No more bricks in the wall…
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]
Ciò che un tempo l’odio divideva ora la natura unisce. Lungo il muro che fino a vent’anni fa separava Germania dell’Est da quella dell’Ovest, c’è una striscia verde di natura incontaminata e luoghi carichi di memoria storica, dove, prima della grande spallata del 1989, il passaggio era bandito.
Questa cicatrice verde, lunga 1.393 chilometri è quanto rimane della vecchia Cortina di Ferro, che tra il 1952 e il 1989 tenne diviso il Paese, l’Europa e il mondo. Un lungo e doloroso capitolo della storia moderna intitolato Guerra Fredda.
La famigerata cortina non era un semplice muro, ma un apparato mostruoso: larga da una decina di metri fino a 5 chilometri, era fatta di rete, filo spinato, blocchi di muro, barriere anticarro, 434 torri di avvistamento, mine e trappole varie, strisce di terreno salinizzato reso sterile dai pesticidi (ma finalmente dopo vent’anni – ! – comincia a spuntare dell’erba), fossati, graticci di cemento armato per il passaggio delle truppe. Il tutto guardato a vista da circa 47 mila uomini (tanti erano i soldati dell’armata nazionale – NVA – alla caduta del Muro nel 1989), coadiuvati da 2640 cani da guardia. Come fanno notare da queste parti, se l’Intellighenzia (?!) sovietica avesse profuso tante energie nel far felice il suo popolo, anziché nel segregarlo, probabilmente nessuno avrebbe tentato la fuga.
Berlino sicuramente incarna il simbolo di questa follia, ma è in posti come Hötensleben, Marienborn o Geisa, nelle regioni della Sassonia-Anhalt e Turingia, che si riesce a capire come sia stato possibile separare intere popolazioni dal resto del mondo dietro un muro. E in effetti finché non vedi non ti capaciti.
A Hötensleben c’è un museo all’aperto con i resti del confine tra DDR (Germania dell’Est) e BDR (Germania dell’Ovest), dove è rimasto in piedi un tratto dell’apparato di separazione tra blocco orientale e blocco occidentale, costruito dall’intelligence dell’Est. Furono in molti a tentare la fuga, per raggiungere il miraggio di una vita diversa nella Repubblica Federale Tedesca, o per riunirsi ai propri cari e agli amici “rimasti di là” dopo che i (tre) potenti della Terra si divisero i destini di milioni di persone come in una partita di Risiko.
Posti come questo oggi non sono solo monumenti alla memoria. Circondati da un paesaggio rigoglioso, sono diventati una meta per chi, da Est e da Ovest, senza dimenticarne gli orrori, vuole riappropriarsi di queste regioni e trasformarli in luoghi di incontro. Spesso collegati alle cittadine adiacenti da piste ciclabili e itinerari pedonali, oggi più che mai sono popolati da turisti che arrivano da ogni dove. Molti sentieri sono attrezzati per i trekking a cavallo. Tutto intorno, distese di campi, con le tipiche case a graticcio ed enormi pale eoliche.
A Teistungen, in Turingia, le coltivazioni arrivano a toccare la vecchia linea di confine e ci si ritrova senza accorgersi proprio a ridosso di un tratto del Grenze (il confine). Le torri d’osservazione dominano sulla valle sottostante che oggi ospita il Museo del Confine (www.grenzlandmuseum.de). Nonostante il pendio sia ripido, in cima, oltre alle solite fortificazioni, c’è un fosso profondo un paio di metri, un’ultima precauzione anti-intrusione.
A farsi beffe della stupidità umana è stata la natura, che dopo un trentennio di beato isolamento è cresciuta rigogliosa nell’intercapedine formata dalle fortificazioni di confine, mentre gli uomini giocavano alla guerra fredda. Sembra volersi ingoiare i segni della vergogna, i pochi sopravvissuti alla furia del popolo, e che in questi ultimi anni sono stati recuperati e trasformati in museo a memento delle future generazioni. Ecco allora che al centro di Point Alpha (www.pointalpha.com), vicino a Geisa, due torri di guardia (una della DDR e l’altra americana) si fronteggiano, e la statua di gesso di un pastore tedesco non fa tanta paura con i suoi lineamenti consumati, ingentiliti dal passare del tempo.
INFO COME ARRIVARE E DOVE ANDARE
Come arrivare: Lufthansa collega le principali città della Germania all’Italia.
Per maggiori informazioni su dove soggiornare, contattare l’Ente Nazionale Germanico per il Turismo, tel. 02 26111730, sito web: www.vacanzeingermania.com.
Localmente, ci si può rivolgere all’Azienda Turismo e Marketing Sassonia-Anhalt: www.sachsen-anhalt.de e a Turingia Turismo: www.thueringen-tourismus.de.
Dove mangiare:
Ristorante Am Nicolaiplatz, Breite Strasse 17, Wernigerode (tel. 03943 -632329). Piatti tipici della tradizione locale come le salsicce accompagnate da patate al forno, da gustare nella bella piazza di Werningerode.
Ristorante Köstritzer Zum güldenen Rade, Markstrasse 50, Erfurt, tel. 0361-5613506, www.zum-gueldenen-rade.de. Lo trovate in un bel cortile in pieno centro città. La cucina è molto curata e presenta piatti internazionali oltre alle specialità della Turingia come il Thüringer Rostbrätel in Bornsenfmarinade (carne di maiale marinata nella senape).
Dove Dormire:
Hotel Alt-Wernigeröder-Hof, Pfarrstrasse 50a – 38855 Wernigerode, Tel. 03943-94890, fax 03943-948911, e-mail: harz@alt-wernigeroeder-hof.de, www.alt-wernigeroeder-hof.de. L’hotel è in un vecchio edificio a due passi dalla zona pedonale di questo piccolo paese.
Hotel & Restaurant Am Jüdenhof, Jüdenhof 5-7 – 37308 Heilbad Heiligenstadt, Tel. 03606-663888, fax 03606-663870, e-mail: info@kghh.de, www.heilbad-heiligenstadt.de. Semplice e pulito, comodo per raggiungere le terme cittadine.
Berghotel Eisenach, An der Göpelskuppe 1 – 99817 Eisenach, Tel. 03691 – 22660, fax 03691 – 226644, e-mail: info@berghotel-eisenach.de, www.berghotel-eisenach.de. Splendida vista sulla città.
Radisson SAS Hotel, Juri-Gagarin-Ring 127 – 99099 Erfurt, Tel. +49 (0)361 55 10 0, Fax +49 (0)361 55 10 210, e-mail: Info.Erfurt@RadissonSAS.com, www.erfurt.radissonsas.com. L’edificio di concezione moderna è situato nel cuore della città vecchia su cui affaccia.
Amanda Ronzoni
(Le fotografie sono di Amanda Ronzoni e Marco C. Stoppato © 2009 – riproduzione vietata)
Amanda Ronzoni, DDR, germania, martelive, martemagazine, no more bricks in the wall, Rubrica trip: note di viaggio