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Valegnameria, il progetto di artigianato di Valentina Musiu

Valegnameria è il progetto di artigianato di Valentina Musiu. Le sue creazioni, che spaziano dalla lavorazione del legno alla grafica, raccontano le tradizioni della sua terra d’origine, la Sardegna, ma si ispirano anche al cinema e alla musica.

Il tuo nome d’arte è Valegnameria, come mai hai scelto questo nome?

Prima di tutto vorrei precisare che mi chiamo Valentina, e non Valeria, (VALEgrameRIA) come la maggior parte della gente s’immagina e mi chiama la prima volta che interagisce con me, devo ammettere che sarebbe stato un tocco di classe, ma la verità è che il nome nasce da un mio difetto, cioè una forma di dislessia che sin da piccola mi ha portato a confondere, la V con la F (d/t,c/g ect). Dicendola tutta, nasce dalla presa in giro di questo mio difetto da parte di una mia ex coinquilina quando ho iniziato a lavorare nella falegnameria a Bologna, e da lì me lo sono portata avanti con orgoglio, anche perchè è molto facile da ricordare.

Il tuo percorso artistico è stato molto vario, ti sei cimentata in fumetto, fotografia e grafica prima di arrivare all’artigianato. In ognuna di queste arti quale aspetto ti ha incuriosita?

Mi sono avvicinata a molte forme d’arte negli anni e spero di continuare a farlo. Comunque quello che accomuna tutte le varie attività fatte, in cui aggiungerei anche quella del restauro, è la ritualità, il lavoro suddiviso in vari step, anche per quanto riguarda la fotografia, la parte che mi piaceva di più era lo sviluppo. Amo la progettazione di un lavoro e i lavori di pazienza, anche se quando affronto un progetto che mi piace cerco di finirlo il prima possibile.

Dopo un periodo di formazione e alcune esperienze lavorative hai deciso di avviare un laboratorio nella tua terra, la Sardegna, portando le tue origini anche all’interno delle tue opere. Con quale delle tue creazioni credi di essere riuscita a rappresentare al meglio le tue radici?

Il lavoro di cui sono sicuramente vado più fiera è un trittico che rappresenta i lavori del telaio, della lavorazione del cestini sardi e del ricamo. Sono sintetizzazioni di questi mestieri/oggetti con l’aggiunta delle mani su sfondo nero. Le mani sono create in modo da dare movimento e plasticità, si muovono sul legno e sono le protagoniste dei 3 lavori che meglio esprimono l’arte femminile in Sardegna. Credo che chiamarli semplicemente oggetti  sia riduttivo, quello che producono quelle donne con quelle mani è arte. Ho un grande rapporto di odio e amore con le mie mani, perchè avendo problemi con le articolazioni mi danno molte soddisfazioni, ma anche tanti dolori.

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Oltre alla tradizione, ti ispiri anche al cinema e alla musica. Qual è il tuo rapporto con queste due categorie artistiche?

Non posso dire che siano le mie più grandi passioni, ma non riesco a immaginare un mondo senza musica e cinema. Mi piace molto frequentare i festival musicali e ascolto sempre musica, ho i miei generi preferiti ma chi mi conosce sa che ascolto un sacco di cose, dai Ramones a Raffaella Carrà, mi piace cambiare a seconda dello stato d’animo e della situazione, l’importante è avere sempre uno stereo acceso. Per quanto riguarda i film, non sono la tipa da multisale, preferisco le rassegne. Quando mi piace un regista (e anche un autore) cerco di vedere subito tutto il possibile e molto spesso mi concentro più sulle inquadrature e sulla fotografia che sulle storia, ma credo che sia una specie di deformazione professionale.

Parallelamente alla produzione di artigianato porti avanti anche un alinea grafica. Quali tipologie di oggetti realizzi?

Tutto il mio lavoro parte dalla linea grafica, tutto prima viene fatto al pc e poi riportato sul legno. Questo particolare periodo storico di quarantena mi ha portato a lavorare quasi esclusivamente sulla grafica e ho cercato di tradurre nella mia lingua alcune opere dell’arte contemporanea che poi svilupperò su carta/bag. Negli anni ho lavorato soprattutto sulle maglie, con frasi e vestiti tipici della mia terra. La Sardegna ha un bel bagaglio di modi di dire.

Tu sei la vincitrice in carica della sezione artigianato di MArteLive, concorso nazionale per artisti emergenti. Come hai vissuto questa esperienza e cosa ti ha lasciato?

L’esperienza a Martelive è stata molto bella e inaspettata, ero a Roma da appena un mese e mi sentivo fuori dal mondo su tanti fronti, quindi non avrei puntato un soldo sulla mia vincita, dopo tutto, non avevo mai partecipato ad un concorso considerarta la poca autostima. Invece è andata bene e poi aver vinto la sezione ARTIGIANATO è stato ancora più bello, perchè è quello che mi sento, un’artigiana e non un artista come a volte mi descrivono.

Dove possiamo trovare i tuoi lavori?

I miei lavori si possono trovare in vari shop in Sardegna e anche a Roma, ma lavoro molto con il contatto diretto con il pubblico, la gente mi contatta spesso su Instagram e Facebook, soprattutto per quanto riguarda il discorso dei ritratti in legno, una cosa che stà andando molto bene e che mi da la possibilità di entrare in contatto con il committente e di diventare una pseudo-amica.

 

 

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