Acqua Carta: professionisti delle idee
[L’ILLETTERATA]
In onore della Fiera della Piccola e Media Editoria Italiana che si è svolta lo scorso fine settimana a Roma, ho pensato che forse poteva esserci utile parlare delle realtà che vivono le piccole, e a volte piccolissime case editrici italiane.A onor del vero, devo dire che molti, contrariamente alle aspettative culturali di chi fa sondaggi, nel nostro Paese si dedicano alla lettura, ma anche alla scrittura, come passatempo o, addirittura, come potenziale lavoro.
Molti, ma non per tutti è il regno della notorietà, anche perché le direttive in questo senso, spesso sono dettate dalle grandi major produttrici, cioè le grandi ed accreditate case editrici italiane, a cui spesso è molto difficile arrivare (…fosse anche per sentirsi dire di “no”!).
Il progetto Acqua Carta, che è nato in ambito universitario dalla creazione di taccuini rilegati a mano, piccole rubriche e quaderni, tutto in carta riciclata, ad un certo punto della sua storia è approdato all’editoria libraria, nel tentativo di coniugare artigianato, cultura ed arte vera e propria al mondo editoriale. Il marchio, al momento ancora non registrato in tribunale, in qualche modo ha cercato di sopravvivere nel settore Indipendente italiano, ha goduto di una certa visibilità al MEI 2005 ed è riuscito a generare opere del tutto inusuali e fuori dagli schemi, tre piccoli pamphlet rilegati artigianalmente a mano: Bob, finti professionisti del profondo (Autori Vari), raccolta di racconti nati dalle canzoni di Bob Dylan; Il Ginecologo delle Idee, appunti di un comunicatore allo sbaraglio (Francesco Lo Brutto), raccolta derivata dagli articoli apparsi nella rubrica omonima su Raramente.net; e Vuoi lavorare nella discografia? Lascia stare! (Danilo Grossi), un gustoso spaccato della scena discografica italiana. Al momento i lavori sono fermi per esigenze di copione, ma credo che un’idea simile non vada lasciata alle ortiche, ma coltivata in attesa del mercato e del momento giusto, perché è un’idea buona e perchè il prodotto, oggettivamente, è interessante.
Forse perché ci si legge lo sforzo di affrancarsi dal consumismo generale, forse perché cerca di trovare idee nuove da proporre ad un pubblico vecchio, che occorre risvegliare alla letteratura e svecchiare un po’, forse perché cerca di trovare una nuova strada da battere per arrivare al tanto agognato successo.
I giovani hanno idee nuove da proporre: che il mondo dei “grandi” cominci ad ascoltarle davvero…