7 anni: Frangipane compone il suo dramma da camera con un cast perfetto
Che valore diamo al nostro tempo? Quanto lo diamo per scontato? Al Teatro della Cometa fino al 1 dicembre andrà in scena 7 anni apprezzatissimo spettacolo diretto Francesco Frangipane, che mette in scena con la solita maestria un testo di José Cabeza e Julia Fontana.
In una serata carica di tensione i quattro soci di un’azienda di successo devono decidere chi pagherà per un crimine commesso. Per salvare gli altri e l’azienda solo uno dei quattro si dovrà assumere la colpa e scontare sette anni di carcere. Ma chi lo farà? E perché?
Il conflitto alla base di questa pièce, seppur estremamente semplice, permette un approfondimento dei personaggi di primissimo livello, grazie soprattutto a un efficacissimo artificio narrativo: l’inserimento di un quinto personaggio esterno al gruppo chiamato appositamente per fare da mediatore e aiutare i protagonisti a decidere chi sarà il martire che si sacrificherà per il bene comune. Inizia così una vera e propria partita a scacchi, o meglio una sorta di gigantesca seduta psicanalitica, in cui meriti, colpe, bugie e tradimenti verranno a galla pian piano, fino a un climax di tensione in cui il labile equilibrio costruito in decenni di amicizia e collaborazioni lavorative verrà definitivamente messo alla prova.
A prescindere dalla solidità della drammaturgia, capace di scavare con eleganza nella psiche dei personaggi, rivelazione dopo rivelazione, ciò che rende questo spettacolo tanto accattivante è la credibilità delle interpretazioni che gli attori mettono al servizio della messa in scena. Raramente si è visto un casting tanto azzeccato, ma, si sa, il regista Francesco Frangipane in questo è un vero e proprio specialista. I caratteri si sposano alla perfezione con le fisionomie e le personalità degli attori: da Giorgio Marchesi nel ruolo del brillante CEO fino a Massimiliano Vado in quello del frivolo account manager, passando da Pierpaolo De Mejo, Serena Iansiti e, per ultimo, lo splendido Arcangelo Iannace nei panni del mediatore, personaggio di cui non sappiamo altro che il nome ma che l’attore campano riesce a rivestire di ironia e umanità, caratterizzandolo con un modo di parlare e muoversi che lo rende forse il personaggio più memorabile.
7 anni è uno spettacolo dotato di un ritmo trascinante, un dramma da camera costruito con cura in tutte le sue componenti. Si tratta di una di quelle rare opere che, al termine della visione, ti lasciano svuotato e arricchito al tempo stesso, grazie alle emozioni autentiche che ti fa provare e ai quesiti morali, etici e umani che continuamente vengono stimolati. Lo spettatore non potrà che rivalutare il valore che dà al proprio lavoro, alla propria libertà e al proprio tempo. Con la sola certezza che l’ora spesa per guardare 7 anni non è stata di certo tempo sprecato.
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