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In altre parole

Caryl_Churchill_
[TEATRO]

Caryl_Churchill_È giunta quest’anno alla quarta edizione In altre parole, la rassegna di drammaturgia contemporanea internazionale curata da Marco Belocchi e Pino Tierno. Altre parole, provenienti da lingue e paesi diversi, ma in grado di superare tutte le distanze e parlare a qualsiasi pubblico, interpretandone i sentimenti e le storie sui palcoscenici del mondo.

Parole tradotte e raccontate a Roma dal 17 al 20 settembre al Teatro LoSpazio e il 7 e 8 ottobre al Caffè letterario Simposio e commentate dagli stessi autori nella tavola rotonda sulle lingue del teatro Teatro di Babele, il prossimo 1 ottobre alla Biblioteca Nazionale centrale di Roma, alle ore 11.30.
Parole da sette diversi paesi in questo quarto appuntamento, per una rassegna di anno in anno più ricca. Parole di undici pluri-premiati autori, giovani e meno giovani, già affermati o di recente successo, importate da Inghilterra, Francia, Spagna, Peru’, Israele, Canada e per la prima volta anche dalla stessa Italia.

E proprio l’Italia ha inaugurato la rassegna, con Per il bene di tutti, un attualissimo testo metaforico sulla paura e l’’autodifesa’ contro l’immigrazione di Francesco Randazzo, regista e scrittore soprattutto di teatro, vincitore di vari premi e festival anche internazionali.
Lo stesso Randazzo ha curato anche la messa in scena del toccante testo Sette bambine ebree, che Caryl Churchill, grande autrice impegnata inglese, ha scritto dopo gli ultimi devastanti scontri di Gaza, devolvendone i diritti al MAP, Medical Aid for Palestinians.
Un testo breve ma intenso, nel quale sette adulti suggeriscono, in epoche e contesti differenti, cosa dire o non dire ad una bambina ebrea, mettendo in evidenza il dolore, l’odio, la rabbia e la sopraffazione, ma soprattutto le enormi contraddizioni di un popolo che è stato vittima e poi esso stesso carnefice, in una spirale apparentemente senza fine e soluzione.
A rappresentare ancora l’Italia c’è poi Enrico Luttmann, autore, sceneggiatore nonché traduttore triestino, con Quattro!, commedia degli equivoci già finalista del Premio Riccione per il Teatro.

Riprende, invece, dalla scorsa edizione il focus sul Quebec, regione francofona del Canada, che quest’anno propone quattro diversi autori. Sarà presentato in anteprima, al Simposio, Abramo Lincoln va a teatro, testo intimista di Michel Tremblay, una delle voci più originali e rappresentative della regione, prolifico scrittore di romanzi e testi per il teatro ed il cinema, spesso incentrati su personaggi omosessuali. Attore, scrittore, regista nonché professore all’Ecole supérieure de théâtre de l’Université de Québec è poi Larry Tremblay, di cui si è presentato un testo meta-teatrale, Abramo Lincoln va a teatro, seguito dal brioso Coppie, di Frédéric Blanchette, anche lui attore, autore e regista. Concluderà il ciclo, sempre al Simposio, Duel, inquietante trasposizione del romanzo noir di John Peyton-Cooke di Marie-Thérèse Quinton.

Cambiando area geografica, un’altra anteprima è stata presentata dalla Francia, per Viaggio verso Enoch, del giovanissimo (classe 1984) ma già acclamato Hadrien Raccah, che debutterà a Parigi ad ottobre. Due fratelli, uniti da un legame profondo ma completamente opposti, quasi complementari, i sogni, le insicurezze, l’amore per la stessa ragazza, due opposti modi di concepire la crescita e la maturità e un mondo che sta correndo impazzito incontro alla catastrofe. Una visione molto interessante, molto influenzata a parer mio dalla giovane età dell’autore, ma ricchissima di spunti di riflessione sul senso della vita, la politica e i rapporti umani.
Chiudono la sezione europea due attori e drammaturghi spagnoli, Pascual Carbonell e Jerónimo Cornelles, con il loro originale thriller epistolare 2.24.

Giochi di paradossi e fantasia hanno portato dal Perù il sapore della Russia con La Guida dell’Ermitage, un invito dello scrittore Herbert Morote alla libertà, non solo materiale, quella dai nazisti nello specifico, ma anche dell’immaginazione.
Un piccolo saggio dello spirito ironico, arguto e brillante tipico di una certa parte della antica tradizione ebraica arriva invece proprio da Israele, con la commedia Oh Mio Dio! della scrittrice Anat Gov, che, chiudendo il ciclo al teatro LoSpazio, ha proposto una seduta di psicoterapia molto particolare, dai risvolti sorprendenti.
Insomma, un breve ma intenso viaggio tra le espressioni del mondo, uno stimolo ad allargare sempre più gli orizzonti culturali, a conoscere e a riconoscersi nell’’altro’, anche… in altre parole.

Emanuela Meschini

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