat & Petit pierreOndadurto TeatroTeatro delle BricioleUnterwasserJacques TellitocciOorkaanTheâtre des Tarabates, Letizia Renzini), momenti ludici (come quelli creati dalle istallazioni o dalle performance di Guixot De 8Officine K e Dynamis) e numerosi talk e laboratori nati grazie alla collaborazione di RAI Porte AperteRai Radio KidsFamiglia punto zero e Doppio Ristretto, la libreria itinerante Ottimomassimo, la realtà dedicata alle mamme Pachamamma e S.C.O.S.S

Trailer del festival: https://www.youtube.com/watch?v=syDEg9jU7TM

Programma del fetival: 

https://romaeuropa.net/festival-2018/

“Padre” di Giada Colagrande al Nuovo Cinema Aquila

OR

Cosa succede ai nostri sentimenti quando scompare una persona cara? Come ci rapportiamo con essi?

E’ ciò che si chiede Giada Colagrande, regista del film “Padre”, racconto sull’elaborazione del lutto dopo la scomparsa del genitore che la protagonista supera grazie alla musica – il padre era un compositore – e all’amore delle persone vicine – c’è un Willem Dafoe accanto a lei – lasciando libera alla fine l’anima del padre– un Battiato inedito, un dolce fantasma che suona il piano, rievocato da immagini d’annata dove canta e balla con i dervisci e si perde nel deserto.

Racconto intimo e quasi liberatorio, nato da un sogno e quasi autobiografico, sussurrato e quasi nascosto, spirituale e quasi viscerale.

Presentato il 13 settembre ed in programma fino al 18 settembre al Nuovo Cinema Aquila a Roma il film, pur essendo una produzione “low budget”, ha un cast d’eccezione: Franco Battiato, che interpreta il padre, Marina Abramovic che fa la madre, sempre lontana e presente solo in videochiamata, e poi c’è Willem Dafoe, amico della protagonista nel film, nonché marito della regista nella vita.

“Ho sognato Franco nelle vesti di mio padre, proprio come lo avete visto nel film – ha spiegato la regista – così come Marina Abramovic – e pur essendo lontani dalle personalità dei miei veri genitori, io li ho immaginati così. Loro sono persone a me care – ha continuato – sono amici da anni, con i quali ho condiviso momenti, pensieri, percorsi… Alla mia proposta entrambi sono stati ben lieti di partecipare. E poi, Willem, che ha creduto sin da subito a questo mio progetto e ha voluto far parte di questa piccola produzione, dove da grande artista quale è lui, oltre a recitare si è ritrovato anche a preparare il pranzo per lo staff o ad aiutarmi a preparare la scena”.

Dafoe, in splendida forma e vincitore dell’Orso d’Oro e della Coppa Volpi 2018 per la sua ultima interpretazione del genio Van Gogh, insieme alla moglie ha salutato calorosamente il pubblico rispondendo e, un po’ timidamente, accennado in un italiano quasi perfetto, introdotto dal regista Mimmo Calopresti che ha presentato la pellicola.

Produzione coraggiosa, hanno aggiunto, ma arte significa osare, significa andare oltre, significa scavare dentro e reinventarla per portarla fuori.

SHORT THEATRE 2018: PROVOCARE REALTÀ

Foto di Angelo Maggio (GDG press)

“Provocare Realtà” è il titolo della XIII edizione dello Short Theatre 2018, in scena dal 6 al 15 settembre in vari luoghi simbolo delle arti performative romane come La Pelanda, il Teatro Argentina, il Teatro India, e quest’anno anche le Biblioteche di Roma.

Più che un tema definito una chiave di lettura con la quale invitare il pubblico a leggere tra le righe del programma, ritrovandone le tematiche e le sfumature di senso. “Provocare realtà” esprime la rinnovata volontà del festival di accogliere al suo interno percorsi artistici che sappiano interrogare il reale e il suo racconto, osservandone i meccanismi, mettendone in discussione le rappresentazioni, ponendo l’accento sulla capacità che i linguaggi del contemporaneo hanno nel generare delle “nuove oggettività”.

Modificare la realtà attraverso la scena, riscrivere la narrazione del futuro, rivedere la relazione con gli spazi urbani, riflettere sul corpo e sulle sue implicazioni politiche e sociali sono le traiettorie principali attraverso le quali si può provare a rispondere a queste domande.

Con 6 prime assolute, 9 prime nazionali, 2 produzioni originali, 4 co-produzioni, 2 progetti in residenza, 9 laboratori e 2 progetti site-specific, le creazioni di 55 fra artisti, gruppi e compagnie nazionali e internazionali con oltre 250 artisti presenti per un totale di 120 appuntamenti e uno spazio, decisamente ampio, dedicato alla formazione. Un programma multidisciplinare che spazia dal teatro alla danza, dalla performance alle installazioni audio-video, dai concerti ai dj set e che si apre a progetti “fuori formato”, dispositivi multimediali, incontri, workshop e alcune importanti novità come il focus Panorama Roma, la programmazione musicale di Controra e la sezione Tempo Libero dedicata ai laboratori e ai percorsi formativi. 

Fra gli appuntamenti principali di questa edizione, l’anteprima il 5 settembre al Teatro India con Tiago Rodrigues che presenta in prima assoluta l’esito finale dell’École des maitres 2018 e, nei 2 giorni successivi, 6 e 7 settembre alla Pelanda in prima nazionale, Antonio e Cleopatra, spettacolo che ha segnato l’edizione 2016 del Festival d’Avignone.

Doppia replica anche per Gala di Jérôme Bel in prima nazionale il 9 e 10 settembre al Teatro Argentina: dopo aver coinvolto nei 2 precedenti spettacoli i disabili mentali e il pubblico comune, il coreografo francese torna a sovvertire le gerarchie costruendo uno spettacolo di danza che coinvolge chi normalmente è escluso dal dispositivo dello spettacolo dal vivo istituzionalizzato, ovvero dilettanti e corpi non conformi. 

La collaborazione di Short Theatre con la Francia in scena prosegue con un’altra prima nazionale: il 15 settembre alla Pelanda la coreografa, danzatrice e ricercatrice di origini brasiliane Ana Pi con Letour du monde des dans es urbaines en dix villes accompagna il pubblico attraverso 10 città del mondo in una conferenza-spettacolo concepita con Cecilia Bengolea e François Chaignaud, rivolta a un pubblico di adulti e bambini a partire dagli 8 anni, che ripercorre i diversi stili di danza urbana, mettendo in relazione la costruzione dei corpi e delle identità urbane con i movimenti politici e le lotte sociali.

In co-realizzazione con Romaeuropa è invece The Quiet Volume, la performance, che unisce ascolto e letteratura, di Ant Hampton e Tim Etchells (fondatore della compagnia Forced Entertainment) che il 13 settembre, per essere poi ripresa dal 20 al 29 settembre al Romaeuropa Festival 2018, sarà ospitata in alcune biblioteche romane: al centro della performance riservata a 2 spettatori per volta, la lettura come gesto intimo e quotidiano. Fra arti visive, performance e letteratura si muove anche la belga Sarah Vanhee, rivelazione delle ultime edizioni del Kunsten festival des arts di Bruxelles.

In Oblivion, in prima nazionale il 14 e 15 settembre alla Pelanda, la Vanhee mette in scena una sorta di “negativo” della propria vita privata e professionale, attraverso l’archiviazione dei rifiuti che l’artista stessa ha conservato per un anno. Questo tentativo di riscrivere la realtà investe anche i drammi attuali come nel caso di The Art of a Culture of Hope, progetto ad ampio respiro del duo Jessica Huber e James Leadbitter (The Vacuum Cleaner), che intende rigenerare gli immaginari del futuro.In collaborazione con Baobab Experience, i 2 artisti svolgeranno un laboratorio con un gruppo di richiedenti asilonel tentativo di scrivere una nuova narrazione rispetto a una questione dominata oggi da paura e rassegnazione. L’esito verrà presentato l’11 settembre alla Pelanda in prima nazionale.

Frutto di una residenza artistica e produzione originale di Short Theatre sono i 2 progetti presentati in prima assoluta il 13 e 14 settembre alla Pelanda da Bogdan Georgescu e Mihaela Michailov, 2 autori rumeni selezionati nell’ambito di Fabula Mundi – Play writing Europe: il primo lavora sull’influenza che i media italiani hanno esercitato nell’immaginario dei cittadini rumeni, mentre la Michailov si concentra sulle testimonianze di alcune donne rumene che vivono a Roma.

Prima assoluta è anche Combattimento, la nuova creazione dei Muta Imago che debutta il 13 e 14 settembre alla Pelanda: esplorazione dei concetti di amore e desiderio ispirata dalla musica di Monteverdi e sviluppata attraverso il filtro del corteggiamento nel mondo animale.Ancora alla Pelanda e sempre in prima assoluta, dall’11 al 15 settembre si potrà assistere a Leave The Kids Alone, installazione/performance dedicata al delicato tema del bullismo firmata da Vico Quarto Mazzini, compagnia vincitrice del bando diPAV, Short Theatre e Teatro i nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe.

Proseguendo fra prime assolute e prime nazionali, l’installazione Little Fun Palace della compagnia OHT, in residenza a Short così come Bad Peace, artefici di un concerto e di un progetto radiofonico fuori formato ispirato al “bed in” di John Lennon e Yoko Ono;la performance In between of whatis no longer and what is not yet dello spagnolo Juan Dominguez; e quella di Claudio Stellato, 7, frutto del progetto di cooperazione europea SOURCE che vede coinvolti iil Théâtre National di Bruxelles, il Festival di Avignone e il Trafo di Budapest;e i progetti site specific che raccontano gli spazi urbani (L’uomo che cammina di DOM, una produzione di PAV nell’ambito dell’Estate Romana, e The End del collettivo milanese Strasse), fino ad arrivare all’opera di live expanded cinema Sanctuary di Carlos Casas, alla Pelanda in prima nazionale il 12 e 13 settembre. Artista visivo e filmaker spagnolo, Casas conduce lo spettatore in un viaggio onirico che segue attraverso le immagini e il suono – curato da uno dei più grandi sound designer e sound recorder internazionali Chris Watson – il destino di un gruppo di elefanti.

A completare il quadro di una programmazione così densa, le creazioni fra danza, teatro e performance di alcune delle realtà più importanti del panorama italiano come Annamaria Ajmone e Alberto Ricca Bienoise (To Be Banned from Rome), Babilonia Teatri (Calcinculo), Claudia Castellucci e Chiara Guidi (Il regno profondo. Perché sei qui?), Claudia Catarzi (A Set of Timings), Filippo Michelangelo Ceredi (BetweenMe and P.), Fortebraccio Teatro (Sei. E dunque perché si fa meraviglia di noi?), Jacopo Jenna (If, If, If, Then), Sotterraneo (Overload).

Fra le novità di questa edizione, le sessioni di lavoro di Panorama Roma. Nell’ottica di un consolidamento del dialogo fra i protagonisti della scena romana, artisti e autori come Alessandra Di Lernia, Federica Santoro, Giorgina Pi, Industria Indipendente,Artisti Innocenti, Timpano/Frosini, Salvo Lombardo, Dynamis si confrontano sulle rispettive ricerche a partire dai materiali di lavoro delle loro nuove creazioni.

Infine, si svolgeranno al Teatro India i laboratori di Giorgia Ohanesian Nardin, Hugo Sanchez, Teatro e Critica, Da.Re, Modulo Arti – Master in studi di genere dell’Università di Roma3 e Dominio Pubblico Summer Moving 2018, a ribadire l’importanza della formazione nel complesso ambito dei linguaggi del contemporaneo.

Short Theatre 2018 è ideato e organizzato da AREA06 con la direzione artistica di Fabrizio Arcuri, la direzione generale e co-curatela di Francesca Corona, è realizzato con il sostegno di MiBAC e Regione Lazio, con il patrocinio di Roma Capitale ed è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo.Si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionalee con il supporto di InstitutFrançais Italia, Istituto Svizzero Roma, Accademia di Spagna Roma, Istituto Cervantes Roma, Instituto Camões, Accademia di Romania, Istituto Confucio dell’Università Sapienza di Roma.

 GLI ARTISTI

ANA PI/CECILIA BENGOLEA/FRANCOIS CHAIGNAUDANNAMARIA AJMONE/ALBERTO RICCA_BIENOISE• ANT HAMPTON/TIM ETCHELLS• BABILONIA TEATRI • BAD PEACE/FANFULLA 5a• BOGDAN GEORGESCU • CARLOS CASAS • CLAUDIA CASTELLUCCI/CHIARA GUIDI• CLAUDIA CATARZI• CLAUDIO STELLATO • DOM-• ÉCOLE DES MAITRES• FILIPPO MICHELANGELO CEREDIFORTEBRACCIO TEATRO• GEGEN• GIORGIA OHANESIAN NARDIN • JACOPO JENNA• JEROME BEL JESSICA HUBER&JAMES LEADBITTER JING • JUAN DOMINGUEZ• LADY MARU/ST.ROBOT MARKUS ÖHRN• MIHAELA MICHAILOV • MUTA IMAGONINOS DU BRASIL • OHTOONA DOHERTY• PANORAMAROMATEATRO DELLE ALBE•  SARAH VANHEESOTTERANEODEBONAIR • STRASSE• TIAGO RODRIGUES • TROPICANTESIMOUBI BROKI/INDUSTRIA INDIPENDENTEVICOQUARTOMAZZINI • WINTER FAMILY

I LUOGHI
La Pelanda – Mattatoio di Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4
Teatro India, Lungotevere Vittorio Gassman, 1
Teatro Argentina, Largo di Torre Argentina, 52

Biblioteche di Roma:
Biblioteca Renato Nicolini, Via Marino Mazzacurati, 76
Biblioteca Biblioteca Enzo Tortora, Via Nicola Zabaglia, 27/b

IL PROGRAMMA

www.shorttheatre.org

Facebook: shorttheatre // Instagram: shortheatre

OSA – Operazione Street Art a Diamante

Ufficio stampa OSA

La caratteristica cittadina calabrese che si affaccia sul mar Tirreno, oggi conosciuta come la “Città dei Murales”, per il secondo anno consecutivo ospita dal 10 al 15 settembre 2018 OSA – Operazione Street Art, il festival dedicato all’arte urbana, con un programma ricco di nuovi interventi artistici portando importanti nomi sia nazionali che internazionali.

Le vie dell’antico borgo diamantese saranno animate dalle opere di artisti della scena contemporanea della street art: Sfhir, Man O ‘Matic, TMX, Toni Espinar, Ele Man, Ozon, Solo, Diamond, Riccardo Buonafede, Stefania Marchetto e Alessandro Rizzotti saranno i protagonisti di OSA18 che si caleranno nel tessuto urbano e marcheranno con la propria cifra stilistica edifici e facciate.

Con lo sguardo attento all’attualità e un impegno rivolto al sociale, gli artisti sono chiamati a interpretare la propria visione sul tema dei diritti umani, sviluppata da ognuno secondo la propria sensibilità e inclinazione artistica, con lo scopo di sensibilizzare alle tematiche della violenza contro le donne, dell’immigrazione, del bullismo, contro ogni discriminazione e a favore dell’uguaglianza di tutti:

Il progetto OSA è l’esempio della potenza dell’arte e della sua capacità di unire le persone per il raggiungimento di un unico obiettivo. OSA coinvolgerà artisti provenienti da tutta Europa e ogni artista avrà la possibilità di realizzare un’opera trattando attraverso il proprio linguaggio artistico una tematica contemporanea, contro ogni pregiudizio e stereotipo che destabilizzano la nostra società” (Antonino Perrotta, ideatore e direttore artistico di OSA).

Un’anticipazione di quello che la manifestazione intende comunicare è il murales di Ozon, realizzato in anteprima per OSA18, mentre nelle giornate del festival è previsto un dibattito a tema al fine di informare e sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento dei diritti umani. Allo stesso scopo, nelle giornate del 14 e 15 settembre, in collaborazione con il Gruppo Scout Diamante 1, verranno coinvolti i gruppi Agesci della zona: il 14 sarà organizzata una caccia al tesoro tra i murales e il 15 verrà realizzata un’opera ideata da uno dei reparti coinvolti nella manifestazione.

Con il Patrocinio dell’Assessorato al Turismo del Comune di Diamante, promosso dall’Associazione Culturale HazArt sotto la direzione artistica di Antonino Perrotta, giovane artista adamantino e ideatore del festival nonché artista delle Scuderie MArtelive, OSA si propone di continuare e rinnovare una tradizione tipica del territorio, battezzato fin dal 1981 da Nani Razetti “Il paese dei nasi all’insù”, con i suoi oltre 300 murales di artisti provenienti da tutto il mondo, Diamante si pone come una vera e propria galleria a cielo aperto che obbliga visitatori e turisti a fermarsi e ammirare le opere dipinte per il centro.

Portando avanti il concetto di muralismo, inteso come percorso di rigenerazione dell’arte pubblica contemporanea e di rivalutazione del territorio, OSA intende aprire un dialogo tra arte e architettura, tra spazio e ambiente, allo scopo di riscoprirne i luoghi, esaltandone la bellezza attraverso l’integrazione della street art nel complesso artistico che ha toccato le mura di questo borgo marino negli ultimi 36 anni.

https://www.facebook.com/osaoperazionestreetart/?tn-str=k*F

TiefKollektiv-ProfondoCollettivo

Sarà la più piccola “città” d’Italia, Glorenza, ad ospitare dal 7 al 16 Settembre il festival “TiefKollektiv-ProfondoCollettivo”, a cura di Michele Fucich, nell’ambito del programma “curator in residence” 2018 di GAP- Glurns Art Point.

Glorenza/Glurns (BZ) si trova in alta Val Venosta, al crocevia fra Italia, Svizzera ed Austria e a pochi chilometri dal lago Resia, simbolo, con il suo campanile semi-sommerso, delle complesse vicende novecentesche dell’Alto-Adige/Südtirol. La sua struttura fisica e simbolica, il suo micro-cosmo cinto da mura ma anche luogo di transiti storici offrirà lo spunto alla parola chiave della manifestazione: “abitare”. 

“Abitare” come questione privata e pubblica, “profonda” e “collettiva” al contempo; e dunque “abitante” come definizione mai chiusa, specie alla luce del mondo attuale.
Dopo fasi di immersione nel contesto locale e di scambio con gli abitanti avvicendatesi nel corso dell’estate, artisti provenienti da diverse parti d’Italia e da oltre confine saranno chiamati a installare i loro lavori (fotografici e video, grafici e performativi) dentro spazi interni ed esterni della città di Glorenza/Glurns. Oltre alla sede del GAP, ne saranno interessate vecchie stalle e fienili, i camminamenti e una torre delle mura storiche, punti diversi del borgo ed alcune abitazioni private.

“TiefKollektiv-ProfondoCollettivo” invita gli artisti a portare loro temi e lavori dentro questo contesto, ma anche a guardarsi intorno e a osservarne le specificità strutturali; a conoscere i contadini e gli allevatori, i commercianti e gli architetti, gli altri produttori e abitanti del luogo; i più di cinquanta immigrati accolti in una vicina struttura; le famiglie di un progetto SPRAR all’attivo.

Lavori già esistenti, che parlano di territori diversi, si affiancheranno quindi ad altri concepiti sul posto, nati dagli incontri flagranti e dalle prove di dialogo, valorizzando difficoltà e aperture.
Il tema guida dell’“abitare” e del rapporto fra l’uomo e i suoi “habitat” sarà declinato attraverso varie accezioni poetiche, ambientali e socio-politiche, promuovendo un confronto fra realtà, immaginari e punti di vista diversi alla luce dell’Italia e dell’Europa di oggi. Questioni come l’appropriazione, l’esproprio, la restrizione, l’adattamento, la contrattazione, la reinvenzione, la trasformazione e la condivisione di spazi vitali saranno al centro sia delle opere sia del programma di talk, visite, proiezioni e performance che animerà il festival.

Un leitmotiv dell’intervento degli ospiti, provenienti da aree di competenza diverse, sarà anche lo scambio fra forme di vita e di sopravvivenza, strategie ed invenzioni per poter “abitare” terre ad alture diverse, forti e fragili insieme. MArtelive e Martemagazine saranno presenti con Oriana Rizzuto per portare e raccontare l’esperienza dei progetti di arte urbana realizzati in città durante la BiennaleMArtelive nel 2017. 

Sud- e centro Italia, Alpi e Appennini, terre scosse ed in “moto”, terre percorse da transiti e da esigenze di stanziamento sempre mutevoli proveranno a scambiarsi sguardi e racconti, debolezze e forze, rischi e anche sfide. Questioni di ruralità e urbanità, di “centro” e “periferia” saranno sollevate senza gerarchie di sorta.

In questo insieme di sensi “TiefKollektiv-ProfondoCollettivo” vorrebbe offrirsi quale piccola grande prova di dialogo fra questioni e visioni che marcano l’intera penisola; il suo essere di fatto ed in ogni suo punto una porta d’Europa.

La fotografia avrà un ruolo dominante nel festival, ma non sarà la sola. Verrà percorso il confine fra le arti visive, il coinvolgimento del corpo e dei sensi. Il GAP Atelier-Haus diventerà un’officina comune, un punto d’incontro e un laboratorio di idee per tutti i presenti.

Il progetto approderà a Bolzano in una sua seconda e ampliata edizione (“TiefKollektiv-ProfondoCollettivo 2”) nella seconda metà del Febbraio 2019, con il sostegno di Weigh Station for Culture. Si costruirà un asse il cui senso è connettere il margine estremo di un territorio con il suo capoluogo. Gli sguardi e le esperienze nate o installate a Glorenza saranno condivise ed ampliate in uno spazio urbano di tutt’altro tipo – un’altra “città” – raccogliendone altre domande e bisogni. TiefKollektiv-ProfondoCollettivo ambisce a diventare una piattaforma in movimento, una “terra in moto”. Muovendo dal confine tra Italia, Svizzera ed Austria, il suo viaggio è iniziato.

Gli artisti che parteciperanno:
Pasquale Autiero, Francesca Balducci, Clara Delva, Valentina De Rosa, Nuno Escudeiro & Nikolaus Von Schlebrügge, Manuel Fanni Canelles, Alexandra Kaufmann, Piotr Pietrus, Silvia Morandi, Caterina Nebl, Vincenzo Pagliuca, Masiar Pasquali, Alessandro Toscano, Giovanni Troilo, Valentina Vannicola.

Il programma completo al link:
http://glurns-art-point.com/programm_a-profondocollettivo-tiefkollektiv-curated-by-michele-fucich/

Sziget Festival 2018 – il record dei record

Il Sziget, il festival più multiforme d’europa e il quinto più grande del mondo, ha compiuto 26 anni nel migliori dei modi: ha ospitato le performance di alcuni dei migliori artisti del momento, come Kendrick Lamar, i Gorillaz, Lana Del Rey, Mumford & Sons, Dua Lipa, Kygo, e gli Arctic Monkeys. 
Oltre 1000 artisti e performer da tutto il mondo sono arrivati sull’Isola di Obuda: Stormzy, gli ShameShawn Mendes, King Gizzard & The Lizard Wizzard, Unknown Mortal Orchestra, Liam Gallagher, Goo Goo Dolls, tutti indistintamente hanno incendiato le platee grazie al magnifico clima di festa che solo il Sziget è capace di portare. Ma non solo gli headliner, il Sziget 2018 è riuscito a mettere insieme un programma unico fatto di world music, teatro, cabaret, installazioni, performance, arte, con i Szitizens venuti da oltre 100 nazioni differenti per provare un’esperienza indimenticabile.

Tamás Kadar, CEO della manifestazione, dichiara così: “Il Sziget è un festival unico al mondo. Siamo così orgogliosi di aver visto 565.000 personeprovenienti da tutto il mondo unirsi a noi nel cuore di Budapest. Una celebrazione internazionale delle arti con artisti da 63 nazioni differenti venuti a riempire il programma con oltre 1000 performance in 7 giorni. Il DNA del festival, l’apertura, l’amore e il rispetto, si è potuto ammirare in ogni palco, performance e partecipante. Noi continueremo a calcare la via tracciata con la nostra “Love Revolution”.

Il Sziget inoltre quest’anno ha migliorato il suo impegno per ridurre i suoi impatti ambientali. Grazie all’utilizzo di bicchieri riutilizzabili, all’installazione di punti riciclo e il suo programma anti-cannuccia “Don’t suck”, l’impatto sull’ecosistema dell’isola si è drasticamente ridotto e adesso l’obiettivo finale di diventare un festival totalmente ecosostenibile è una realtà sempre più possibile.

Il Sziget ritornerà nel 2019, dal 7-13 Agosto  e la vendita dei ticket partirá dal 1mo Ottobre 2018.