Generazione 1000 euro, regia di Massimo Venier
CINEMA- 1000 euro oggi e domani chissà, ma l’importante è non lamentarsi: potremmo perdere anche quelli!
Queste le paure e allo stesso tempo le “molle” che spingono i protagonisti del film ad andare avanti in un percorso che, pur sapendo di non aver scelto fino in fondo, sentono di dover seguire.
Ed è così che il protagonista Matteo, 30 anni, dopo un master in probabilità, un dottorato in matematica e un’assidua frequentazione delle aule universitarie come assistente, si trova suo malgrado in un’azienda ad occuparsi di marketing. Ma la precarietà oggi, come ci insegna il protagonista, non è solo lavorativa, ma tocca tutte le sfere dell’esistenza: dall’affitto in nero di un appartamento diroccato da condividere con un amico cinofilo e un’avvenente supplente a spasso, fino ad una fidanzata che chiede una pausa di riflessione semplicemente per non dire stop ad una storia logora. E aspettando che finisca la sfilza di “nipoti raccomandati” per imbroccare il proprio concorso da ricercatore, Matteo fumando l’ultima sigaretta sulla terrazza aziendale incontra una donna misteriosa che stravolgerà, almeno per qualche tempo, la sua discesa lavorativa verso l’inferno facendogli scoprire la parte fashion e più stilosa del marketing. Davanti a una scelta che potrebbe stravolgere la sua vita, allora, cosa farà Matteo?
Come ci ha abituato il cinema, il dilemma sono le 2 ragazze: la bella collega/superiore che potrebbe dargli finalmente una posizione e la coinquilina precaria dallo sguardo magnetico. Vita facile o vita difficile? Come direbbe Matteo: “Se non c’è niente per cui incazzarsi che vita è?“. O forse si può cambiare?
Massimo Venier, lasciati per una volta “a casa” Aldo Giovanni e Giacomo, dirige Alessandro Tiberi, Carolina Crescentini, Francesco Mandelli e Valentina Lodovini attraverso una narrazione piena di ritmo e senza mai scivolare nel banale o nel melò di tanti film del genere.
Non si può non menzionare, poi, un Paolo Villaggio perfetto nella parte del professore universitario a un passo dalla pensione, finalmente fuori dalle vesti pseudo fantozziane a cui lo obbliga spesso la tv per fiction!
Fra i meriti del film c’è di sicuro quello di aver ricostruito con ironia e spensieratezza, degni di Santa Maradona e Andata&Ritorno di Marco Ponti, il ritratto di una generazione priva di certezze e forse anche di sogni.
Giovani perché mai completamente indipendenti: una precarietà economica che costringe gli ex ventenni di oggi a essere imprigionati in un’adolescenza forzata dal retrogusto amaro, ma come direbbe trionfalmente qualcuno “siamo pur sempre in una società flessibile“.
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