L’arte che vorrei…
Vorrei che l’arte in tutte le sue forme, i suoi volti, le sue multiple sfaccettature, con le sue note, i suoi alti e i suoi bassi, con i suoi colori o il solo contrasto bianco e nero, comunque essa sia e decida di essere, vorrei che non fosse, nè diventasse mai scontata. Vorrei che le sue linee, che siano curve, diritte, incrociate o parallele, continue o disgiunte seguissero una direzione, e qualunque essa sia, qualunque sia il suo percorso e il mezzo che decide di utilizzare, vorrei che lasciasse la sua impronta indelebile.
Vorrei che la passionalità dell’artista, che ha così tanta voglia di emergere e comunicare, di farsi riconoscere e osservare, colpisse nell’anima come la freccia di Cupido colpisce in fondo al cuore.
Vorrei che qualunque sia la forma d’arte, quella che vuol far ridere o vuole solo piacere,
quella che vuole apparire o colpire, quella che vuole essere guardata o contemplata,
fosse penetrante sempre e mai indifferente.
Vorrei che le vibrazioni della musica che si sentono scorrere nelle vene e rimbombare nel cuore, accompagnassero ogni nostra sensazione ed emozione.
Vorrei che le parole di un teatrante, gli scatti captati che colpiscono all’ istante, un pennello che fugge sulla tela dessero forma, suono e parole a ciò che non sappiamo dire mai.
Vorrei che non esistesse mai un teatrante senza palcoscenico,un pittore senza pennelli e colori,
un fotografo senza obiettivo, un musicista senza strumento, un writers senza mura, un poeta senza parole (ma anche un’estate senza sole, una donna senza amore…).
Questa è l’arte che vorrei emergesse nel tempo.
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