Hulk: verde di rabbia
[STREAP- TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]Verde di rabbia. Uscendo dal cinema ieri sera mi chiedevo se questa espressione fosse stata coniata nel 1962, dopo la creazione dell’Incredibile Hulk da parte di Stan Lee e Jack Kirby, o se invece sia stato il detto ad ispirare |
la genesi del supereroe più forte, oltre che instabile, del mondo. Chiaramente la risposta esatta è la seconda, anche se ora non saprei dirvi esattamente l’origine etimologica della locuzione in questione.
Tra l’altro, qualcuno sa che nelle prime storie, la pelle del “gigante di Giada” era invece di un grigio ceruleo e che la trasformazione avveniva solo di notte? I due autori furono poi costretti da questioni di stampa alla modifica cromatica che rese celebre il personaggio, e in conseguenza di ciò vi adattarono una nuova causa scatenante della trasformazione: la rabbia! Dopo tutto la bile è una sostanza verdolina, e sin dai tempi della medicina medievale veniva considerata uno dei quattro fluidi vitali, insieme a bile nera, flegma e sangue. La differenza con la bile nera era appunto nella convinzione che un eccesso di quest’ultima fosse collegato a patologie come la malinconia o la depressione, mentre quella verde determinasse temperamenti aggressivi e collerici. Direi che nel caso di Hulk l’accostamento è quanto mai indovinato…
Come avrete già capito, tutta la riflessione è scaturita dalla visione del secondo adattamento cinematografico dedicato all’irascibile Hulk, che segue a ruota Iron Man in questa stagione estiva letteralmente invasa da pellicole ispirate dai comicbooks statunitensi. Hulk è uno di quei personaggi dallo strano destino editoriale, anche e soprattutto nel nostro paese! E’ il mostro buono per antonomasia, ma è anche diventato sinonimo di chi perde le staffe repentinamente, e solo Batman e Superman tra gli eroi sono altrettanto radicati nell’immaginario collettivo popolare; eppure le sue avventure a fumetti non hanno mai ottenuto un successo pari alla fama del personaggio e gli stessi appassionati si dividono tra chi lo ama visceralmente e chi lo detesta e trova noiose le sue avventure. A sostegno di quest’ultimi va ammesso che quarant’anni di storie a fumetti in cui il leit motiv è vedere Bruce Banner che scappa e cerca una cura alla sua condizione, e l’esercito alle calcagna che vorrebbe neutralizzarlo o più realisticamente sfruttarlo come arma, alla fine risulterebbero stucchevoli ai più! Non a caso il periodo più apprezzato da critici e lettori fu quello a cavallo degli anni Novanta, quando la psicanalisi riuscì a ricomporre la frattura interiore tra lo scienziato frustrato e il suo alter ego spacca tutto. In quelle storie non c’era più il debole Banner ma soltanto Hulk, dotato però di forza straordinaria, intelligenza e di una parlantina pungente. Non a caso il canovaccio della serie ebbe la possibilità di discostarsi dalle atmosfere alla “Il fuggitivo” per mischiare i classici scontri supero mistici con temi sociali e politici spinosi come l’aborto, la violenza sulle donne, la questione palestinese o l’AIDS. A questo proposito consiglio a tutti di leggere “All’ombra dell’Aids”, l’episodio pubblicato in Italia su Devil & Hulk 27 del giugno 1996 e ristampato sui Classici del fumetto di Repubblica del 2003, votato come una delle cinque storie Marvel più belle di tutti i tempi. Ebbene sì, anche Hulk il mostro ha regalato capolavori!
Ultime considerazioni sparse ispirate dal film: prima di diventare una metafora del mostro che alberga in ogni essere umano, quel Mr Hyde che soffochiamo a fatica nelle regole sociali, Hulk si inseriva nel tradizionale filone del diverso, del reietto odiato e temuto per il suo ripugnante aspetto esteriore. Anche se, come Quasimodo, Hulk possedeva l’innocente purezza di un bambino, gli stupidi umani sapevano solo vedere la distruzione che causava involontariamente. Il contrasto apparenza/essere per quanto abusato era comunque efficace. Però nel film, quando è necessario che Hulk diventi dichiaratamente il salvatore della patria, gli si contrappone un vero e proprio Abominio. In confronto a quest’essere deforme e ributtante, la muscolatura ipertrofica di Hulk si riscopre armoniosa, e il bruto verde fa la figura dell’adone agli occhi delle spettatrici…
Niente da fare! L’unica moda davvero evergreen ad Hollywood è quella della bellezza degli eroi.
Eva Kent, Hulk, martelive, martemagazine, Rubriche, Verde di rabbiaFumetti