L’inter-nazional popolare del rebetiko Capossela
ROMA- 26 luglio 2012: Auditorium Parco della Musica. A distanza di un anno dalla presentazione di Marinai Profeti e Balene l’immaginifico Vinicio Capossela arriva in porto.
“I porti sono per le musiche quello che è il polline per i fiori. [Rebetiko Gymnastas] è un disco di musiche di porto che praticano esercizi, indiscipline individuali. Cavalli che provano a essere giraffe. E’ un disco suonato in greco, per debito nei confronti della Grecia, che ha donato al mondo oltre alla civiltà anche una delle più straordinarie musiche urbane del mondo: il rebetiko. Lo pubblichiamo nell’anno dell’olimpiade per fare esercizio di ribellione e di identità, per tenere in esercizio il mangas che è in noi. Per ricordarci che siamo originali: che abbiamo un origine. Che siamo uomini, non solo consumatori e non abbiamo paura di consumare la vita”.
A partire dal disco Ovunque proteggi Vinicio Capossela ha iniziato il suo viaggio diretto al fondo del mito, popolandone le sue canzoni nella convinzione che nel mito ci sia spazio per tutto, anche per le vicende personali di ognuno. Ed è così che Rebetiko Gymnastas diventa un progetto (disco e tour) davvero fuori dagli schemi, un insieme di esercizi allo scoperto (come recita il sottotitolo dello stesso tour) che si avvale della presenza di musicisti internazionali dal forte respiro popolare, ai cui lamenti il Mediterraneo con amore fa da cassa di risonanza.
Musica d’assenza, di ferita e cicatrice, il rebetiko, questa sorta di Blues dell’Egeo nato cento anni fa nella Salonicco indomita dei “rebetes” (ribelli, in turco), nato nei bassifondi da persone emarginate che volevano raccontare i loro disagi o le loro peripezie tramite la musica, racconta storie di povertà, prigione, droghe, storie d’amore, problemi sociali, prostituzione, racconta con passione, a volte tristemente, altre ironicamente o in modo scherzoso e incontra il mondo tutto sirene e minotauri del Maestro concertatore Capossela.
Il rebetiko ha dentro di sé il cromosoma della ribellione e della rivolta individuale, una musica che viene dal basso e che si condivide a tavola, come un’eucarestia. Ed è così che il pirotecnico Capossela ce la serve, come un amaro tra i più dolci, alla testa di un ensemble italo-greco che vede la presenza del grande bouzouky Manolis Pappos, mettendo alla prova dello stile rebetiko pezzi noti del suo repertorio, come se la sofferenza, l’addio o l’abbandono fossero davvero la ginnastica attraverso cui scoprire che tipo di uomini siamo.
Ed è un’Odissea quella a cui assistiamo, un’Odissea che vede l’uomo partire dal suo porto per tornarvi, migliore o forse solo diverso, più ricco con i suoi esercizi allo scoperto praticati su brani di risacca e di taverna. Fierezza e verità, semplicità e verità, applicate a canzoni amate, che anche se non appartengono specificamente a quella tradizione con essa si sposano e trovano una nuova via espressiva.
In scaletta “Abbandonato” (libera interpretazione in lingua di un brano di Atahualpa Yupanqui), “Rebetiko Mou”, “Misirlou”, “San Magemeno”, “Gymnastika” (di Vladimir Vitsosky), “Maraja”, “Athineissa”, “Con una rosa” (da Canzoni a Manovella), “Non è l’amore che va via” (da Camera Sud), “Corre il soldato” (da Canzoni a Manovella), “Signora Luna” (da Canzoni a Manovella), “Contratto per Karelias” (da Canzoni a manovella), “To Minore tou tekes”, “Non trattare”, “Aedo”, “Tiresia”, “Brucia Troia” (da Ovunque proteggi), “Il ballo di San Vito” (dall’omonimo disco), “Scivola vai via” (da All’una e 35 circa), “Atakti”, “Morna”, “Hei Kubare”, “Come prima” (di Tony Dallara), “Ine Argà Poli Argà”, “Ultimo Amore”, “Canciòn de las simples cosas” (una versione italiana dello struggente brano già cantato da Mercedes Sosa e Chavela Vargas)
Ad accompagnarlo nel suo viaggio Alessandro Stefana (chitarre, steel guitar e bouzouki), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Achille Succi (clarinetto, flauti), Manolis Pappos (bouzouki e oud), Ntinos Hatziiordanou (accordeon), Vassilis Massalas (baglamas) e Socratis Ganiaris (percussioni) con la presenza della straordinaria Kaiti Ntali a dare voce a “Misirlou”, canzone folkloristica greca molto antica, nota al grande pubblico nella sua versione per chitarra elettrica inserita come colonna sonora in Pulp Fiction.
Un altro viaggio è cominciato nella notte e nella notte, anche stavolta, l’Odisseo Capossela è tornato a casa…
Edyth Cristofaro
Foto di Federico Ugolini
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