Suoni senza Confini
Purtroppo esistono ancora, e oggi in piena crisi economica più che mai, problematiche legate alla paura per qualcosa (o sarebbe meglio dire qualcuno) che non si conosce. Soprattutto in questi giorni, i media ci hanno mostrato immagini di vera e propria xenofobia, cosa che, estraendosi dalla questione puramente morale, non mette certo in luce un’Italia pronta per un coerente percorso in Europa, quando il resto dei Paesi, cammina a passo sempre più spedito verso lo sviluppo di una società multietnica.
Il problema si fa più sentire se si considera il fatto che nel nostro Paese gran parte della popolazione è costituita da persone originarie da altre culture.Suoni Senza Confini è un progetto musicale che desidera, attraverso il linguaggio universale della musica che meglio può “raccontare” storie diverse, esaltare le contaminazioni, al fine di far comprendere in modo vitale e allegro che “diverso” non fa assolutamente rima con “male”. Michele D’Alena presidente di Crossmode e ideatore dell’evento ce ne parla più dettagliatamente.
Come prende vita il progetto “Suoni Senza Confini“? Da quali presupposti e con quali prospettive?
Suoni Senza Confini (SSC) nasce per parlare di contaminazioni culturali.
In Italia ci sono 4 milioni di stranieri, il 20% dei minorenni di molte città italiane è di seconda generazione: nonostante questi numeri, sempre in crescita, parlare di diversità in Italia è sinonimo solo di emergenza.
Basta guardare qualsiasi media mainstream.SSC, come tutti i progetti di Crossmode.it, cambia punto di vista: attraverso la musica e la creatività più in generale, il progetto mira a far parlare del cambiamento culturale in atto in modo positivo, seguendo gli esempi di altri paesi.
SSC è uno straordinario veicolo per trasmettere un messaggio,sociale ma anche economico,che, attraverso la musica, “passa” con maggiore facilità e raggiunge pubblici diversi. Da sempre la musica è il linguaggio comune che ha favorito la contaminazione tra diverse culture.
Lo stesso concorso musicale “Suoni Senza Confini” ne è un esempio: tre organizzazioni con storie e obiettivi differenti hanno trovato nella musica un’occasione per collaborare e nel concorso musicale un progetto da condividere.
Che cos’è Crossmode? Che cosa significa pensare “cross“?
Crossmode.it è un’associazione culturale: parte dal fatto che viviamo in una società interculturale con tanti punti di vista, utilizza il web 2.0 e il marketing virale come strumenti e sceglie la creatività come lingua comune tra le diversità. Cross significa incrocio e incontro: per noi è un invito a giocare con le possibilità nuove in atto, significare essere crossmediali ma anche attaccati alla propria cultura e allo stesso tempo aperti ad ogni tipo di diversità. Come simbolo Crossmode ha un bottone diventato spilla. Il bottone, oggetto comune in tutto il mondo, unisce due tessuti differenti, mantenendo le diversità: per questo, l’invito di Crossmode è di attaccare bottone, cioè di approfittare delle nuove vie..di giocare con i cambiamenti..di essere curiosi. Attraverso il blog e i progetti, Crossmode si pone come meeting point per chi vuole andare oltre l’immaginario proposto dai media.
Come nasce la collaborazione con la Fondazione Pubblicità Progresso?
La Fondazione Pubblicità Progresso, considerato il valore sociale dell’attività di Crossmode.it, ha deciso di dare vita a SSC perché rivolto alle generazioni più giovani considerando che le “seconde generazioni” rappresentano oggi in molte città il 20% del totale dei minorenni residenti nel nostro Paese. Crossmode è la faccia “giovane”, ha un blog, parla di vitalità e musica, di creatività e provocazioni: Fondazione Pubblicità Progresso, entrando in sinergia con Crossmode ha dimostrato di essere un’ Ente in movimento e aperto a sperimentazioni. Oltre tutto è in atto THINK UP!, una serie di eventi e campagne per diffondere progetti di creatività responsabile: SSC è un progetto che guarda al futuro costruendo fin d’oggi una pratica che Crossmode ha definito “una provocazione responsabile”.
Nell’atmosfera culturale (o sarebbe meglio dire non-culturale) in cui sta vivendo il nostro Paese, dove le massime autorità assumono atteggiamenti xenofobi, è assolutamente necessario proporre iniziative per sensibilizzare gli italiani nei confronti di un argomento così importante e delicato. Avete in mente anche altri progetti futuri?
Ovviamente, come già detto, i numeri sono dalla nostra parte: attraverso il blog monitoreremo tutte le azioni positive in atto in Italia, con un occhio aperto verso il mondo. Siamo consapevoli però che è necessaria una costruzione di azioni e pratiche: per questo al lavoro su web continueremo ad accompagnare progetti che mirano a comunicare un’altra visione dell’Italia interculturale, che è già qui. Se pensiamo alle nostre città, alle classi sempre più “colorate” da una parte e dall’altra la visione che ne ricaviamo dai giornali e dai politici rischiamo di apparire e far trasparire un’immagine dell’Italia fuori dal mondo globalizzato.
Bisognerebbe, forse, ricordare a tutti gli italiani le condizioni in cui versavano, quando molti hanno deciso, in tempi non remoti, di emigrare altrove…
Questo è un argomento tipicamente utilizzato dai media italiani per parlare di immigrazione: Crossmode invita ad andare oltre alla figura dell’immigrato povero che arriva in barcone, simile all’italiano con la valigia di cartone perché non possiamo relegare con questa immagine più di 4 milioni di persone di origine migrante che oramai sono parte integrante di tutti i ceti delle nostre società. Attraverso le attività di Crossmode vogliamo parlare di moda, di design, di comunicazione, di musica facendo emergere una parte che purtroppo rimane oscura. Basti guardare a Londra, Chicago, San Paolo, senza ricorrere ad Obama.
Crossmode parla del futuro costruendo il presente. Dopo l’italiano con la valigia di cartone ci sono stati De Niro, Scorsese, Cimino, Al Pacino e altri, tutti americani di origine italiana che hanno cambiato la storia del cinema USA.
Da cosa scaturisce questo tipo di atteggiamento, quasi di paura, nei confronti delle popolazioni immigrate? Tra l’altro attualmente la popolazione è costituita in gran numero da “seconde generazioni”, a tutti gli effetti italiani…
I cambiamenti fanno paura specialmente in momenti di crisi economica.
L’idea del forestiero, l’uomo che viene dalla foresta, cioè da fuori città, è da sempre legata alla paura. In Italia gli immigrati non votano e quindi non contano ancora per i decision maker. Ma è solo questione di tempo. Le generazioni, ora alle scuole elementari e medie, sono figlie di una nuova Italia, non più monoculturale: ben presto attireranno l’attenzione per le nuove possibilità. Una seconda generazione parla parla più lingue, ha viaggiato ed è aperta al mondo molto più di…un provinciale.
Una società multietnica è simbolo di ricchezza culturale che integra alle tradizioni locali, tutte quelle delle popolazioni immigrate. Questo effetto è evidente certamente nelle arti, quali sono gli aspetti più caratteristici rilevati nella musica attraverso l’iniziativa “Suoni Senza Confini”?
C’è una divisione tra i musicisti “etnici” cioè che fanno delle loro origini una bandiera e chi suona musica che fa dell’incrocio uno stile contemporaneo.
Per Crossmode, la musica è tutta interculturale, cioè è sempre frutto di incontri e scontri: SSC gioca con questa provocazione per far riflettere.
MArteLive rivolge particolare attenzione a questi nuovi fermenti espressivi, sarà in futuro possibile estendere la collaborazione anche per altre iniziative?
Diciamo che MArteLive e Crossmode sono ottimi amici: è più di 3 anni che si frequentano, che organizzano progetti fin’ora ampiamente riusciti e che, assieme, si stimolano a vicenda. Per Crossmode portare all’interno del network di MArteLive il messaggio interculturale è fondamentale. Per MArteLive, Crossmode è una sperimentazione che apre le porte dell’Italia di domani che è già qui. Quindi perché smettere?
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