LLT Libere Lezioni Teatrali
[TEATRO]
Il progetto Teatro Tour MArteLive 2009 si tinge ancora di più dei colori della cultura e lo fa con delle “Libere Lezioni Teatrali” tenute da Riccardo Vannuccini Della Pietra, il direttore artistico di Arte Studio.
ArteStudio è una Associazione culturale riconosciuta, che lavora professionalmente nel campo della cultura e del sociale da quasi trent’anni collaborando continuativamente con diversi Enti e Amministrazioni, accompagnando l’attività di spettacolo con una di studio e ricerca, grazie anche alla realizzazione di seminari, mostre, pubblicazioni, e progetti speciali tra cui numerosi spettacoli messi in scena col carcere del Rebibbia Femminile, il Rebibbia Reclusione, Velletri, Regina Coeli e Civitavecchia.
Riccardo Vannuccini ha presentato presso il Tuma’s Book Bar, caffè letterario aperto anche alle contaminazioni musicali e teatrali, di via dei Sabelli a San Lorenzo, un ciclo di tre lezioni su alcune figure di riferimento del fare teatro, utilizzando notizie, letture, ma anche dimostrazioni di lavoro. L’incontro del 24 febbraio (prima lezione) su Shakespeare e il copione teatrale ha messo in luce le peculiarità dell’arte teatrale nella composizione scenica di quello che è forse stato uno dei più grandi teatranti (ed autori) di tutti i tempi. Shakespeare (1564- 1623) è un “caso” di inaudita e straordinaria energia creativa, la cui preziosa finezza narrativa, fatta di raffinati dialoghi, eleganti schermaglie e duttile versatilità, avrà forte risalto sulla scena tutti. Nella lezione si ripercorre il rapporto tra Shakespeare e le trasposizioni teatrali, il problema dell’impossibilità per le donne di recitare e quindi, il conseguente adattamento dei “maschi” alle figure femminili dell’opera, ma anche le indicazioni sceniche che lo stesso autore era solito “infilare” nei suoi copioni, col suo modo tragico e comico allo stesso tempo, ironico, drammatico, ludico, raffinato, lirico, sarcastico, immaginifico e farsesco che saranno la sua forza e la sua dannazione.
L’incontro del 3 marzo (seconda lezione) su Artaud e l’arte performativa, ci ha accompagnato tra arte e vita, vita e teatro, gioco e teatro, partendo dagli appunti di uno degli ispiratori del teatro contemporaneo. Il “Santo Protettore dei Teatranti”, così viene definito Artaud (1896- 1948), tossicodipendente per motivi di salute, sarà spesso internato in cliniche psichiatriche e vittima di elettroshock potenti e dilanianti che lo condizioneranno nella sua concezione del teatro come arte performativa. Artaud combatte per liberare l’arte teatrale, per legare l’esperienza artistica alla vita personale, utilizzando il teatro come elemento che, da solo, è in grado di “doppiare la vita”, proprio grazie alle sue capacità immaginifiche e alle infinite possibilità che offre. Aspira all’azzeramento del corpo, alla rigenerazione dello stesso che deve uscire fuori dai suoi propri limiti, da qui il Teatro di Ricerca che permetta allo spettatore di non partecipare mai ad una replica dello spettacolo, ma sempre a qualcosa di autonomamente autentico, reale, vitale, e, di conseguenza al superamento del testo di partenza.
L’ultimo incontro, quello del 10 marzo (terza lezione) su Carmelo Bene e Gerzy Grotowski, ci ha offerto invece due esempi diversi eppure simili di Maestri dell’arte teatrale. Il Teatro oltre il Teatro, quello di Bene, “macchina attoriale” contro il teatro di testo, per una “scrittura di scena”, del dire e non del detto. Fare “teatro del già detto” sarebbe un ripetere a memoria le parole di altri senza creatività, quello che Artaud definiva un “teatro di invertiti, droghieri, imbecilli, finocchi: in una parola di Occidentali”, o di cabarettisti, come dirà Bene stesso. Il testo viene considerato come “spazzatura”, perché lo spettacolo va visto nella sua totalità ed ha il medesimo valore di altri elementi come le luci, le musiche, le quinte.
Il Teatro oltre il Teatro, quello di Grotowski, rivoluzionario, che provocò un ripensamento del concetto stesso di teatro e del suo scopo nella cultura contemporanea con la nozione del “teatro povero”. Con questa espressione egli intendeva un teatro in cui la preoccupazione fondamentale fosse il rapporto dell’attore con il pubblico, non l’allestimento scenico, i costumi, le luci o gli effetti speciali, che sono soltanto delle trappole che non necessarie ai fini del nucleo del messaggio
A questo concetto Grotowski (un ateo) aggiunse anche il concetto di ‘sacerdozio’ o sacralità dell’attore: quando l’attore entrava nella santità dello spazio scenico in quel momento accadeva qualcosa di speciale, qualcosa di molto simile alla Messa. Era in questo spazio, nella sacra relazione tra l’attore e il pubblico che il pubblico veniva sfidato a pensare e ad essere trasformato dal teatro.
Riccardo Vannuccini, regista, autore, attore e studioso delle problematiche dello spettacolo, ci offre, quindi, con queste sue libere lezioni tenute in uno spazio assolutamente non convenzionale ed in un orario accessibile anche a chi lavora (l’appuntamento al Tuma’s è fissato ogni martedì alle 21), un evento imperdibile, per approfondire tematiche spesso lontane dalle sale affollate delle Università, ma al contempo estremamente interessanti per scoprire la funzionalità del teatro e l’evoluzione dell’arte performativa, quindi, assolutamente da non perdere.
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